Adolescenza, gravidanza e terza età. In queste fasi (in particolare) l'alcol rischia di creare danni permanenti alla struttura cerebrale. Anche per il feto
È un aspetto ancora poco conosciuto. O, seppur noto, troppo spesso ignorato. Il consumo regolare di bevande alcoliche - anche in modiche quantità - può lasciare il segno sul cervello. La consapevolezza, in questo senso, si è consolidata negli ultimi anni all’interno della comunità scientifica. Eppure in molti - condizionati probabilmente dall’impossibilità di riscontrare le conseguenze nel breve termine - continuano a trascurare questo aspetto. Mai del tutto innocuo, per il cervello ma non solo, il consumo di etanolo è particolarmente rischioso per l’organo principale del sistema nervoso centrale in tre fasi della vita: durante la tarda adolescenza (12-21 anni), nel corso della gravidanza e dall’ingresso nella terza età (65 anni) in avanti. Momenti cruciali per lo sviluppo e la preservazione della salute dei neuroni, che rischia di essere ridotta dall’apporto regolare di bevande alcoliche. E non è detto che l’abbandono di questa abitudine, dopo anni di consumo, sortisca gli effetti sperati.
I FALSI MITI SULL'ALCOL
GLI EFFETTI DELL’ALCOL NEL CORSO DELL’ADOLESCENZA
A ricordare quelle che possono essere le conseguenze del consumo di bevande alcoliche per la salute cerebrale sono stati tre esperti, attraverso le colonne del British Medical Journal: l’epidemiologa Louise Mewton (Centro di ricerca sull’invecchiamento, Università del nuovo Galles del Sud, Sidney), la psicologa Briana Lees (Centro di ricerca sulla salute mentale, Università di Sidney) e lo psichiatra Rahul Tony Rao (King’s College di Londra). In un editoriale, gli studiosi si sono concentrati sulle tre fasi chiave della vita per lo sviluppo cerebrale: a partire dall’adolescenza. Un periodo in cui sempre più spesso - in 1 ragazzo su 5, in Europa - si osserva il fenomeno delle abbuffate alcoliche. «I giovani non metabolizzano completamente l’alcol fino ai 21 anni circa - spiega Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità e blogger di Fondazione Umberto Veronesi -. Intorno ai 25 anni si completa il processo di maturazione del cervello, che da una modalità cognitiva adolescenziale, prevalentemente emotiva, passa a quella razionale, tipica dell’adulto. Tutto l’alcol consumato tra i 12 e i 25 anni interferisce con il completo e corretto sviluppo cerebrale. In particolare il binge drinking, l’abitudine di bere 5-6 bevande alcoliche in uno tempo ristretto, espone i giovani a un danno rilevato alle risonanze magnetiche in una zona cerebrale deputata all’orientamento e alla memoria, l’ippocampo, con deficit oggettivamente rilevabili». Il picco della vulnerabilità si registra intorno ai 25 anni e il danno, spesso irreversibile, si registra con l'uso regolare, non necessariamente con gli eccessi legati a singoli episodi. Scafato: «Motivo per cui è improponibile, a questa età, parlare di un consumo responsabile di bevande alcoliche».
È vero che la birra fa produrre più latte?
ALCOL: ATTENZIONE MASSIMA IN GRAVIDANZA
Un altro momento cruciale per l'impatto dell'alcol è rappresentato dalla gravidanza. Le conseguenze, per il feto, possono essere gravissime. L'evoluzione peggiore è rappresentata dalla sindrome feto-alcolica, causa di un ridotto sviluppo cerebrale: con un impatto sulle funzioni cognitive. Non serve prendersi una sbronza, in questo caso. «Anche consumi bassi o moderati di bevande alcoliche possono risultano associati a uno sviluppo psicologico e comportamentale inferiore», spiegano i ricercatori. L'interesse nei confronti di questo argomento è crescente. Al di là della frequenza, oggi le donne sono abituate a consumare bevande alcoliche alla pari degli uomini. Motivo per cui il gap di genere riguardante le malattie correlate all'alcol è destinato a ridursi in maniera progressiva. «La sindrome feto-alcolica è la più grave disabilità permanente che può manifestarsi a seguito del consumo di alcol da parte di una gestante - prosegue Scafato -. Il feto non può metabolizzarlo, perché privo degli enzimi adatti a questo compito. Di conseguenza l’alcol e il suo metabolita acetaldeide si comportano da solventi per i fosfolipidi di membrana dei neuroni, decretandone la morte prematura, e vengono accumulati nel sistema nervoso e in altri organi, danneggiandoli in maniera irreversibile». Considerando che i disordini feto-alcolici sono prevenibili al 100 per cento, se si evita l’alcol in gravidanza, si intuisce perché i professionisti della salute raccomandino l'astensione completa dal bere durante la gravidanza. E, possibilmente, anche nei mesi in cui la sia pianifica e nel periodo di allattamento.
MOLTA CAUTELA NELL'ULTIMA FASE DELLA VITA
Assieme ai giovani e alle donne, gli anziani rappresentano una delle categorie a maggior rischio, quando si parla dell'impatto delle bevande alcoliche sulla salute cerebrale. Molti over 65 non conoscono infatti il limite della singola unità alcolica (12 grammi di alcol) indicato dalla comunità scientifica per non porre a rischio la propria salute. «Con l’avanzare dell’età, la capacità di molti enzimi si riduce - prosegue Scafato -. Tra questi, c'è l'alcol deidrogenasi, da cui ha inizio la metabolizzazione dell'etanolo. Di conseguenza si diventa più suscettibili agli effetti del consumo di alcol, in un periodo della vita in cui agisce direttamente con le cellule nervose: proprio quando la riduzione dell'attività dei neuroni diventa più marcata e si fa un maggiore uso di farmaci incompatibili con gli alcolici». A ciò occorre aggiungere che, negli ultimi anni, ha cresciuta la consapevolezza in merito al rischio che l'abitudine al bere (alla pari dell'ipertensione e del fumo di sigaretta) costituisce per l'insorgenza delle malattie neurodegenerative. Anche a fronte di consumi moderati.
La dipendenza da alcol (alle volte) è questione di neuroni
IN CHE MODO L'ALCOL RISULTA TOSSICO PER IL CERVELLO?
L'etanolo e il suo metabolita acetaldeide hanno un effetto neurotossico diretto, che determina danni permanenti strutturali e funzionali al cervello. In secondo luogo, il consumo eccessivo di alcol è associato alla carenza di tiamina, che porta alla sindrome di Wernicke-Korsakoff: una forma insolita di demenza che si manifesta come conseguenza del grave deficit di alcuni micronutrienti. In terzo luogo, il consumo eccessivo di alcol è un fattore di rischio per altre condizioni che possono anche danneggiare il cervello: come l'epilessia e l'encefalopatia epatica in pazienti colpiti (già) dalla cirrosi epatica. Infine l'assunzione intensa di alcol è associata alla demenza vascolare, a causa delle associazioni di alcolismo pesante con fattori di rischio vascolari come l'ipertensione, l'ictus cerebrale, la fibrillazione atriale e lo scompenso cardiaco.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).