Alcol e farmaci: un binomio pericoloso che … se lo sai, lo eviti
Qualche mese fa, un’amica mi confidava di alcuni suoi problemi di salute e di alcuni farmaci che le erano stati prescritti ma che però, a suo parere, le stavano creando problemi
Qualche mese fa, un’amica mi confidava di alcuni suoi problemi di salute e di alcuni farmaci che le erano stati prescritti ma che però, a suo parere, le stavano creando problemi e non gli risolvevano la sintomatologia di base legata a un’infezione genitourinaria. Vomito, crampi, mal di testa intenso si erano manifestati, secondo la sua impressione, dopo l’avvio della terapia peggiorando una sintomatologia già poco piacevole e continuavano nonostante avesse interrotto da un paio di giorni la terapia. Gli anni incalzano, i problemi sono sempre più frequenti e comuni nelle donne (e non solo) per cui ci si sarebbe potuti sottrarre a qualunque congettura o ragionamento e suggerire cure alternative ma… a cena, due bicchieri di vino preceduti da un prosecchino e il limoncello finale mi hanno sollecitato un “approfondimento d’indagine” compiacendo una mai sopita deformazione professionale che mi ha spinto a chiedere: “Scusa, ma non ti hanno detto di non bere alcolici?”.
Mi ha guardato un po’ seccata, un po’ stupita della domanda come gran parte dei tanti pazienti che, quando da giovane medico di Guardia Medica mi capitava di visitare, mi guardava come un marziano quando mi premuravo di segnalare che dovevano interrompere il consumo di alcol durante una delle tante terapie farmacologiche connesse con l’uso di antiinfiammatori, antibiotici, antidolorifici, antidiabetici, antistaminici, antipertensivi, anticoagulanti, ansiolitici, sedativi, ipnotici, antidepressivi, miorilassanti, antiulcera e molti altri ancora.
La mia amica aveva assunto per giorni il metronidazolo che è un antimicrobico molto usato in ginecologia e in gastroenterologia che si presta molto bene per affrontare il discorso poco noto dell’interazione tra farmaci e consumo di alcol. Durante il trattamento con metronidazolo è indispensabile evitare l'assunzione di alcol per scongiurare la manifestazione certa delle sgradevoli conseguenze consistenti in mal di testa, nausea, vomito, crampi addominali e sudorazione. Per evitare questi possibili effetti indesiderati si deve consigliare all’atto della prescrizione di non assumere alcolici né durante il trattamento, né nei tre giorni successivi alla fine della cura con metronidazolo.
La mia amica ha ripreso la terapia interrompendo il consumo di alcol, ha risolto il problema e ha imparato la lezione: consultare il medico e leggere sempre il “bugiardino” all’interno dei farmaci prescritti per sapere come comportarsi.
Molti pensano che gli effetti della combinazione alcol e farmaci riguardi solo alcune categorie di prodotti, alcune selezionate molecole, ignorando che, invece, l’alcol interferisce con numerosi farmaci d’uso quotidiano, comune e che occorrerebbe evitare di bere alcol se c’è la necessità di eseguire una terapia, breve o prolungata che sia. Intendiamoci bene: il fegato è uno e le cellule epatiche, sede delle trasformazioni che l’organismo richiede per numerose molecole, possono impegnarsi a metabolizzare solo una sostanza alla volta, non certo vagonate di molecole differenti che, indipendentemente dalla provenienza e dall’utilità, se risultano estranee all’organismo richiedono un intervento affinché possano essere espulse il prima possibile, magari rendendo la molecola più solubile per accelerarne l’eliminazione con l’urina attraverso i reni. Di solito ciò avviene grazie all’ossigenazione della molecola attraverso un trattamento effettuato da alcuni enzimi cellulari di natura proteica chiamati citocromi, presenti nei mitocondri, di cui la famiglia più nota è quella denominata dalla sigla P450. Molti farmaci possono avere un effetto induttivo, di sollecitazione, o inibitore dell’attività dei citocromi e questi fenomeni sono alla base degli effetti compromettenti l’azione terapeutica e di tossicità derivanti dall’assunzione contemporanea di differenti sostanze estranee all’organismo (xenobiotici vengono chiamate) tra cui anche l’alcol. Quando la quantità di alcol consumato eccede la capacità del fegato di metabolizzare, grazie all’azione dell’enzima specifico alcoldeidrogenasi (ADH) una quantità pari a 6-8 grammi di alcol all’ora, in pratica 10 ml di alcol puro, poco più di ½ bicchiere di vino ad esempio, l’alcol in eccesso attiva il sistema ossidativo enzimatico dei citocromi nel tentativo di potenziare l’organismo nel fronteggiare l’intossicazione da alcol attraverso la biotrasformazione, inattivazione in sostanza “ossigenata” più solubile e la successiva espulsione diretta tramite le urine. L’attivazione del potenziamento del sistema di smaltimento è la ragione per la quale chi beve spesso alcol riesce a eliminarlo, entro certi limiti, con maggiore efficienza tendendo a ubriacarsi con più difficoltà ma non per questo evitando i danni causati dall’alcol.
Ciò avviene in pratica anche per alcuni farmaci e poiché alcol e farmaci sono “lavorati” dallo stesso sistema di citocromi, capita spesso che si creino delle preoccupanti interferenze con effetti che sono sempre negativi per la salute. Tale circostanza è di così grande importanza da richiedere l’obbligo di legge di segnalare nei fogliettini illustrativi dei farmaci, i “bugiardini”, la necessità di non bere o di limitare fortemente l’uso di alcolici al fine di evitare di compromettere la salute con effetti tossici o comunque negativi che variano secondo la molecola in questione.
L’alcol e i farmaci possono interagire e influenzarsi a vicenda in modi differenti:
a) I farmaci possono interferire ritardando l’eliminazione dell’alcol da parte dell’organismo ritardare l’eliminazione dell’alcol da parte dell’organismo. Gli effetti avversi come vampate di calore, cefalea, nausea, palpitazioni e ipotensione sono causati dai metaboliti tossici prodotti dall’alcol che rimangono più a lungo nell’organismo.
b) L’alcol può aumentare o ritardare sia gli effetti diretti che quelli collaterali di alcuni farmaci che, a seconda della molecola e dei casi, o permangono attivi in maniera più prolungata nell’organismo determinando una vera e propria overdose da farmaco oppure, al contrario, possono essere metabolizzati tanto velocemente da non raggiungere livelli di concentrazione adeguati del principio attivo.
Una delle azioni più pericolose tra alcol e farmaci è quella che si riferisce all’effetto di depressione del sistema nervoso centrale. I sedativi, gli ansiolitici, molti antidepressivi, gli antipsicotici, gli antiepilettici, gli oppioidi, tra cui molti farmaci per la tosse e i “sonniferi; anche gli antistaminici presentano un’interazione con l’alcol che ne rafforza l’effetto sedativo. Il consumo di alcol comporta effetti particolarmente gravi che possono indurre una depressione respiratoria oltre che uno stato di scarsa vigilanza.
Withney Houston è morta per un cocktail di alcol e farmaci: una combinazione fatale di alcolici, Valium e Xanax si è portata via una delle voci più amate di tutti i tempi. Withney aveva l’abitudine di prendere lo Xanax, uno dei nomi commerciale dell’alprazolam, ansiolitico della famiglia delle benzodiazepine come anche il diazepam, il Valium, per calmarsi prima dei concerti, per aiutarsi ad alleviare gli attacchi di panico e ansia di cui era vittima. Una risposta a una debolezza, quindi, ma anche un’evidente impotenza rispetto a una vulnerabilità che richiedeva un uso all’inizio episodico ed in seguito sempre più ricorrente. Nulla di male, molti usano benzodiazepine quotidianamente ma il messaggio da portare a casa in questo caso è: chi usa queste categorie di farmaci non deve consumare alcolici. Anche una piccola quantità di alcolico consumata in corso di terapia anche occasionale di questi farmaci può avere come effetti immediati la sonnolenza e la perdita di lucidità e di riflessi negativi; contemporaneamente si può causare anche la perdita di efficacia del farmaco, come nel caso del lorazepam. Due bicchieri sono addirittura sufficienti a far emergere un’inattesa aggressività, come nel caso dell’alprazolam, che può durare sino a 12 ore dopo l’interazione.
Antinfiammatori, molti antibiotici, antidolorifici, antidiabetici, antistaminici, antipertensivi, anticoagulanti esigono di interrompere l’assunzione di qualunque quantità di alcol o, in selezionati casi, di ridurla drasticamente. Tutte le modalità di assunzione di un farmaco rispetto al bere vanno sempre verificate con il medico che le prescrive che sa quali sono le circostanze individuali che possono determinare un danno anche grave alla persona che non è consapevole della propria maggiore vulnerabilità a causa del consumo di alcol.
Un esempio gioverà a comprendere il perché. Prendiamo ad esempio il paracetamolo, la arcinota Tachipirina. L’ossigenazione da parte del citocromo P450 trasforma il paracetamolo per favorirne l’escrezione renale. Il prodotto elaborato nel fegato è però più epatotossico rispetto alla molecola. Nel fegato di un consumatore abituale di quantità non moderate di alcol in cui il citocromo P450 è ipersviluppato, il paracetamolo è più facilmente “ingaggiato” e trasformato nel suo prodotto tossico causando danni che possono essere anche particolarmente gravi. In sintesi, in chi beve aumenta il sistema che metabolizza l’alcol che è anche quello dei farmaci menzionati; se il sistema è iperattivo, in caso di momentanea astinenza dall’alcol, il sistema agisce esclusivamente sul metabolismo dei farmaci accentuandolo.
Questa è una delle ragioni per cui il foglietto illustrativo del paracetamolo consiglia cautela, quando a prendere il farmaco sono persone che fanno uso abituale di alcol.
Si conoscono sia casi in cui sono i medicinali a disturbare il metabolismo dell’alcol che viceversa.
Molti antibiotici (l’eritromicina, l’isoniazide, le associazioni trimetroprim-sulfametoxazol, il Bactrim ad esempio) ma anche molti antistaminici, molto utilizzati per le allergie, possono interferire con la metabolizzazione dell’alcol. L’alcol assunto, infatti, è di norma scomposto dal fegato in acetaldeide, una molecola tossica che è eliminata grazie all’azione di alcuni enzimi. Molti antibiotici, tra cui ad esempio le cefalosporine, inibiscono l’azione di questi enzimi favorendo l’accumulo di acetaldeide. Gli effetti collaterali più frequenti sono l’arrossamento della pelle, nausea, vomito, palpitazioni, abbassamento della pressione. Chi assume antibiotici deve sempre verificare con il medico o leggere il foglietto illustrativo prima di consumare alcolici. Nella maggior parte dei casi è consigliato di astenersi dal bere alcolici fino a tre giorni dopo l’interruzione della cura.
I farmaci anticoagulanti come la warfarina, che impediscono la formazione di trombi nel sangue, possono essere inefficaci con grave rischio di sanguinamento se l’assunzione di alcol non è sospesa.
Tutti sanno che alcuni antistaminici, molto utilizzati nelle allergie, possono causare sonnolenza che è un effetto della depressione del sistema nervoso centrale ; anche l’alcol ha gli stessi effetti già a dosi moderate. L’alcol interagisce accentuando gli effetti esercitati dagli antistaminici con noto effetto sedativo determinando sonnolenza e diminuita attenzione e concentrazione con un’intensità che varia in funzione delle quantità consumate di alcolici.
Alcuni antidiabetici vengono potenziati dall’assunzione contemporanea di alcol per cui è possibile e non infrequente una crisi ipoglicemica con alterazione dell’orientamento e della lucidità mentale. L’uso combinato di alcol e farmaci antidiabetici contenenti metformina influisce negativamente sul metabolismo individuale aumentando anche il rischio di acidosi lattica oltre che d’ipoglicemia. E basta un bicchiere di qualunque alcolico a scatenare l’ipoglicemia acuta che è frequente in particolare per gli insulino dipendenti nei quali l'alcol aumenta l'azione dell'insulina assunta. Chi soffre di diabete mellito deve quindi evitare l' alcol o farne un uso moderato premurandosi di chiedere sempre al proprio medico curante indicazioni di merito.
Lo stomaco, ma in genere l’intero apparato digerente, risente dell’interazione alcol-antiinfiammatori che possono manifestarsi in acuto con lesioni della mucosa gastrica e sanguinamento che giungono d’urgenza nei pronti soccorsi. Tanto l’alcol quanto l’acido salicilico, la semplice aspirina, che gli antinfiammatori non steroidei possono provocare lesioni della mucosa gastrica. Con ogni probabilità, l’effetto d’interazione tra le molecole è di tipo è additivo e pertanto da evitare. Le cause sono da ricondurre a un effetto d’azione diretta dell’alcol sulla mucosa insieme al ben noto effetto di azione degli antinfiammatori sulla mucosa. Alcol e antinfiammatori non steroidei (FANS) assunti per tre o più giorni possono essere lesivi per la mucosa dello stomaco e causano una compromissione della circolazione nei capillari che diventano più vulnerabili incrementando il rischio di sanguinamento. Nelle persone sane l'effetto dell'interazione è di solito modesto ma dopo assunzione contemporanea di alcol e farmaci assunti per tre o quattro giorni l’interazione è certa . Anche altri antinfiammatori non steroidei (FANS) come l’ibuprofene o il celecoxib, il diclofenac o il naprossene assunti come antidolorifici e per attenuare le infiammazioni se assunti per tre o più giorni ledono la mucosa dello stomaco e rendono vulnerabili i capillari. E’ pertanto intuitivo che l'alcol aumenta il già possibile rischio di sanguinamento gastrointestinale. Quindi è buon senso limitare o, ancora meglio, non bere alcolici in corso di terapia.
C’è da ricordare che l’assunzione di farmaci che accelerano la motilità gastrica e il suo svuotamento può favorire contemporaneamente l’innalzamento più rapido dell’alcolemia e lo stesso può accedere con i farmaci che normalmente sono usati come antiulcera (ranitidina, cimetidina, ad esempio); ciò è da tenere a mente se ci si pone alla guida in funzione della esigenza di tutelare se stessi e i terzi da alterazioni dello stato di idoneità fisico e psichico richiesto dalle norme.
Chi soffre d’ipertensione e assume diuretici, Ace-inibitori, beta bloccanti deve fare attenzione all’alcol specie se consumato abitualmente. L'assunzione continuata di alcol tende a far aumentare la pressione e a ridurre l'effetto dei farmaci antipertensivi. Quando si esagera col bere si può osservare il fenomeno opposto, d’ipotensione sino alla sincope.
Anche in quanti sono in cura con le statine per abbassare i livelli di colesterolo si possono verificare problemi di aumentata tossicità del farmaco chei si somma quella relativa all’alcol consumato; il riscontro immediato è quello dell’aumento delle transaminasi, nausea, accentuazione dei dolori muscolari.
In conclusione i farmaci non vanno d’accordo con vino, birra, liquori, spritz, aperitivi e limoncelli e la prudenza è d’obbligo sempre e comunque soprattutto per i giovanissimi, le donne e gli anziani che hanno la massima vulnerabilità all’alcol.
Chiedere quindi sempre al farmacista o al medico se la medicina è compatibile con il consumo di alcol leggendo sempre il foglietto descrittivo è non solo opportuno ma indispensabile sia per evitare effetti avversi o collaterali indesiderati, sia per garantirsi che le terapie effettuate mantengano la loro efficacia evitando superficialità che possono avere serie conseguenze per lo stato di salute.
Emanuele Scafato
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