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Oncologia
Serena Zoli
pubblicato il 11-04-2025

Tumore al seno: studiati gli effetti del tamoxifene sul lungo periodo



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Uno studio svedese indaga i benefici antirecidiva del tamoxifene per diverse tipologie di pazienti. Lo stato menopausale fa la differenza e occorre migliorare la protezione per le donne più giovani

Tumore al seno: studiati gli effetti del tamoxifene sul lungo periodo

Le donne con un tumore al seno sensibile agli estrogeni vengono curate con il tamoxifene, un farmaco antiestrogeno, utile quale prevenzione contro le ricadute. Ora uno studio svedese ha voluto valutarne l’effetto protettivo nel tempo e in relazione allo stato menopausale della donna, ovvero se la paziente è in menopausa o non lo è ancora. Anticipiamo subito che nelle donne in menopausa, in cui il tumore risulta meno aggressivo, la protezione dura a lungo, almeno per 20 anni – tanto è il tempo di controllo che si sono assegnati gli scienziati del Karolinska Institutet di Stoccolma. Il loro lavoro è stato pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute.

 

UNA DONNA SU TRE NON ANCORA IN MENOPAUSA

In Svezia ci sono 9.000 nuove diagnosi di cancro al seno in un anno e di queste il 75 per cento è di tumori sensibili agli ormoni. E sono questi, soprattutto, a trascinare la crescita della patologia, per cui ecco il trattamento anti-estrogeni che si usa applicare. Il farmaco è, appunto, il tamoxifene. Un terzo delle donne colpite da tumore mammario risultano non ancora in menopausa ed hanno un rischio di recidiva maggiore. Linda Linnstroem, professore associato nel Dipartimento di Oncologia al Karolinska Institutet ha dichiarato: «Le donne più giovani in genere hanno più probabilità di una ricaduta rispetto alle più anziane già in menopausa. E noi abbiamo voluto calcolare la durata dei benefici del tamoxifene nei due gruppi».

 

VENT’ANNI DI OSSERVAZIONE

La ricerca ha incluso 1.200 donne con cancro al seno dipendente dagli ormoni diagnosticato tra il 1976 e il 1997. Tra loro, 400 non ancora in menopausa. Il follow-up attuale raccoglie dati a più di 20 anni di distanza. Ha spiegato la ricercatrice Annelie Johansson: «Attraverso il registro regionale dei casi di tumore mammario e attraverso il confronto dei dati con il gruppo di controllo abbiamo praticamente un quadro dettagliato sullo stato delle partecipanti, il che rende il nostro studio unico. Anche perché sappiamo se sono entrate o no in menopausa, e quando, mentre in genere questo dato viene desunto in base all’età».

 

SI STUDIANO I LIVELLI DI RISCHIO

Il cancro mammario viene classificato a basso o alto rischio in base a parametri clinici: dimensioni, linfonodi coinvolti, stadio, positività per il recettore del progesterone (l’altro ormone femminile) e rischio genomico. I benefici del tamoxifene contro le ricadute sono elevati soprattutto nelle donne con tumori a basso rischio; se sono in menopausa hanno davvero un lungo periodo di protezione, come già detto oltre i 20 anni. Per le donne più giovani, non ancora in menopausa, è difficile prevedere un beneficio con l’impiego del tamoxifene oltre l'orizzonte dei 10 anni. «Dobbiamo approfondire gli studi per capire quali caratteristiche tumorali influenzano il rischio di recidiva – e i benefici - a lungo termine. Vogliamo che le nostre pazienti siano protette con la terapia fino a che il rischio di ricaduta si mantiene alto», ha dichiarato Linda Lindstroem.

 

IL COMMENTO

 «È una ricerca importante – esordisce Anna Maria Marconi, professoressa di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Milano, nel commentare lo studio svedese. – Non cambia nulla nella letteratura sui tumori, ma chiarisce dei punti e dà adito a nuove aperture. Possiamo dire che è unico in quanto identifica lo stato menopausale in base all’esistenza o no del ciclo mestruale nei sei mesi precedenti, e non in modo teorico in base all’età. È notevole, poi, che il follow-up duri almeno 20 anni». E nota che nelle pazienti in pre-menopausa il beneficio arriva a superare i 10 anni soltanto se vi è un basso rischio genetico.

 

IL RUOLO DEL TAMOXIFENE

La professoressa Marconi spiega: «Il tamoxifene ha cambiato la storia del tumore al seno. Nato negli anni ‘60, viene utilizzato nelle donne con tumore al seno e recettori positivi agli estrogeni a partire dagli anni ‘70. Poiché il farmaco interferisce con l’aggressività degli estrogeni, ha allungato la vita di queste donne. Prescritto come pillola da prendere per 5 anni, le conserva libere dalla malattia riducendo in modo significativo le recidive». Conclude: «Occorre in effetti stimolare la ricerca sul cancro per rafforzare i benefici per le donne che si ammalano in pre-menopausa».

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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