Rosolia
CHE COS’È
La rosolia è una malattia infettiva molto contagiosa causata da un virus del genere Rubivirus, trasmessa principalmente per via aerea oppure da madre a figlio durante la gravidanza. Si configura il più delle volte come una malattia dell’infanzia di lieve entità e a decorso benigno. Una volta contratta, la malattia conferisce un’immunizzazione definitiva che riduce drasticamente il rischio di futuri contagi, così come avviene per morbillo, parotite e varicella. Al pari di queste ultime, la rosolia ha un’infettività tale da rientrare nella classe dei morbi epidemici. Si stima che prima dell’introduzione del vaccino almeno l’80% delle persone venissero infettate entro i 20 anni di età.
SINTOMI
Nel 20-30 per cento dei casi l’infezione non comporta alcuna manifestazione sintomatica. Diversamente, i primi segni compaiono dopo un periodo di incubazione di 16-18 giorni. Il sintomo caratteristico della rosolia è l’eruzione cutanea (esantema) che si presenta sotto forma di piccole macchie rosa-rossastre, diffuse a partire dal viso fino a interessare il resto del corpo; si tratta di un rash ben distinguibile da quello provocato dal morbillo, il quale risulta più intenso e di un rosso più scuro. Altri sintomi sono quelli tipici da sindrome simil-influenzale: leggera febbre, articolazioni doloranti, mal di testa, naso che cola, linfonodi ingrossati dietro al collo e alle orecchie, occhi rossi. Queste manifestazioni, in genere, rimangono evidenti per non più di 5-10 giorni. Le complicanze della rosolia sono molto rare e si riscontrano più facilmente negli adulti: artrite e artralgia, riduzione del numero di piastrine nel sangue (trombocitopenia), encefalite. Meno rara è la cosiddetta sindrome della rosolia congenita, che si verifica nel caso in cui la madre, suscettibile per non essere stata vaccinata in precedenza ovvero per non avere contratto l’infezione, si contagi e trasmetta il virus al figlio nelle prime fasi della gravidanza. In questi casi il virus rimane in circolo per lunghi periodi di tempo, dando esiti potenzialmente letali per il prodotto del concepimento: aborto spontaneo, morte intrauterina del feto, malformazioni o anomalie funzionali, ritardo mentale. Prima del concepimento è perciò opportuno sottoporsi ad analisi per verificare la presenza nel sangue di anticorpi antivirali, per poi procedere con la vaccinazione.
DIAGNOSI
La diagnosi è prevalentemente clinica. Spetta infatti al medico, tramite l’osservazione e l’analisi dei sintomi individuati nel paziente, l’accertamento della presunta infezione. Spesso possono incorrere difficoltà diagnostiche dovute alla somiglianza con le manifestazioni del morbillo, specialmente nelle sue forme più leggere. In genere la rosolia provoca però un rash più chiaro e leggero, e non prevede la presenza delle macchie di Koplik (lesioni biancastre localizzate sulla mucosa buccale). Una diagnosi differenziale può essere effettuata anche rispetto a mononucleosi infettiva (che causa febbre, esantema, rigonfiamento dei linfonodi) e scarlattina. Se necessario, infine, è possibile eseguire il test di laboratorio per verificare la presenza nel siero di anticorpi specifici diretti contro il virus della rosolia.
COME SI CURA
Al momento non esiste una terapia specifica per la rosolia. Il trattamento consiste nel tenere sotto controllo le manifestazioni sintomatiche, ricorrendo ad antipiretici per la febbre e ad antinfiammatori per il mal di testa e i dolori articolari. Nei bambini sotto ai 12 anni è opportuno evitare l’assunzione di aspirina per il rischio di sindrome di Reye, una forma di encefalopatia dell’infanzia, patologia acuta dalle conseguenze potenzialmente letali. In aggiunta al trattamento farmacologico, il medico consiglia sempre un adeguato riposo a letto e una dieta leggera. In caso di complicazioni batteriche quali artralgia o encefalite, invece, è sempre il medico a prescrivere una terapia a base di antibiotici. Non esiste alcuna cura per la sindrome della rosolia congenita, in cui l’infezione viene trasmessa dalla madre al figlio durante la gravidanza.
In questi casi l’unico strumento efficace rimane la vaccinazione della donna suscettibile, prima che intraprenda la gravidanza, grazie a cui è possibile prevenire le gravissime ripercussioni che il contagio in fase di gestazione provoca nel bambino.
FATTORI DI RISCHIO
La trasmissione del virus della rosolia può avvenire per via diretta, inalando secrezioni espulse attraverso colpi di tosse o starnuti di persone infette, oppure indiretta, toccando oggetti precedentemente contaminati. I bacini del virus, fonte di possibile contagio, sono costituiti dai soggetti affetti da rosolia acquisita (infettivi da una settimana prima della comparsa dell’esantema fino ai 4 giorni successivi) e dai neonati affetti da rosolia congenita. Ad aumentare il rischio di esposizione al virus sono diversi fattori: il frequente contatto con ambienti affollati quali scuole o ospedali, i viaggi in Paesi in cui l’infezione ha una maggiore incidenza, la mancata vaccinazione.
PREVENZIONE
La prevenzione dalla rosolia prevede la somministrazione di un vaccino specifico. Si tratta di un vaccino contenente un ceppo virale vivo attenuato, ovvero modificato in laboratorio in modo da ridurne drasticamente la virulenza e allo stesso tempo indurre l’immunizzazione nel paziente. La vaccinazione si effettua in due fasi: la prima tra i 12 e i 15 mesi di età, la seconda verso i 5-6 anni. In generale, la vaccinazione per rosolia può essere eseguita a qualsiasi età; negli adolescenti e adulti che non sono stati mai vaccinati sono previste due dosi a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra. Il vaccino è un preparato trivalente (morbillo, parotite e rosolia) e quadrivalente (morbillo, parotite, rosolia e varicella). Trattandosi di un vaccino vivo attenuato, è bene tenere presente che la sua pratica va evitata in caso di pazienti con deficit immunitario, sotto terapia immunosoppressiva (antitumorali, corticosteroidi, farmaci antirigetto) o in gravidanza.
QUANTO È DIFFUSO
La rosolia è una patologia endemico-epidemica diffusa in tutto il mondo, con centomila casi all’anno stimati solo per i Paesi in via di sviluppo. Nonostante i successi ampiamente riscontrati dalla pratica vaccinale, tutt’oggi in vaste aree dell’Africa e dell’Asia non è stato possibile raggiungere una copertura vaccinale adeguata. In Italia il sistema di sorveglianza dei pediatri sentinella introdotto nel 2000 ha segnato una svolta, aiutando a ottimizzare rapidamente la gestione dell’infezione. È grazie alla vaccinazione, poi, che la minaccia epidemica sul territorio nazionale si è fatta negli anni via via meno concreta: dal 2000 al 2016 i casi segnalati di rosolia sono passati da 2605 a 36. Relativamente alla rosolia congenita, invece, la sua incidenza stimata dal 2013 è inferiore a 1 caso su 100 mila nati vivi; nel decennio 2005-2015 i casi segnalati in Italia sono stati 84.
Consulenza: Giancarlo Icardi, direttore dell'unità operativa complessa di igiene dell'azienda ospedaliero-universitaria San Martino - IST di Genova
NOTA BENE: le informazioni contenute in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico
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