Nel giorno dedicato alla prevenzione del consumo di bevande alcoliche, gli esperti puntano l'attenzione sugli over 65. Uno su due, in Italia, beve troppo
Sono tra i più a rischio, anche se ne parla troppo di rado. Il consumo di alcol da parte degli over 65 andrebbe scandagliato più a fondo, per quelle che possono essere le ricadute per la salute. È da questa categoria della popolazione che sono partiti oggi gli esperti riuniti a Roma per celebrare la quattordicesima edizione dell’Alcohol Prevention Day.
Quanto bere? Te lo dicono le unità alcoliche
SE GLI ANZIANI ECCEDONO
Dall’ultima relazione presentata dal Ministero della Salute al Parlamento circa i problemi alcol correlati, è emerso come in Italia un over 65 su due alzi troppo spesso il gomito con rischi acclarati per la salute. Dei 17mila decessi correlati all'eccesso di alcol, inoltre, la maggior parte si verifica tra chi si avvicina alla vecchiaia. Al cospetto di un paziente anziano, i medici diffondono il limite massimo di dieci grammi di alcol al giorno, pari a un bicchiere scarso. In chi ha più di 65 anni il comportamento a rischio più diffuso è il consumo abituale eccedentario di vino: la prevalenza dei consumatori abituali eccedentari nel 2013 è stata pari al 37,9% degli uomini e l’8,7% delle donne.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, inoltre, il numero assoluto di bevitori a rischio tra gli over 65 è destinato ad aumentare a causa del rapido invecchiamento della popolazione. Negli anziani la tipologia di decesso più spesso legata al consumo di bevande alcoliche riguardano le cadute, i suicidi, ma anche le malattie cardiovascolari, neuropsichiatriche e diversi tumori. Diversi gli organi colpiti: dal cavo orale alla faringe, dall’esofago allo stomaco, dal fegato al colon-retto. Certa è anche una correlazione tra l'eccessivo consumo di bevande alcoliche e il tumore al seno.
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UN PROBLEMA REALE
Le conseguenze negative legate all’eccesso di alcol negli anziani sono riconosciute e trattate in una discreta quantità di pubblicazioni. Ma i dati su cui ci si basa derivano per lo più da studi condotti su adulti o giovani. Meno di frequente, invece, si parla delle conseguenze del consumo di bevande alcoliche nell’avvicinarsi alla vecchiaia, se soltanto sei dei 31 Paesi europei investigati nell’ambito di un’indagine mirata a rilevare i danni indotti dall’alcol adottano linee guida o raccomandazioni specifiche per il consumo a basso rischio negli anziani. Il problema, però, esiste. Con l’avanzare dell’età si diventa più suscettibili agli effetti dannosi dell’alcol. «A parità di consumo alcolico, gli anziani raggiungono più elevati livelli di concentrazione di alcol nel sangue e hanno una minore tolleranza agli effetti negativi legati all’assunzione», afferma Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, presidente della Società italiana di Alcologia e blogger della Fondazione Veronesi. L’interazione con i farmaci più di frequente assunti dagli anziani fa il resto.
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LE RACCOMANDAZIONI DEGLI ESPERTI
In occasione dell’appuntamento con la prevenzione, gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità hanno redatto un eptalogo di raccomandazioni rivolte agli anziani e inserite nel progetto Vintage curato dall’Osservatorio Nazionale Alcol. Per gli anziani di oggi servono più dati relativi al consumo di alcol, senza tralasciare i livelli più bassi di consumo e i potenziali effetti correlati. «Nonostante la mancanza di evidenze scientifiche, non ci sono motivi per credere che gli anziani non debbano rispondere altrettanto bene delle altre fasce di età alle politiche sull’alcol esistenti - si legge nel documento -.
Sembra che la risposta ai programmi di screening sia uguale a quella che si registra tra i giovani, ma serve anche il supporto degli operatori impegnati nell’assistenza sanitaria privata». Per gli attuali baby boomers - ovvero le persone nate dopo la Seconda Guerra Mondiale - è invece «necessario che le politiche e i programmi sull’alcol vengano applicati in modo intensivo e indirizzati agli adulti attuali, per fare in modo che diminuiscano il consumo alcolico».
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I DATI ITALIANI
Ogni italiano consuma mediamente circa sei litri di alcol all’anno, rispetto a una media europea superiore a nove. Segno che, dopo anni di sensibilizzazione, lungo la Penisola si iniziano a raccogliere «i risultati di salute pubblica auspicati e necessari per rendere lo stato di salute più controllato e migliorato». Resta però preoccupante il dato relativo ai consumatori a rischio: pari a quasi otto milioni, la maggior quota in età produttiva. Tra i target più vulnerabili, oltre agli anziani, i giovani e le donne, soprattutto se in gravidanza.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).