Un nuovo studio in Inghilterra conferma che la TAC a basso dosaggio individua l’80% dei tumori del polmone in fase iniziale, rafforzando la necessità di un programma di screening

Lo screening polmonare con TAC a basso dosaggio è il metodo più efficace per diagnosticare un tumore del polmone in fase precoce ed aumentare dunque le probabilità di guarigione. Un recente studio pubblicato su Lancet Respiratory Medicine -condotto su oltre 12 mila persone a Londra nell’ambito di un programma pilota destinato a diventare modello per l’implementazione nazionale del test nel Regno Unito- ha dimostrato che lo screening mirato nei fumatori ed ex fumatori ad alto rischio è in grado di individuare la malattia in stadio iniziale in 8 casi su 10. Un risultato che dimostra ancora una volta la necessità dell'avviamento di un programma di screening a livello nazionale.
IL TUMORE DEL POLMONE
Il tumore del polmone, con oltre 41 mila nuove diagnosi all'anno in Italia, rappresenta la seconda neoplasia più diagnosticata dopo il tumore al seno ed è la prima causa di morte per cancro. Spesso silente, i primi sintomi (tosse stizzosa che non passa, un dolore al petto che si ripresenta senza causa apparente, la sensazione di non respirare bene, sputare sangue) si avvertono quando la malattia è già in fase avanzata. Una caratteristica che riduce enormemente le probabilità di cura.
OBIETTIVO DIAGNOSI PRECOCE
Partendo dal presupposto che la maggior parte dei tumori del polmone si verifica in persone che fumano o hanno fumato per molti anni, nel decennio scorso sono partiti i primi tentativi di messa a punto di programmi di screening volti ad intercettare sul nascere la malattia nei soggetti a rischio. Se per il tumore al seno lo strumento utilizzato è il mammografo, per il tumore del polmone c'è la TAC a basso dosaggio. La prima analisi che ha dimostrato l'utilità di questo approccio fu lo studio NLST (National Lung Screening Trial), condotto negli Stati Uniti e pubblicato nel 2011, che dimostrò una riduzione della mortalità per tumore del polmone del 20% nei soggetti sottoposti a screening rispetto a quelli seguiti con la radiografia standard. Più recentemente, lo studio europeo NELSON ha confermato il dato, mostrando una riduzione della mortalità del 26% negli uomini e del 39% nelle donne.
INTERCETTARE LA MALATTIA AL PRIMO STADIO
Lo studio inglese da poco pubblicato su Lancet Respiratory Medicine aggiunge un ulteriore tassello. Tra aprile 2019 e maggio 2021, sono stati reclutati 12.773 individui tra i 55 e i 77 anni, identificati tramite i registri dei medici di base come fumatori attuali o recenti. Di questi, il 2% ha ricevuto una diagnosi di tumore del polmone. L’83% dei tumori è stato scoperto proprio grazie alla TAC di screening (sia al primo esame, sia nei successivi controlli a 3 e 6 mesi previsti in caso di noduli sospetti). Oltre il 79% dei tumori individuati era in stadio I o II e il 77% è stato trattato chirurgicamente, segno di una diagnosi precoce realmente utile a modificare la storia naturale della malattia.
LO SCREENING IN ITALIA
Sulla base delle crescenti evidenze sull'utilità dello screening, nel 2022 la Commissione Europea ha aggiornato le sue raccomandazioni in tema di prevenzione oncologica, includendo per la prima volta lo screening con TAC a basso dosaggio per il tumore del polmone tra quelli da promuovere negli Stati membri accanto a quelli già consolidati per seno, colon-retto e cervice uterina. Ad oggi però la situazione è ancora molto frammentaria. Nel nostro Paese, ad esempio, non esiste ancora un programma di screening organizzato e attivo su scala nazionale. Alcune Regioni –tra cui Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana- hanno avviato progetti pilota. La speranza è che a breve anche questo screening possa diventare parte integrante dell'offerta nazionale.

Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.