Tumore del fegato
CHE COS’È
La forma più comune di cancro del fegato (l’organo più grande del corpo) negli adulti è il carcinoma epatocellulare, che ha origine negli epatociti, il principale tipo di cellule di quest’organo. Esistono almeno 3-4 tipi di tumore epatico primario: alcuni iniziano con un singolo nodulo che si sviluppa e, solo nelle fasi finali della malattia, si diffonde alle parti rimanenti del fegato.
Altri invece originano da due o più noduli separati, come tumori multipli, tipici delle persone con cirrosi epatica, oppure in forma massiva quando l’organo è completamente invaso da noduli neoplastici.
L’epatoblastoma è la forma di tumore del fegato più frequente in età infantile: la sintomatologia dipende dalle dimensioni della neoplasia, osservata più di frequente nei bambini con età inferiore ai due anni. Oltre che dai tumori primitivi, il fegato può essere colpito da metastasi derivate da cellule tumorali provenienti da un’altra sede.
FATTORI DI RISCHIO
Più del 70% dei casi di tumori primitivi del fegato è legato a fattori di rischio come la prevalenza dell’infezione da virus dell’epatite C (HCV). Anche il contagio da virus dell’epatite B (HBV) è correlato all’insorgenza della malattia. Inoltre, abuso di bevande alcoliche, obesità e fumo possono essere fattori scatenanti.
Negli ultimi anni è stato dimostrato anche l’effetto carcinogeno delle aflatossine (in particolare la B1), metaboliti secondari prodotti da funghi e muffe che possono contaminare alimenti di vario tipo, come cereali, semi oleosi, frutta secca, legumi. La familiarità può aumentare il rischio di ammalarsi, così come un’età superiore ai 60 anni.
COME SI CURA
I pazienti con carcinoma epatico allo stadio iniziale possono essere sottoposti ad asportazione chirurgica delle cellule tumorali e, con minor frequenza, a trapianto di fegato. Negli stadi intermedi sono indicati trattamenti ablativi (cioè di rimozione) locali con radiofrequenza e di chemioembolizzazione attraverso catetere arterioso.
Chirurgia
È indicata quando il tumore è localizzato e non si è esteso al di fuori dell’organo e può comprendere diversi trattamenti, come: trapianto; resezione (asportazione di una o più parti del fegato in cui è localizzato il tumore); ablazione con radiofrequenze, laser o elettroporesi irreversibile (tecnica che inattiva le cellule neoplastiche creando campi magnetici tra due aghi e distruggendo la membrana cellulare).
Chemioterapia
Consiste nell’utilizzo di farmaci detti citotossici o antiblastici, che bloccano la crescita e la divisione delle cellule tumorali, distruggendole. La chemioterapia può essere somministra tramite iniezione per via endovenosa, durante sedute di trattamento che possono durare qualche ora o, in certi casi, alcuni giorni. A questo farà seguito un periodo di interruzione di qualche settimana, durante il quale l’organismo si ristabilirà da eventuali effetti collaterali. La durata di un ciclo completo di chemioterapia può essere di quattro-sei mesi.
La chemioembolizzazione è una strategia terapeutica che prevede l’uso contemporaneo dell’embolizzazione (che provoca la chiusura di piccoli vasi) e della chemioterapia. È una terapia palliativa, indicata per i pazienti che non possono essere sottoposti ad altri trattamenti. La chemioterapia può avere effetti collaterali, a volte anche importanti, tra questi nausea e vomito, perdita di appetito, perdita dei capelli, piaghe alla mucosa della bocca, suscettibilità alle infezioni (per mancanza di globuli bianchi), emorragie o ematomi frequenti (da mancanza di piastrine) e stanchezza o fiato corto (per riduzione dei globuli rossi). La maggior parte degli effetti collaterali scompaiono quando viene interrotto il trattamento.
Radioterapia
Consiste nell’impiego di radiazioni, indirizzate solitamente nella sede tumorale, per distruggere le cellule tumorali, senza danneggiare quelle sane. Questo tipo di trattamento non viene utilizzato spesso per il cancro epatico.
A volte può essere effettuato insieme alla chemioterapia o in corso di intervento. Questa strategia terapeutica può causare, a volte, effetti collaterali, quali: arrossamento della pelle, nausea, fatica cronica. Questi effetti dovrebbero sparire gradualmente al termine del ciclo di trattamento, tuttavia la fatica potrebbe perdurare qualche mese. Prima di procedere al trattamento saranno fornite istruzioni per prendersi cura della pelle.
È bene sapere che l’uso di saponi profumati, creme o deodoranti è sconsigliato: potrebbero contribuire ad irritare ulteriormente la cute.
Il trapianto
Il trapianto di fegato è divenuto un’alternativa valida soprattutto per i pazienti con carcinomi epatici di piccole dimensioni. Data la carenza di donatori, è stato necessario stabilire dei criteri per l’accesso alla lista dei trapianti. Poiché i pazienti possono rimanere in lista di attesa per tempi molto lunghi, alcuni medici consigliano una resezione chirurgica prima del trapianto. Il rischio di incidenza del cancro dopo trapianto in presenza di metastasi rimane molto alto.
Al contrario, se si seguono tutti i criteri, il rischio di recidiva è limitato al 2-5% e la sopravvivenza a 5 anni può raggiungere l’80%. Esiste la possibilità di donare una porzione del fegato da parte di membri della stessa famiglia, ma l’operazione comporta rischi piuttosto elevati per il paziente, meno per il donatore.
Terapie mirate
Sono allo studio diverse terapie con farmaci “intelligenti”, ovvero diretti contro specifiche proteine prodotte dalle cellule tumorali, e con farmaci biologici, soprattutto contro i tumori epatici secondari (metastasi).
PREVENZIONE
È essenziale seguire uno stile di vita corretto, ponendo quindi molta attenzione a fattori di rischio come una dieta ricca di grassi, l’obesità e l’abuso di alcol. È importante praticare regolarmente esercizio fisico ed evitare ogni forma di esposizione ai virus dell’epatite (HBV e HCV).
PREVENZIONE SECONDARIA: LO SCREENING
Non è provato che programmi di screening per il tumore del fegato migliorino la sopravvivenza. In pazienti ad alto rischio (infezione cronica da HBV o HCV, epatopatia alcolica) sono diffusi esami come ecografia e/o dosaggio dell’alfa-fetoproteina.
Al momento, la riduzione della mortalità è correlata alle misure di controllo dell’infezione virale, attraverso l’impiego del vaccino per l’HBV e le misure preventive per l’HCV, che comprendono: analisi del sangue e degli emoderivati, degli organi e tessuti donati e misure di controllo durante tutte le procedure mediche, chirurgiche e odontoiatriche.
QUANTO È DIFFUSO
Nel 2023 sono state stimate circa 12.200 nuove diagnosi con un rapporto di circa 2:1 tra maschi e femmine. Sono invece più frequenti i tumori secondari, ovvero le metastasi, che colonizzano il fegato provenendo da altri organi.
Non è un tumore molto diffuso, ma contrariamente alla maggior parte delle neoplasie, si caratterizza per un’insorgenza superiore al Sud, che presenta rispetto al Nord valori pari ad un +32% nelle femmine. Il Centro fa registrare un’incidenza più bassa rispetto al Nord.
La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è del 22% negli uomini e del 22% nelle donne.
NOTA BENE: le informazioni in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico
Sostieni la ricerca scientifica d'eccellenza e il progresso delle scienze. Dona ora.