Quasi 1 italiano su 2 ha alleviato l'ansia con cibi ricchi di zuccheri. Poco alla volta, però, è stata riscoperta la dieta mediterranea
Su un punto, siamo tutti d'accordo. La pandemia di Covid-19 ha cambiato il nostro modo di vivere, anche per quelle che sono le abitudini alimentari e legate all’attività fisica. La riscoperta forzata dell'habitat domestico ha portato a modificare la dieta e l'attitudine a fare sport. Già, ma come? Ognuno, finora, ha elevato a sistema l'esperienza personale. Adesso, invece, cominciano a emergere dati più robusti. Seppur preliminari, le evidenze svelano il doppio volto della quarantena. Nelle prime settimane, siamo stati propensi a concederci qualche strappo alla regola di troppo. Con il tempo, però, abbiamo sviluppato una forma di «adattamento» che in molti casi ha determinato un miglioramento delle scelte alimentari. È da qui che occorre ripartire, per evitare che cresca la quota di italiani alle prese con i chili di troppo.
Dieta mediterranea: i benefici si registrano anche se si è in sovrappeso
ITALIANI CON LE MANI IN PASTA
La prima fotografia delle abitudini degli italiani durante il lockdown emerge dai risultati preliminari di un'indagine coordinata da un gruppo di ricercatori dell'Università di Roma Tor Vergata, che per due settimane ha chiesto a oltre cinquemila italiani di rispondere a una serie di domande mirate a valutare quanto stessero cambiando i consumi alimentari e lo stile di vita nella fase 1 della pandemia di Covid-19. Lo spaccato emerso rappresenta uno scenario frastagliato. «Sicuramente siamo tornati a mettere le mani in pasta - afferma Laura Di Renzo, docente di nutrizione clinica e nutrigenomica dell'ateneo capitolino e coordinatrice dell'indagine: firmata anche da Francesca Pivari, ricercatrice di Fondazione Umberto Veronesi -. Nel nostro campione, quasi 1 persona su 2 si è dilettata preparando i dolci e 1 su 3 impastando pizze e focacce in casa». Un aspetto che, nelle prime fasi, ha portato molti di noi a eccedere con i carboidrati. Il 48 per cento degli intervistati ha dichiarato di alleviare l'ansia con alimenti che ne erano ricchi. Una ricaduta inevitabile, per certi versi, visto che la voglia di alimenti ricchi in zuccheri semplici può scattare in particolare in periodi caratterizzati da un forte stress (craving). Come quello da cui iniziamo a emergere in questi giorni, per l'appunto.
ECCO TUTTI I BENEFICI
DELLA DIETA MEDITERRANEA
CHILI DI TROPPO PER QUASI 1 ITALIANO SU 2
Questa evoluzione dei comportamenti, abbinata alla ridotta attività fisica e al crescente ricorso allo smart working (rituale per un terzo degli intervistati), ha portato quasi la metà dei partecipanti all'indagine (48 per cento) a registrare un aumento del peso corporeo. Un aspetto che preoccupa la Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu), dalle cui stime si sarebbe registrato «un incremento del 3-4 per cento dei chili in eccesso»: immaginando l'identikit di un uomo adulto, poco o nulla attivo in una situazione così particolare. In egual modo, se non più della dieta, in questo frangente ad arrecare i danni maggiori è stata la sedentarietà. A venire meno è stata infatti la frequentazione delle palestre e la pratica di sport di gruppo. Quanto all'abitudine a fare sport tra le mura domestiche, a crescere, tra il pre e post Covid-19, è stata soltanto la quota di connazionali che si è allenata in casa cinque o più volte alla settimana (dal 6 al 16 per cento). Come dire: gli appartamenti si sono trasformati in luoghi di benessere soltanto per chi praticava attività fisica già con frequenza.
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ATTENZIONE ANCHE AI BAMBINI
All'indagine hanno preso parte perlopiù donne (76 per cento del campione), tra i 16 e gli 85 anni. Ma la quarantena ha modificato anche le abitudini dei bambini. Non ci sono ancora dati specifici, a riguardo. In un Paese che vede già galoppare i tassi di sovrappeso e obesità infantile in Europa, secondi soltanto a quelli della Grecia, il timore però è che questi problemi possano presto diventare delle piaghe sociali. «La quarantena potrebbe aumentare la quota di bambini in eccesso ponderale - conferma Maria Rosaria Licenziati, direttore del centro obesità e patologie endocrine correlate dell'azienda ospedaliera di rilievo nazionale Santobono-Pausilipon di Napoli -. La supposizione nasce dal maggior consumo di alimenti elaborati e ricchi di calorie che avviene in larga parte degli appartamenti, oltre alla mancanza di attività fisica. La scuola è il luogo ideale per dare ai bambini le informazioni riguardanti gli stili di vita e per fornire almeno un pasto equilibrato al giorno, grazie alle mense scolastiche. Tutto ciò, purtroppo, è mancato in questi mesi. Mi auguro che, nelle lezioni a distanza, sia stato dato ampio spazio anche all'educazione fisica. Molti bambini, a causa del lockdown e vivendo in case con spazi ridotti, sono stati costretti a fermarsi da un giorno all'altro».
LA LENTA RISCOPERTA DELLA DIETA MEDITERRANEA
A lasciare il segno sul girovita - come detto - rischia di essere stata perlopiù l'inattività fisica. A confermarlo è anche un altro dato svelato dall'indagine. Con il passare delle settimane, larga parte degli italiani ha imparato infatti a dare anche più spazio ad alimenti salutari. Segno che, una volta adattatici alla nuova ordinarietà, complice il maggior tempo da dedicare alla cucina e l'impossibilità di «rifugiarsi» in bar, pizzerie e ristoranti, abbiamo riscoperto il valore della dieta mediterranea. Lo si evince dal lavoro condotto dai ricercatori di Tor Vergata: il 63 per cento dei partecipanti ha messo in atto i dettami dello schema portato all'attenzione da Ancel Keys. La risposta migliore l'hanno data gli abitanti delle regioni del Nord, rispetto a coloro che vivono nelle aree in cui poggiano le fondamenta dello schema alimentare elaborato studiando la longevità degli abitanti del Cilento. Accanto ai prodotti freschi come il pane e gli ortaggi di stagione, a marzo e ad aprile sembrano essere aumentati i consumi di legumi, pesce, vegetali e formaggi (conservati o surgelati). «Questi sono comportamenti che dovremmo portarci anche oltre l'esperienza della quarantena», spiega Elena Dogliotti, biologa nutrizionista della supervisione scientifica di Fondazione Umberto Veronesi. Semmai, il nodo si è innestato nelle porzioni. Muovendoci di meno, tutti abbiamo visto calare il nostro fabbisogno energetico. Un aspetto da tenere sempre presente a tavola, a maggior ragione se si consumano alimenti ricchi in zuccheri e grassi. Che il comportamento degli italiani a tavola sia tutt'altro che da buttare lo testimonia anche «il progressivo abbandono del junk food - aggiunge Di Renzo -. Cucinando di più, abbiamo ridotto i consumi di snack salati, bevande gassate e zuccherate, carne lavorata, prodotti da forno e dolci confezionati».
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CONSIGLI PER LA FASE 2
Alla luce dei dati riportati, i ricercatori raccomandano di seguire una dieta sana ed equilibrata con materie prime salubri e genuine, riducendo quanto più possibile i prodotti confezionati e processati. «I consigli non cambiano: ogni pasto che portiamo a tavola deve contenere cereali, meglio se integrali, verdure e una fonte proteica - conclude Dogliotti -. Per le proteine, meglio prediligere quelle di origine vegetale, poi quelle del pesce, delle uova, della carne bianca e della carne rossa. Il bilancio giornaliero dovrebbe prevedere, complessivamente, il consumo di cinque porzioni di verdura (400 grammi, ndr) e frutta (250 grammi, ndr). L'avvicinarsi dell'estate ci offre la possibilità di consumare frutti ricchi di acqua quali le fragole, le ciliege, i kiwi, le nespole e le albicocche». Visto il rilevante impatto determinato dalla sedentarietà, durante la fase 2 è importante «riprendere l'attività fisica, in maniera graduale se negli ultimi due mesi la si è messa da parte», ha suggerito Annamaria Colao, ordinario di endocrinologia e malattie del metabolismo all'Università Federico II di Napoli, nel webinar di Fondazione Umberto Veronesi dal titolo «Come seguire stili di vita corretti ai tempi del Covid-19». «Fare sport, oltre che per sentirsi in forma e apprezzarsi di più, è importante anche per rafforzare il sistema immunitario». Un aiuto di cui tenere conto a maggior ragione adesso. L'emergenza non è ancora alle spalle.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).