E’ la raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla scorta di uno studio che conferma il nesso tra il consumo di alimenti ricchi di grassi e sale e l’eccesso di peso corporeo
La politica deve prendere provvedimenti contro l’ obesità: è questo il monito che arriva dopo uno degli ultimi studi che pongono in correlazione: sovrappeso e consumo del cosiddetto cibo spazzatura (junk food). La ricerca, pubblicata sul Bulletin of the World Health Organization, ha messo in relazione l’aumento di peso con la crescita dei Paesi industrializzati e con le politiche di libero mercato attuate dai governi. A differenza di altri studi recenti, che hanno assunto come parametro la densità di fast food nelle città o il consumo pro capite, i ricercatori hanno considerato quante volte in un anno una persona acquista in un fast food. Queste transazioni sono state messe in relazione con l’andamento medio dell’indice di massa corporeo (parametro che definisce il limite tra normalità, sovrappeso e obesità corrispondenti), per il periodo compreso tra il 1999 e il 2008.
COSA DEVONO MANGIARE I BAMBINI?
L’ALLARME
I risultati sono stati molto netti: nell’arco di tempo considerato, il numero di transazioni, nei 25 paesi considerati, è aumentato da 26,61 a 32,76 e, parallelamente, il BMI è passato da 25,8 a 26,6. Anche i singoli dati confermano il parallelismo tra incremento della frequentazione dei fast food e peso: tra i paesi nei quali il numero di transazioni pro capite nei fast food è aumentato maggiormente vi sono il Canada (+16,6), l’Australia (+14,7), l’Irlanda (+12,3), la Nuova Zelanda (+10,1). Tra i più virtuosi al primo posto c’è l’Italia (+1,5) seguita dall’Olanda (+1,8), dalla Grecia (+1,9) e dal Belgio (+2,1), cioè ci sono paesi nei quali la regolamentazione sulla vendita del cibo spazzatura è, in generale, un po’ più stringente. «Se i governi non si decidono ad assumere al più presto provvedimenti severi e permettono al marketing di agire nel silenzio - commenta Roberto De Vogli, dipartimento di salute pubblica dell’Università di Davis, California -, l’obesità crescerà ancora in tutto il mondo, con conseguenze disastrose tanto sulla salute quanto sulla produttività economica».
SCELTE CONSAPEVOLI
Secondo stime della FAO, tra il 2002 e il 2008 l’apporto energico individuale nei 25 paesi esaminati è passato da 3.432 a 3.437 chilocalorie. Anche se non si tratta di un grande incremento, tuttavia allontana ulteriormente uomini e donne dei paesi ricchi dal numero di calorie più che sufficiente per vivere in salute: circa 2.500 per gli uomini, 2.000 per le donne. Diversi i provvedimenti consigliati: incentivi economici per tutti coloro che vendono, nei negozi e nei supermercati, alimenti freschi e sani, dando a questi più spazio rispetto a quelli lavorati, e a coloro che coltivano frutta e verdura; disincentivi economici per le aziende che vendono junk food, alimenti molto lavorati e precucinati, bibite dolci e gasate e, allo stesso tempo, riduzione o eliminazione dei sussidi per le aziende che impiegano mais come mangime per gli animali per ottenere una crescita rapida o fanno un uso indiscriminato di pesticidi, fertilizzanti, antibiotici e prodotti chimici in generale; politiche volte alla suddivisione delle città in zone, per verificare e tenere sotto controllo il numero e la qualità di negozi e ristoranti; regolamentazione più severa della pubblicità di fast food, junk food, alimenti molto lavorati e bevande dolci, soprattutto se rivolta ai bambini; miglioramento del sistema di etichettatura soprattutto per gli alimenti più lavorati, compresi quelli venduti nei fast food e le bevande gassate e zuccherate.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).