Nei Paesi ad alto reddito i tumori fanno più vittime delle malattie cardiovascolari. I maggiori tassi di mortalità sono legati alla neoplasie, del polmone, del colon, dello stomaco e del fegato
Le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare la prima causa di morte a livello globale. Ma se si fa un focus su quelli che vengono definiti i Paesi ad alto reddito, si osserva il «sorpasso» compiuto dai tumori. Le malattie oncologiche, che su scala mondiale costituiscono la seconda fonte di decessi, nella società occidentale rappresentano il primo determinante del «fine vita». Il dato emerge dai risultati di un'indagine epidemiologica pubblicata sulla rivista The Lancet, che solleva (almeno) due spunti di riflessione. Il primo riguarda il crescente impatto che la prevenzione - abbinata a diagnosi e terapie sempre più accurate - sta avendo nel determinare una riduzione delle morti per complicanze cardiache. D'altra parte, però, si fa fatica a contenere l'impatto delle neoplasie, nonostante i progressi registrati negli ultimi anni.
I CORRETTI STILI DI VITA
PER EVITARE I TUMORI
LA TRANSIZIONE IN CORSO
Ogni anno, nel mondo, muoiono all'incirca 55 milioni di persone. Poco meno di un decesso su 3 - per l'esattezza: 17.7 milioni - avviene per cause cardiovascolari. Le morti riconducibili a una malattia oncologica, invece, si assestano tra i nove e i dieci milioni. Fin qui la fotografia globale, perché se si restringe l'obiettivo ai Paesi a più alto reddito si osserva «la transizione che è in atto», per dirla con Gilles Dagenais, direttore del dipartimento di cardiologia dell'Università Laval di Quebec (Canada) e primo autore della ricerca: condotta seguendo per quasi dieci anni oltre 162mila adulti di mezza età di 21 Paesi del mondo. «Il peso delle malattie croniche non trasmissibili sta cambiando, in favore dei tumori - aggiunge l'esperto -. Questa metamorfosi è dovuta al calo progressivo di incidenza che sta riguardando le malattie cardiovascolari. Un simile scenario, se si diffonderà a livello dei singoli Stati, potrebbe far diventare il cancro la prima causa di morte al mondo nell'arco di un paio di decenni». Entrando nel dettaglio delle statistiche, il tumore a più alto tasso di mortalità (18.4 per cento del totale dei decessi per causa oncologica) è quello del polmone. Seguono le neoplasie del colon-retto (9.2 per cento), dello stomaco e del fegato (8.2 per cento).
In Italia la cura dei tumori è tra le migliori d'Europa
NEI PAESI POVERI SI MUORE ANCORA TROPPO PER CAUSE CARDIOVASCOLARI
Oltre a riconoscere i progressi compiuti nell'ambito della prevenzione cardiovascolare nella società occidentale, non per questo però al riparo dalle insidie dettate dalla modifica delle abitudini alimentari, l'indagine ha un rovescio della medaglia. Viviamo in un Pianeta - e in un continente, come certifica l'ultimo rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità - in cui le disuguaglianze la fanno da padrone. Ecco spiegato perché nei Paesi a medio e basso reddito avere un cuore «ballerino» si conferma la maggiore insidia per la salute. Un aspetto che, secondo i ricercatori, è dovuto «alla minore qualità dell'assistenza sanitaria», documentata nella ricerca da un numero di ricoveri e da una disponibilità di farmaci inferiore. Secondo Salim Yusuf, direttore dell'unità di ricerca di salute pubblica della McMaster University di Hamilton (Canada), «i governi di questi Stati dovrebbero potenziare gli investimenti mirati alla prevenzione delle malattie cardiovascolari, riducendo l'impegno nei confronti delle malattie infettive».
PREVENZIONE QUASI SEMPRE POSSIBILE
Quello che emerge da un secondo lavoro pubblicato sullo stesso numero di The Lancet è che circa il 70 per cento delle nuove diagnosi di malattie cardiovascolare potrebbe essere evitato intervento su fattori di rischio modificabili. Il primo della lista è l'ipertensione, seguito da altri di tipo sociale: l'inquinamento indoor, la cattiva alimentazione, i bassi livelli di istruzione. Questi ultimi risultano avere un «peso» maggiore nei Paesi meno sviluppati, mentre in quelli più ricchi a spostare gli equilibri sono soprattutto i fattori di rischio metabolici: il fumo di sigaretta, il colesterolo alto, l'obesità e il diabete.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).