Tumori al polmone, al seno e al colon-retto i più frequenti. Uomini più colpiti delle donne. Più di 43 milioni di persone sono vive a cinque anni dalla diagnosi
In cima alla lista c'è il tumore del polmone, con quasi 2,1 milioni di diagnosi. A seguire, i tumori al seno (2), del colon-retto (1,8), della prostata (1,3) e dello stomaco (un milione). Indipendentemente dai sessi, alla fine dell'anno, sarà questa la gerarchia dei tumori più diffusi nel mondo nel 2018. I dati, riportati nel rapporto Globocan e pubblicati sulla rivista CA: A Cancer Journal for Clinicians, rappresentano una «fotografia» delle diagnosi di tumore registrate a livello globale entro la fine dell'anno. A essersi ammalate dal primo gennaio al 31 dicembre, saranno 18,1 milioni persone: un uomo su cinque e una donna ogni sei, per un trend complessivamente in crescita. Quasi la metà delle diagnosi si registerà in Asia, dove però vive il 60 per cento della popolazione globale. In Europa si conteggerà il 23,4 per cento dei nuovi casi e il 20,3 per cento dei decessi.
In Italia la cura dei tumori è tra le migliori d'Europa
UNA MAPPA ETEROGENEA
La stima redatta dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) è la più ampia nel suo genere: 185 i Paesi monitorati, 36 le tipologie di tumore passate in rassegna. Le statistiche evidenziano un aumento della diagnosi, che può essere dovuto a diversi fattori: dall'invecchiamento della popolazione alle precarie condizioni di sviluppo sociale ed economico che si registrano in diverse aree del Pianeta, a dimostrazione dell'eterogeneità dell'istantanea. Questo secondo aspetto incide anche sulla mortalità, che nel 2018 dovrebbe essere di poco inferiore a dieci milioni (9,6) e determinata perlopiù, nell'ordine, dai tumori del polmone (1,8 milioni: pari al 18,4 per cento del totale dei decessi), da quelli del colon (881mila), dello stomaco (783mila) e del fegato (782mila). Al quinto posto il tumore al seno (627mila): responsabile di meno del sette per cento dei decessi su scala globale, con profonde differenze a seconda dello Stato in cui si vive. Nel complesso, però, al 31 dicembre dovrebbero essere oltre 43 milioni le persone vive a un quinquennio dalla scoperta della malattia. La soglia dei cinque anni è un indicatore entrato nell'uso comune. Oltre questa, viene considerata molto meno probabile la probabilità che la malattia «riprenda» il proprio decorso.
I CORRETTI STILI DI VITA DA ADOTTARE
PER PREVENIRE I TUMORI
TUMORI DIVISI PER SESSO
La classifica dei tumori più diagnosticati si conferma invariata anche nel confronto tra i due sessi. Tra le donne, l'ordine alla fine dell'anno sarà il seguente: seno, polmone e colon (sia per incidenza sia per mortalità). Tra gli uomini, quello al polmone sarà il più diagnosticato e anche quello che determinerà il maggior numero di decessi. Quelli della prostata e del colon (incidenza), del fegato e dello stomaco (mortalità) saranno rispettivamente secondi e terzi. Nonostante un impatto ancora elevato, i tassi di incidenza dei tumori del polmone e della cervice uterina sono comunque calati in diverse realtà: il primo tra gli uomini nel Nord Europa e nel Nord America, il secondo nella maggior parte dei Paesi, a eccezione dell'Africa sub-sahariana.
In Italia la prevenzione rimane una «cenerentola»
DONNE E TUMORE DEL POLMONE
Il tumore del polmone è la prima causa di morte in 28 Paesi: sia negli uomini sia nelle donne. A preoccupare è sopratutto il trend che riguarda le signore. Tra di loro, negli anni, è cresciuto il numero di fumatrici. Non ci si può stupire dunque se un cancro che in origine era considerato prettamente maschile, oggi riguardi in maniera diffusa anche il gentil sesso e abbia un impatto significativo tanto sull'incidenza quanto sulla mortalità. A ciò occorre aggiungere le altre conseguenze legate al fumo: un aumento del rischio di ammalarsi di tumori delle alte vie aeree, del tratto digerente e del collo dell’utero, di avere infarti e ictus e malattie respiratorie gravi come enfisema e bronchiti croniche. Le sigarette rappresentano inoltre un danno per la fertilità, per la gravidanza e per la salute del nascituro, aumentano le probabilità di menopausa precoce e fragilità ossea. Tanti i buoni motivi, dunque, per provare a smettere.
UN PREMIO ALLA RICERCA
Per porre un argine a questo problema, che richiede una risposta urgente sebbene sia ancora poco considerato, nel 2018 la Fondazione Umberto Veronesi bandisce la prima edizione del Premio per la migliore ricerca su fumo e donne, a fianco della Società Italiana di Tabaccologia (Sitab). Il riconoscimento - del valore di 2.500 euro - sarà consegnato a un ricercatore under 40 iscritto alla Sitab nel corso del Congresso nazionale in programma a Firenze l’8 e il 9 novembre, per «incentivare, selezionare e diffondere progetti e ricerche che abbiano come finalità la lotta al fumo di tabacco e ai suoi danni nel genere femminile» (il bando è consultabile sul sito tabaccologia.it).
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).