Nuovi terapie mirate per i tumori del sangue. In futuro si dirà addio alla chemioterapia? Dal congresso della Società italiana di Ematologia
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Lo dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità: viviamo nel secondo Paese più longevo al Mondo, davanti a noi soltanto il Giappone. Non può stupire, dunque, il dato che vede gli italiani più esposti alle malattie tipiche della terza età, tra cui tutti i tumori del sangue: leucemie, mielomi e linfomi. Su un totale di poco superiore a trentamila diagnosi annue, due terzi riguardano gli over 65: ventunomila - su un totale di quasi 13 milioni - uomini e donne che spesso convivono con altri fattori di rischio o malattie (ipertensione, diabete, osteoporosi, ipercolesterolemia), ma che iniziano a toccare con mano la possibilità di essere sottoposti a cure in grado di garantire la cronicizzazione del tumore.
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ADDIO ALLA CHEMIOTERAPIA?
"Chemio free". È questa l'etichetta che gli esperti, riunitisi a Firenze per il congresso della Società Italiana di Ematologia, hanno utilizzato per descrivere il tracciato dei nuovi percorsi terapeutici rivolti agli anziani colpiti da un tumore del sangue. È su di loro, dopo anni di trascuratezza, che si sta concentrando la ricerca: un po' perché queste neoplasie sono più diffuse negli over 65 e un po' perché diverse stime indicano un raddoppio di questa quota della popolazione nei prossimi trent'anni. Al momento i chemioterapici, che fino a due decenni fa garantivano risposte poco confortanti e che spesso gli anziani non potevano assumere per via degli effetti collaterali, vengono ancora impiegati assieme a farmaci che stimolano il sistema immunitario ad aggredire la malattia. È il meccanismo alla base dell'immunoterapia, in alcuni casi ancora abbinata alla chemioterapia, quello che si sta rivelando vincente nella cura delle leucemie - mieloide e linfatica cronica - e del mieloma multiplo: tumori tipici dell'età avanzata. Già oggi, ma sopratutto in chiave futura, invece, l'approccio che sembra più promettente è quello della medicina di precisione, al centro dell'ultima edizione di The Future Of Science. Si colpiscono direttamente alcuni regolatori del processo di replicazione cellulare e s'arresta la progressione della malattia. «Così garantiamo una migliore risposta terapeutica e un significativo risparmio per le casse dello Stato», sostiene Fabrizio Pane, direttore dell'unita operativa di ematologia e trapianti dell'azienda ospedaliero-universitaria Federico II di Napoli e presidente della Società Italiana di Ematologia.
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I SUCCESSI NELLA CURA DEL MIELOMA
Le possibilità di sconfiggere un tumore dipendono anche dal Paese in cui si vive e su questo l'Italia non è messa male, rispetto al resto d'Europa. Relativamente ai tumori ematologici, gli ultimi dati del progetto EUROCARE-5 indicano che la sopravvivenza è in linea con il valore medio del Vecchio Continente: in particolare per i linfomi di Hodgkin (82% contro 81%) e non Hodgkin (62% contro 60%), per le leucemie mieloidi croniche (53%) e acute (16% contro 17%). Significativamente più elevata rispetto alla media risulta invece la sopravvivenza dei pazienti italiani - 4500 i nuovi diagnosticati ogni anno - affetti da mieloma multiplo: il 46% contro il 39%, per una malattia che ha origine dalle plasmacellule, responsabili della formazione degli anticorpi. «Tra i diversi tumori del sangue, il mieloma multiplo è quello che ha fatto registrare i maggiori successi nel campo della ricerca - dichiara Giovanni Pizzolo, ordinario di ematologia all'Università di Verona -. Con i nuovi anticorpi monoclonali disponibili, abbinati eventualmente ai chemioterapici, oggi è possibile convivere per anni con questa malattia. I nuovi farmaci sono già disponibili anche per quei pazienti che non rispondono ad altre terapie».
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).