In Italia quasi 4 cittadini su 10 negano l’assenso alla donazione di organi. Perché così tanti rifiuti?

Ogni anno, in Italia, migliaia di persone aspettano un trapianto per continuare a vivere. Ma il numero delle persone che non dà l’assenso alla donazione di organi è ancora alto: quasi il 40 per cento delle dichiarazioni raccolte dai Comuni italiani.
A che cosa serve la disponibilità di donatori
Cuore, rene, fegato e polmoni sono tutti organi che, una volta donati, possono restituire salute, tempo e qualità della vita. Eppure, nonostante i progressi della medicina e l’impegno dei centri di donazione e trapianto, «l’unico modo per eseguire questa tipologia di intervento resta ancora la disponibilità di un donatore. Una variabile non scontata e che bisogna continuare a promuovere ogni giorno», commenta il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Giuseppe Feltrin.
Nel primo trimestre del 2025, secondo i dati del Centro Nazionale Trapianti, su quasi 950.000 dichiarazioni raccolte nei Comuni al momento del rinnovo della carta d’identità elettronica, il 60,3% ha espresso consenso alla donazione, mentre il 39,7% ha detto no. Una percentuale ancora troppo elevata, considerando l’impatto che anche un solo “sì” può avere su più vite.
Numeri che fanno pensare
Nel Sistema Informativo Trapianti risultano registrate oltre 22 milioni di dichiarazioni di volontà, ma quasi 7 milioni di queste sono opposizioni. E un altro dato preoccupante è quello di chi si astiene: oltre il 40% dei cittadini che rinnova il documento non esprime alcuna scelta (e non risulta dunque compreso nelle 950.000 dichiarazioni citate). In questi casi, la decisione finale spetta ai familiari, spesso chiamati a pronunciarsi in momenti molto difficili. «I nostri sforzi comunicativi devono raggiungere proprio questa platea, che magari non è sufficientemente informata e per questo si trova impreparata alla domanda rivolta dall’operatore dell’ufficio anagrafe» sottolinea Feltrin.
Perché così tanti rifiuti?
La risposta non è semplice, ma le ragioni più comuni ruotano attorno a disinformazione, paure irrazionali e sfiducia.
Molti temono che dichiararsi donatori possa in qualche modo compromettere la qualità delle cure ricevute in situazioni d’emergenza. In realtà non è così: ogni medico si impegna a garantire tutte le cure possibili ai propri pazienti, senza sapere chi tra loro sia o meno un donatore. Altri sono frenati da convinzioni religiose o culturali, spesso basate su interpretazioni non aggiornate o su falsi miti. Alcuni cittadini esprimono una più generale diffidenza verso le istituzioni sanitarie, temendo che la volontà del singolo non venga rispettata o che ci siano “altri” interessi dietro i trapianti. «Con il Ministero della salute stiamo avviando un’ampia indagine demoscopica proprio per indagare le ragioni dei no e di chi decide di astenersi. Dati alla mano, saremo in grado di rimodulare eventualmente la nostra comunicazione, che già da anni si concentra a combattere i principali falsi miti sulla donazione» ricorda il direttore Feltrin.
Chi dice di sì, chi dice di no
I dati rivelano che il consenso cresce tra i 40 e i 50 anni, con quasi il 69% dei cittadini favorevoli. Ma cala sensibilmente tra gli over 60, dove quasi una persona su due si oppone. Colpisce anche il trend tra i più giovani: nella fascia 18-30 anni, l’opposizione è passata dal 33,6% del 2024 al 37,9% nel 2025. Un segnale d’allarme che proviene proprio da chi ha più accesso all’informazione digitale, ma che sembra non ricevere messaggi efficaci su questo tema.
Eppure l’Italia sa essere generosa
Accanto ai “no”, ci sono comunque storie che raccontano quanto possa essere altruista la nostra società. Nel piccolo comune di Verceia, in provincia di Sondrio, nel 2024 su 158 cittadini che hanno espresso la loro volontà, 138 hanno detto sì, e solo uno si è opposto. Sono numeri che fanno riflettere su quanto possa fare la differenza anche una piccola comunità quando è ben informata e unita da una cultura del dono.
Come si esprime la volontà?
Ogni cittadino maggiorenne può dichiarare se desidera donare i propri organi in modo semplice e gratuito:
- al momento del rinnovo della carta d’identità,
- alla propria ASL
- iscrivendosi all’AIDO (Associazione Italiana Donatori di Organi),
- firmando una dichiarazione scritta, da conservare tra i propri documenti personali.
Un piccolo gesto per un impatto enorme
Esprimere la propria volontà alla donazione non è solo un atto di responsabilità individuale, ma anche un contributo concreto alla salute pubblica. Significa diventare parte di una rete di solidarietà che, ogni anno, consente a migliaia di pazienti di continuare a vivere. Anche dopo la morte, è possibile lasciare un’eredità fatta di vita.