La terapia antiriassorbitiva dell'osso con denosumab o bifosfonati, può portare problemi ai denti e alla mandibola. I chiarimenti ad una paziente in cura dopo un tumore al seno

Ho avuto un tumore al seno nel 2021, ho poi svolto un ciclo di radioterapia e a seguire una terapia con antiestrogeni e poi inibitori dell'aromatasi per ridurre il rischio di recidiva. Ora dovrei tornare al controllo in ospedale e dovrei avere per quella data la bonifica della mia bocca per iniziare un trattamento antiriassorbitivo per le ossa, con il denosumab. Nel mio caso questo (dopo accurato videat odontoiatrico) significherebbe l'asportazione di ben quattro denti e conseguente arrivo ad un apparecchio... Ora io vi chiedo se si può valutare di procedere con altro farmaco. Ho 57 anni e i controlli ad ora stanno andando bene. Grazie
Francesca
Risponde la Dr.ssa Silvia Martella, Unità Ginecologia Preventiva, IEO Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Gentile Signora,
la terapia antiriassorbitiva dell’osso (con bisfosfonati o denosumab) è indicata nelle donne che stanno seguendo una terapia ormonosoppressiva – cioè farmaci che bloccano l’attività ovarica inducendo una menopausa farmacologica – oppure in quelle già in menopausa in trattamento con farmaci antiestrogenici, come il tamoxifene o gli inibitori dell’aromatasi.
In entrambe le situazioni, la soppressione ormonale ha un impatto negativo sulla densità e sulla qualità dell’osso, aumentando il rischio di fratture.
Come per ogni trattamento, in particolare se a scopo preventivo, è fondamentale valutare attentamente il rapporto tra rischi e benefici. Se, ad esempio, è presente una compromissione dentaria tale da controindicare la terapia antiriassorbitiva – per la necessità di interventi ripetuti e invasivi a carico dell’osso mascellare o mandibolare – sarà lo specialista odontoiatra a esprimere una eventuale controindicazione.
Analogamente, in presenza di un’osteoporosi conclamata o già complicata da fratture, che potrebbe richiedere trattamento indipendentemente dalla terapia ormonale per il tumore mammario, una valutazione endocrinologica può risultare opportuna per bilanciare i potenziali benefici del trattamento con i possibili effetti collaterali.
Infine, tenga presente che, in assenza di controindicazioni specifiche, il trattamento antiriassorbitivo – sia con bisfosfonati che con denosumab – è generalmente associato a un basso rischio di complicanze. Naturalmente, ogni caso va valutato individualmente, soprattutto in un quadro clinico complesso come il suo.