Crescono le prospettive di vita in tutta Europa, ma per alcuni tumori i risultati delle terapie sono meno soddisfacenti per gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni rispetto ai bambini
Oggi un numero sempre maggiore di giovani sopravvive al cancro rispetto al passato. Ma rispetto ai bambini gli adolescenti e i giovani adulti risultano penalizzati se colpiti dallo stesso tumore. È questo il dato che emerge da uno studio coordinato dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, con la collaborazione dei colleghi dell’Università di Torino e dei gruppi di ricerca di oncologi pediatri di Oxford (Gran Bretagna) e Nancy (Francia). Il lavoro è stato pubblicato su The Lancet Oncology.
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ADOLESCENTI ANCORA TROPPO PENALIZZATI
La buona notizia è che il numero di bambini, adolescenti e giovani adulti che sopravvivono per almeno cinque anni dopo la diagnosi è aumentato costantemente nel corso del tempo in Europa.
Il dato complessivo dice che la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi nel periodo 2005-2007 è stata raggiunta dall’82 per cento degli adolescenti e dei giovani adulti colpiti dalla malattia (rispetto al 79 per cento del periodo 1999-2001).
Mentre nei bambini si è passati dal 76 al 79 per cento, confrontando gli stessi bienni. Quella meno lieta riguarda gli adolescenti, le cui prospettive di vita sono inferiori rispetto ai bambini, nello specifico rispetto a otto neoplasie: leucemie linfoidi e mieloidi acute, linfomi di Hodgkin e Non Hodgkin, sarcoma di Ewing, rabdomiosarcoma, osteosarcoma e astrocitoma.
Le differenze, secondo quanto dichiarato dagli autori dello studio, sono dovute «a una serie di fattori: tra cui ritardi nella diagnosi e nella cura, mancanza di linee guida sul trattamento e studi clinici specifici per adolescenti e giovani adulti».
Conta anche la diversa biologia dei tumori. A parità di diagnosi, infatti, un cancro può non essere uguale a un altro e questa differenza risulta più o meno marcata a seconda delle differenza d’età tra i pazienti.
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DUE ECCEZIONI: I TUMORI AL SENO E ALLA PROSTATA
Lo studio confronta poi le prospettive di guarigione di adolescenti e giovani adulti con quelle degli over 40. A parità di diagnosi, i più giovani hanno maggiori di chance di superare la malattia.
Questo perché le terapie oncologiche possono essere condotte in pazienti che, nella quasi totalità dei casi, non presentano altre malattie (diabete) o fattori di rischio (sovrappeso, obesità, ipertensione) e non risultano dunque sottoposti ad altre cure farmacologiche.
Stando ai dati del progetto EUROCARE-5, in soli due casi i pazienti più giovani sono risultati «penalizzati» in termini di sopravvivenza rispetto agli adulti. Ovvero in presenza di diagnosi di tumore al seno e alla prostata (rari nei ragazzi).
Secondo Annalisa Trama, ricercatore del dipartimento di epidemiologia valutativa dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e tra gli autori della pubblicazione, una simile evidenza può essere ricondotta «alla maggiore aggressività di queste due malattie nei pazienti più giovani: quando questi tumori vengono scoperti prima dei quarant’anni, sono quasi sempre in fase avanzata e risultano più difficili da curare».
TUMORE NEGLI ADOLESCENTI:
A QUALI SINTOMI PRESTARE ATTENZIONE?
SERVONO CURE MIRATE PER GLI ADOLESCENTI
Nel complesso i dati portati alla luce sono incoraggianti, perché confermano i progressi compiuti nel campo dell’oncologia pediatrica negli ultimi vent’anni, con tassi di guarigione passati complessivamente dal 70 a quasi il 90 per cento -. C’è un però, che riguarda gli adolescenti, colpiti dalla malattia in un’età caratterizzata dalla pubertà e dalla maturazione di organi e tessuti.
Ecco spiegata la differenza tra i tumori che insorgono a quest’età e quelli osservabili in bambini e adulti. A ciò occorre aggiungere il problema del ritardo diagnostico, accentuato dalla carenza di strutture specializzate per i malati oncologici di questa età: non più bambini, ma nemmeno già grandi.
In Italia due centri hanno dedicato spazi appositi per i teenager: l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e il Centro di Riferimento Oncologico (Cro) di Aviano.
A penalizzare gli adolescenti, infine, è anche la necessità di protocolli terapeutici a loro dedicati presso le strutture ospedaliere. In risposta a queste crescenti difficoltà, con il progetto Gold for Kids, la Fondazione Umberto Veronesi sostiene l’avviamento dei protocolli di cura per bambini e adolescentie promuove l’informazione scientifica in questo ambito.
Il prossimo passo prevede l’apertura di un protocollo (con il coinvolgimento di venti pazienti all’anno per sei anni) di cura per il medulloblastoma metastatico ad alto rischio biologico.
Dal 2014 a oggi Gold for Kids ha consentito l’apertura di due studi clinici sulla leucemia mieloide acuta e sul linfoma di Hodgkin, e tre studi osservazionali.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).