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Cardiologia
Caterina Fazion
pubblicato il 25-04-2025

Le tecniche di rilassamento abbassano la pressione?



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Controllo del respiro, yoga, mindfulness: efficaci nel breve periodo, ma restano dubbi sul lungo termine

Le tecniche di rilassamento abbassano la pressione?

Le tecniche di rilassamento per combattere lo stress possono contribuire ad abbassare la pressione alta, almeno nel breve periodo, ma l’efficacia a lungo termine resta incerta. È quanto emerge da una valutazione dei risultati di studi precedenti, pubblicati sulla rivista BMJ Medicine.

 

IL RUOLO DELLO STRESS

La pressione alta colpisce circa un terzo delle persone tra i 30 e i 79 anni, ed è tra le principali cause di morte sia negli uomini sia nelle donne, osservano i ricercatori.

Sebbene esistano farmaci per gestire la condizione, l’aderenza alle terapie è spesso scarsa, alimentando l’interesse per approcci alternativi. Tra questi, le tecniche di rilassamento mirano a ridurre uno dei principali fattori di rischio per l’ipertensione: lo stress.

Tuttavia, non è chiaro quali metodi, tra cui controllo del respiro, mindfulness, yoga, Tai Chi o biofeedback, che consente di imparare a controllare funzioni corporee normalmente involontarie, siano davvero i più efficaci.

 

LA RICERCA

Per approfondire l'argomento, i ricercatori hanno analizzato i dati di 182 studi pubblicati fino a febbraio 2024, che esaminavano l’effetto delle tecniche di rilassamento sulla pressione alta (140/90 mm Hg o più) e sulla pressione elevata (120/80 mm Hg o più).

Dove possibile, è stata impiegata la network meta-analysis, una tecnica statistica che consente di confrontare contemporaneamente più “trattamenti”.

I risultati aggregati di 54 studi indicano che la maggior parte delle tecniche analizzate sembrano ridurre sia la pressione sistolica che quella diastolica nei soggetti ipertesi, almeno nei primi tre mesi. Le pratiche più studiate sono state: controllo del respiro (13 studi), yoga/tai chi (11), biofeedback (8), rilassamento muscolare progressivo (7) e musica (7).

«L’ipertensione è una condizione cronica – ricordano i ricercatori –, che probabilmente richiede trattamenti farmacologici a lungo termine o cambiamenti comportamentali. Di conseguenza, gli interventi utilizzati per un breve periodo o che offrono solo benefici a breve termine difficilmente sono utili dal punto di vista clinico».

 

COSA FUNZIONA MEGLIO?

Rispetto all’assenza di intervento, le riduzioni della pressione sistolica sono state significative:

  • controllo del respiro: –6,65 mm Hg

  • meditazione: –7,71 mm Hg

  • yoga e tai chi: –9,58 mm Hg

  • mindfulness: –9,90 mm Hg

  • musica: –6,61 mm Hg

  • rilassamento muscolare progressivo: –7,46 mm Hg

  • psicoterapia: –9,83 mm Hg

  • tecniche combinate: –6,78 mm Hg

I ricercatori osservano che «le tecniche di rilassamento o di gestione dello stress potrebbero portare a riduzioni significative della pressione arteriosa fino a tre mesi di follow-up». Tuttavia, mettono in guardia: «esiste incertezza su questo effetto, tuttavia, a causa del rischio di distorsione negli studi primari, della possibilità di publication bias in quest’area e dell’imprecisione nelle stime dell’effetto, il che significa che i cambiamenti osservati nella pressione arteriosa potrebbero essere troppo piccoli per influenzare gli esiti cardiovascolari o cerebrovascolari».

 

DUBBI SUL LUNGO PERIODO

Tra i 3 e i 12 mesi, non è emersa alcuna evidenza statistica di efficacia per le tecniche analizzate, e la certezza delle prove è risultata molto bassa. In questo intervallo temporale, le pratiche più studiate sono state biofeedback (7 studi), yoga/tai chi (4) e rilassamento muscolare progressivo (4).

Solo tre studi hanno previsto un follow-up a 12 mesi o più. Tra questi, l’autogenic training (una tecnica auto-diretta) ha mostrato un possibile effetto positivo su entrambe le componenti della pressione arteriosa, ma con un basso livello di certezza. Nessun’altra tecnica ha dato risultati significativi nel lungo termine.

Anche i dati disponibili per la pressione elevata sono risultati limitati: solo due studi hanno confrontato tecniche di rilassamento con il trattamento abituale, con effetti modesti.

«Esistono tuttavia troppo pochi studi per valutare se gli effetti benefici del rilassamento si mantengano quando le tecniche vengono praticate per più di tre mesi», confermano i ricercatori. «Gli studi futuri devono riportare chiaramente se i partecipanti stavano ancora utilizzando i metodi di rilassamento al momento della valutazione dei risultati, con dettagli sull’aderenza al programma di rilassamento. Questi fattori potrebbero influenzare fortemente l’efficacia delle diverse tecniche di rilassamento e gestione dello stress».

Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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