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Redazione
pubblicato il 29-04-2025

Laser e melanoma: come comportarsi?



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Cosa sappiamo oggi sulla sicurezza della low-level laser therapy, o fotobiomodulazione, in chi ha avuto un melanoma? La parola agli esperti

Laser e melanoma: come comportarsi?

Ho 64 anni e 30 anni fa ho avuto un melanoma in situ alla schiena. Da due mesi utilizzo sul viso, per un'ora al giorno, il LYMA LASER, un device estetico che si basa sulla low-level laser therapy (LLLT) o fotobiomodulazione, una tecnologia che utilizza un laser freddo 100 volte più potente di un LED per rigenerare la pelle a livello cellulare senza causare danni, dolore o arrossamenti. Quando ho chiesto al customer service perché ne sconsigliassero l’uso in caso di melanoma, mi hanno risposto che il divieto riguarda solo le zone colpite o le lesioni cutanee, semplicemente perché non è stato testato in queste condizioni. Vorrei il vostro parere su questa tecnologia, che sta diventando sempre più nota anche in Italia.

I. (domanda pervenuta tramite il form L’esperto risponde)

Rispondono il dottor Giuseppe Spadola, Dermatologo - Chirurgia del melanoma e dei tumori oculari IRCCS Fondazione Istituto Nazionale dei tumori,  e il dottor Matteo Tretti Clementoni, Consultant Plastic Surgeon.

 

Gentile signora,

Non ci sono evidenze che questo tipo di terapia, né altre tipologie di laser, possano aumentare l’incidenza di tumori cutanei melanocitari e non melanocitari. Se non isolati lavori scientifici, non ci sono nemmeno prove che la terapia laser possa prevenire l’insorgenza di tumori cutanei non melanocitari.

 

IL RUOLO DELLA LLLT

È invece dimostrato come la low-level laser therapy (LLLT) fotobiomodulazione possa stimolare, per aumento di angiogenesi, la crescita di cellule tumorali pigmentate già presenti nella cute. In assenza di indicazioni scientifiche chiare sul rischio/beneficio della LLLT su cute sana, ma nella certezza che possa aumentare la crescita di tumori pigmentari già presenti, e magari non ancora diagnosticati poiché microscopici, il consiglio per coloro che hanno avuto un melanoma in passato, o che hanno anamnesi familiare positiva per lo stesso, è quello di non eseguire questo tipo di terapia.

 

MELANOMA: DIAGNOSI IN AUMENTO

Le diagnosi di melanoma e di melanoma in situ sono, come noto, in aumento. Questo fenomeno genera una popolazione sempre più numerosa di pazienti con una storia medica di melanoma. In particolare, il melanoma in situ rappresenta – fortunatamente – la forma più precoce di questo tumore cutaneo, e guarisce completamente con l’asportazione chirurgica.

Pertanto, un paziente che abbia avuto un melanoma in situ trent’anni fa, viene considerato dal dermatologo un soggetto sano, ma con una pelle potenzialmente predisposta a sviluppare altri melanomi. In questi casi è sufficiente una sorveglianza attiva, con controlli dermatologici annuali o semestrali, e non sono necessari ulteriori interventi.


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