Soltanto 9 mamme su 100 convinte dell'efficacia delle vaccinazioni. L'obbligo fa crescere le coperture, ma il livello di informazione rimane carente
L'introduzione dell'obbligo vaccinale in età pediatrica sta dando i risultati sperati. Un esempio? In Italia, tra il 2017 e il 2018, le coperture per la vaccinazione esavalente hanno superato il 95 per cento. E in tutti i casi - anche per la trivalente, pur non avendo ancora raggiunto la soglia in grado di proteggere l'intera popolazione - i trend risultano in rialzo. Sul piano della tutela della salute pubblica, il risultato è da considerarsi dunque positivo. Ma se si va oltre i doveri sanciti dalla legge, si scopre che l'esitazione da parte dei genitori è un fenomeno ancora presente nella popolazione. E che, per garantire una prevenzione adeguata delle malattie infettive, va affrontata partendo innanzitutto da una corretta informazione.
PERCHE' UNA LEGGE
PER RENDERE I VACCINI OBBLIGATORI?
UN'INDAGINE SULLE DONNE ITALIANE
Sono i risultati di un'indagine pubblicati sull'European Journal of Public Health a lasciare intendere quanto lavoro ci sia ancora da fare per tranquillizzare i genitori circa la sicurezza e convincerli - dati alla mano - relativamente all'efficacia delle vaccinazioni. Per fare luce sul grado di consapevolezza delle mamme, un gruppo di ricercatori italiani ha intervistato 1.820 donne residenti in 14 città sparse lungo la Penisola: da Torino a Catania. La ricerca ha svelato che soltanto il 9 per cento di loro è convinta dell'efficacia, dell'importanza e e della sicurezza delle vaccinazioni. Il 20 per cento ha invece mostrato tentannamenti e pregiudizi relativamente alla maggior parte degli argomenti legati al tema. Elevata è risultata anche la quota di donne (17 per cento, quasi 1 su 5) incerte di fronte a un assioma ormai condiviso: se molte malattie infettive sono sempre più rare, il merito è da ascrivere ai vaccini.
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POCA CONSAPEVOLEZZA E MOLTA DISINFORMAZIONE
I dati sono stati raccolti tra l'autunno del 2016 e la primavera del 2017, nei mesi in cui il dibattito sull'introduzione dell'obbligo vaccinale è stato più acceso. Quanto accaduto nei due anni successivi - aumento delle coperture e assenza di significativi effetti collaterali - potrebbe aver modificato la percezione da parte dei genitori? Probabilmente sì, ma in minima parte. Secondo Roberta Siliquini, direttore della scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva dell'Università di Torino, «la mancanza di consapevolezza e la persistenza di alcune false credenze sono aspetti ancora troppi diffusi tra le mamme italiane». Oltre a quelle già citate, dall'indagine è emerso che una mamma su 3 non crede a benefici superiori ai rischi, relativamente alle vaccinazioni. Mentre in un caso su 5, le donne hanno dimostrato di non credere che gli effetti collaterali siano lievi e tollerabili. Ancora molto presente è risulta inoltre l'ipotesi che la vaccinazione trivalente aumenti i rischi di sviluppare un disturbo dello spettro autistico. Soltanto 1 mamma su 3, infatti, non ha dato il minimo adito a una correlazione che la comunità scientifica ha escluso a più riprese.
COME FAR CRESCERE LA FIDUCIA?
L'indagine ha svelato anche alcuni aspetti che potrebbero tornare utili nella definizione di una strategia tesa ad aumentare lo stato della conoscenza sui vaccini. Più alto era il livello di istruzione delle donne, meno frequenti erano le esitazioni. Analoga differenza è stata rilevata nel confronto tra donne italiane e straniere e tra coloro che avevano già una gravidanza alle spalle rispetto alle primipare. In aggiunta a ciò, le mamme sono risultate meno portate all'esitazione se, nei mesi precedenti, avevano avuto modo di affrontare la «questione-vaccini» con il medico di base o ricorrendo alle informazioni presenti sui siti istituzionali. Riscontri che confermano la necessità di tenere vivo il confronto. «Dopo la rimozione dell'obbligo vaccinale, risalente al 1999, ci siamo sottratti al confronto su questo tema - prosegue Siliquini, che ha coordinato la ricerca -. Si è trattato di un errore: chi si occupa di prevenzione non dovrebbe mai abbassare la guardia, come dimostra anche quanto sta accadendo con l'Hiv. L'ascesa dei "no-vax" ha portato le istituzioni sanitarie a riconsidare le vaccinazioni come una priorità. La reintroduzione dell'obbligo non può essere considerato un successo. Ma nel 2017, così come adesso e per i prossimi anni, è l'unico strumento sicuramente efficace che abbiamo per far crescere le coperture».
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OPERATORI SANITARI E DONNE IN GRAVIDANZA
Il dibattito sulle vaccinazioni merita di diventare centrale anche nei confronti di altre due categorie: gli operatori sanitari e le donne in gravidanza. Nel primo caso, per invertire la rotta (il tasso di copertura lungo la Penisola non supera il 15 per cento), Siliquini propone «di andare nei reparti per vaccinare i colleghi e di portare avanti la stessa opera di sensibilizzazione nei confronti degli studenti di medicina fin dal primo anno: devono comprendere subito che chi svolge una professione d'aiuto ha degli obblighi sociali da cui non può esentarsi». Quanto alla profilassi da effettuare prima (rosolia) e durante la gravidanza (influenza e pertosse), «abbiamo bisogno soprattutto dell'aiuto dei ginecologi». In Italia ci sono ancora tantissime donne che si presentano alla seconda e alla terza gestazione senza essere protette dalla rosolia. I rischi per il feto, in questo caso, possono essere altissimi. Motivo per cui la vaccinazione dovrebbero farla anche le donne che hanno già immunizzato il proprio figlio. «Il contatto con molti altri bambini non le esenta dal rischio di ammalarsi, con conseguenze potenzialmente molto pericolose in caso di una successiva gravidanza», conclude l'esperta.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).