A eccezione di alcuni casi, i prematuri dovrebbero vaccinarsi rispettando le stesse scadenze dei nati a termine. Ma i ritardi continuano a essere comuni
Sono più vulnerabili rispetto ai loro coetanei, venuti regolarmente alla luce al termine della gravidanza. Eppure, nel confronto, i neonati pretermine mostrano generalmente tassi di adesione alle vaccinazioni inferiori. Il divario, nella maggiore parte dei casi, è tanto più accentuato quanto più precoce è stata la nascita e minore il peso corporeo registrato subito dopo. Ma le mamme e i papà di questi neonati - ovvero tutti coloro che nascono prima della 37esima settimana di gestazione - possono essere rassicurati. Oltre che necessario, vaccinare questi bambini nei tempi previsti offre una protezione sufficiente: nel breve e nel lungo termine.
PERCHE' COSI' TANTI VACCINI
A PARTIRE DAI PRIMI ANNI DI VITA?
PREMATURI MENO VACCINATI
Le coperture vaccinali tra i prematuri continuano a essere inferiori rispetto a quelle di tutti gli altri bambini. La conferma giunge da uno studio pubblicato sulla rivista Pediatrics, che ha confrontato il trend delle statistiche in oltre diecimila neonati dello stato di Washington: un quinto dei quali prematuri. Attingendo ai registri vaccinali, i ricercatori hanno verificato se l'adesione alla profilassi variasse in relazione al momento in cui era avvenuta la nascita. I dati hanno evidenziato come il 47.5 per cento dei bambini venuti alla luce entro la 37esima settimana risultava vaccinato a 19 mesi, rispetto al 54 per cento dei bambini inseriti nel gruppo di controllo. Divario pressoché identico a 36 mesi: con il 63.6 per cento dei prematuri vaccinati, rispetto al 71.3 per cento dell'altro gruppo. Ciò equivale a dire che 1 prematuro su 2 non risultava in regola con le vaccinazioni dopo un anno e mezzo. Uno scenario che, come documentano diverse ricerche, appartiene anche all'Italia. Secondo Nicola Laforgia, primario dell'unità di neonatologia e terapia intensiva neonatale del policlinico di Bari e prima firma di uno studio pubblicato sulla rivista Human Vaccines & Therapeutics, «i neonatologi sono tenuti a informare i genitori in merito al programma di vaccinazione al momento della dimissione dalla terapia intensiva neonatale e durante il follow-up».
Prematuri: cautele sul latte materno quando c’è il rischio di infezioni
NESSUNA DIFFERENZA RISPETTO AI NATI A TERMINE
I prematuri hanno un sistema immunitario inizialmente meno sviluppato che li espone maggiormente ai rischi infettivi. Ragion per cui - nel loro caso - le vaccinazioni sono considerate uno strumento di prevenzione ancora più efficace. Secondo i ricercatori del Seattle Children's Hospital, le infezioni da evitare sono soprattutto la pertosse, la polmonite da streptococco, l'influenza (le problematiche respiratorie sono le più frequenti tra i prematuri) e la gastroenteriti da rotavirus. Ma insidiose possono essere anche il tetano e la meningite. Senza trascurare il morbillo: profilassi obbligatoria dopo il primo anno di vita. «I prematuri devono essere immunizzati seguendo ciò che il calendario vaccinale propone in base all'età - afferma Mauro Stronati, direttore della struttura di neonatologia e patologia neonatale del policlinico San Matteo di Pavia -. All’età cronologica di un mese, tutti i bambini prematuri, indipendentemente dal peso iniziale o dall’età gestazionale, hanno la stessa probabilità di rispondere adeguatamente dei bambini più grandi». Quanto alle dosi, occorre utilizzare quelle piene per ogni vaccino. «Il peso alla nascita e la dimensione non sono fattori che devono far rimandare la profilassi prevista in un prematuro clinicamente stabile». Come tale, si considera il neonato non sottoposto a trattamenti per gravi infezioni e che non presenta un'instabilità respiratoria.
LE (POCHE) ECCEZIONI
Anche se il ricovero durasse diverse settimane, le prime vaccinazioni devono essere somministrate al compimento dei due mesi: in base all'età cronologica del neonato e non a quella corretta. Nelle situazioni più delicate, può essere consigliato di effettuare la profilassi in ospedale, in modo da monitorare la funzionalità respiratoria per le prime 72 ore. Ci sono poi ulteriori eccezioni. Se la mamma risulta positiva per gli anticorpi specifici per il virus dell'epatite B, il neonato dovrà sottoporsi alla profilassi con il vaccino e con le immunoglobuline entro 24 ore dalla nascita. Un prematuro (se nato prima della 29esima settimana) deve essere inoltre vaccinato contro il virus respiratorio sinciziale, in grado di provocare infezioni a carico dei polmoni e delle vie aeree. La prevenzione dei contagi chiama in causa le persone che vivono a stretto contatto con un neonato prematuro. Oltre a essere sempre certi di una corretta igiene delle mani, «all'inizio occorre evitare gli ambienti affollati, fare attenzione se ci sono fratelli che frequentano la scuola ed escludere il contatto del bambino con persone malate per tutto il primo anno di vita», conclude Antonella Soldi, neonatologa all'ospedale Sant'Anna di Torino. Efficace è considerata pure la cosiddetta «strategia del bozzolo», che prevede la vaccinazione degli adulti conviventi nei confronti della pertosse e dell'influenza.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).