Parotite
CHE COS’È LA PAROTITE
La parotite (Orecchioni) è una malattia virale (causata da un virus appartenente al gruppo dei Paramyxovirus) che colpisce le parotidi, grandi ghiandole salivari poste dietro ai rami della mandibola e sotto le orecchie.
È comunemente conosciuta con il termine «orecchioni», per la particolare conformazione che l‘ingrossamento delle ghiandole conferisce al volto.
Si tratta di una malattia infettiva trasmessa per via aerea attraverso tosse o starnuti di persone infette, tipica dell’età infantile: l’incidenza è massima tra i 5 e i 9 anni di età, ma può manifestarsi, meno frequentemente, anche nell’età adulta con forme talvolta più gravi. Una volta contratta, la parotite conferisce, di solito, un’immunizzazione definitiva che protegge da infezioni successive, al pari di morbillo e rosolia.
Come queste ultime, inoltre, l’infezione è altamente contagiosa e potenzialmente epidemica, come evidenziato dal riscontro di alcuni focolai negli anni passati. Ad oggi la vaccinazione rimane lo strumento di prevenzione più sicuro ed efficace.
SINTOMI
Il sintomo caratteristico degli "orecchioni" è la tumefazione di una o entrambe le ghiandole parotidi, che conferisce al volto la conformazione tipica da cui il nome «orecchioni».
Dopo un periodo di incubazione che va da due a quattro settimane, le prime manifestazioni a presentarsi sono febbre, mal di testa, dolori muscolari e perdita di appetito. A 1-2 giorni di distanza si avverte il rigonfiamento delle ghiandole, che talvolta può interessare anche le sottolinguali e sottomandibolari, con conseguente dolore alle orecchie e in fase di masticazione.
Generalmente la sintomatologia regredisce nell’arco di una settimana, fino alla totale guarigione dalla malattia. Si stima che circa un terzo delle infezioni non comporti segni evidenti bensì manifestazioni aspecifiche a livello delle vie aeree superiori (faringe, laringe, trachea). In certi casi, invece, la parotite può causare danni permanenti nei bambini quali perdita di udito, epilessia e paralisi dei nervi facciali.
Le complicanze dell’infezione sono però molto più comuni negli adulti: orchite (infezione dei testicoli che interessa il 30% delle infezioni e che in casi isolati può provocare sterilità), meningite, pancreatite ed encefalite sono tutte infiammazioni con esiti potenzialmente gravi. In seguito alla comparsa di nuovi sintomi è perciò sempre consigliato consultare il proprio medico di fiducia.
DIAGNOSI
La diagnosi viene effettuata mediante osservazione da parte del medico, che individua ed esamina nel paziente le manifestazioni sintomatiche per valutarne l’eventuale correlazione col processo infettivo.
Alla visita può far seguito la richiesta di un test di laboratorio per determinare nel sangue la presenza di anticorpi specifici (Immunoglobluline G e M) diretti contro il virus e poter confermare la diagnosi.
COME SI CURA
In caso di forme infettive non complicate, non esiste una terapia mirata per la cura della parotite. Si procede in genere con il trattamento dei sintomi: analgesici per il dolore dovuto all’infiammazione in corso, antipiretici per la febbre. Per abbassare la febbre in bambini al di sotto dei 12 anni, in particolare, è sconsigliata l’assunzione di acido acetilsalicilico in favore del paracetamolo.
Il primo risulta infatti controindicato per il rischio di sindrome di Reye, una patologia acuta che può esitare in una grave forma di encefalopatia epatica dell’infanzia o nel decesso del paziente. Al fine di alleviare i sintomi sono poi consigliati un adeguato riposo e un’attenta alimentazione, meglio se semiliquida, in modo da attenuare il dolore causato dalla masticazione.
Infine, non andrebbero assunti succhi di agrumi per evitare che la loro acidità accentui il fastidio procurato dal processo infiammatorio. Solitamente la terapia è a base di farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), ma se si presentano complicanze quali orchite o meningite, spesso il medico ricorre ad una terapia a base di cortisone o idrocortisone.
FATTORI DI RISCHIO
Il virus della parotite (orecchioni) è un virus molto contagioso. Il periodo di incubazione dura mediamente 2-3 settimane, poi la malattia esordisce con una sintomatologia non specifica (febbre, malessere, disappetenza e cefalea), seguita dal rapido ingrossamento delle ghiandole salivari.
L’infezione viene generalmente trasmessa per via respiratoria, tramite tosse o starnuti di persone infette. Non è esclusa, seppur più rara, la possibilità di contagio attraverso il contatto diretto con oggetti contaminati (per cui è preferibile, ad esempio, evitare la condivisione di posate o bicchieri).
Tra i fattori che aumentano il rischio di esposizione al virus i principali sono: il contatto abituale con ambienti affollati quali scuole o ospedali, deficit del sistema immunitario, i viaggi in Paesi in cui l’infezione ha una maggiore incidenza, la mancata vaccinazione.
PREVENZIONE
Oltre alle buone abitudini igieniche, la misura preventiva specifica per la parotite è la vaccinazione. Si tratta di un vaccino contenente un ceppo virale vivo attenuato, ovvero modificato in laboratorio in modo da ridurne drasticamente la virulenza e allo stesso tempo indurre nel paziente l’immunizzazione rispetto a successive infezioni. La vaccinazione si effettua in due fasi: la prima dose viene generalmente somministrata tra i 12 e i 15 mesi di età; la seconda verso i 5-6 anni. Il vaccino è un preparato trivalente (morbillo, parotite e rosolia) o quadrivalente (morbillo, parotite, rosolia e varicella). Trattandosi di un vaccino vivo attenuato, è bene tenere presente che la somministrazione va evitata in caso di pazienti con deficit immunitario, sottoposti a terapia immunosoppressiva (antitumorali, corticosteroidi, farmaci antirigetto) o in gravidanza.
QUANTO È DIFFUSO
Grazie alla sua elevata infettività, la parotite è ampiamente diffusa in tutto il mondo. Ogni 3-5 anni si registrano nuovi focolai di contagio solitamente dovuti ad una riduzione della copertura vaccinale, localizzati soprattutto in luoghi affollati quali scuole e asili. Nel complesso l’Italia ha assistito negli ultimi anni a una drastica riduzione dei casi di parotite. Le vaccinazioni, infatti, stanno dimostrando grande efficacia nell’arginare la diffusione della patologia: secondo i dati riportati da Epicentro, il portale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità, i casi sul territorio nazionale sono passati da 37.669 nel 2000 a 1.103 nel 2009. Indicativo, a questo proposito, come la copertura vaccinale (considerata come prima somministrazione effettuata entro il primo anno di vita) negli stessi anni sia passata dal 79,1 all’89,9 per cento.
Consulenza: Giancarlo Icardi, direttore dell'unità operativa complessa di igiene dell'azienda ospedaliero-universitaria San Martino - IST di Genova
NOTA BENE: le informazioni contenute in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico
Sostieni la ricerca scientifica d'eccellenza e il progresso delle scienze. Dona ora.