Le società scientifiche raccomandano il vaccino contro Sars-CoV2 anche ai malati di tumore. Giuseppe Curigliano risponde ai dubbi più diffusi
A poche settimane dall’avvio delle vaccinazioni contro il virus Sars-CoV2 la domanda di tutti è: quando toccherà a me? Se lo chiedono anche le donne e gli uomini in cura per un tumore: sono da considerare una categoria a rischio per Covid-19? Quando saranno vaccinati? Potranno vaccinarsi anche se stanno facendo chemioterapia o devono affrontare un’operazione? E i familiari? Cerchiamo di rispondere alle domande principali con l’aiuto di Giuseppe Curigliano, oncologo, Direttore della Divisione Sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e professore associato di Oncologia Medica all’Università di Milano. Il professor Curigliano è fra i 16 esperti della Società europea di oncologia medica (ESMO) che hanno stilato un documento dedicato all’efficacia e alla sicurezza dei vaccini contro Sars-CoV2 per i malati di cancro.
I MALATI DI CANCRO SONO PIÙ A RISCHIO?
I pazienti oncologici hanno ragione di temere conseguenze più gravi se colpiti da Covid-19? «Ai pazienti con diagnosi di cancro deve essere offerta con priorità la vaccinazione contro Sars-CoV2» spiega il professor Curigliano. «Alcuni di loro sono a maggior rischio di forme gravi e di morte per Covid, e parliamo soprattutto di anziani con performance status compromesso, pazienti con patologie ematoncologiche o con tumori solidi in fase avanzata (in particolare con tumori polmonari), pazienti con comorbidità severa (cioè con altre malattie importanti, ndr), con fragilità legata a una condizione di immunodeficienza. Sono tutte persone che dovrebbero essere vaccinate il prima possibile, e che nel piano vaccinale dovrebbero essere inserite nella fase 2».
LE FASI DEL PIANO VACCINALE
Secondo il Piano strategico per la vaccinazione anti Sars-CoV2, infatti, una prima fase della campagna vaccinale vede l’offerta della profilassi agli operatori sanitari e sociosanitari, al personale e agli ospiti delle RSA, i presidi sanitari per anziani, e alle persone con più di 80 anni (almeno 6 milioni di persone). Nella seconda fase si vaccineranno le persone con più di 60 anni e quelle con almeno una comorbidità cronica. Chiaramente alcune categorie si sovrappongono, per età e condizione, ed è impossibile al momento indicare la durata delle varie fasi, perché dipende da molti fattori, fra cui i tempi di autorizzazione delle agenzie regolatorie.
VACCINO COVID-19: DOMANDE E RISPOSTE PER I PAZIENTI ONCOLOGICI
VACCINO CRUCIALE PER I MALATI DI TUMORE
Anche se i punti interrogativi sono ancora tanti e parliamo di un nemico comparso appena un anno fa, gli studi su Covid-19 e persone con un cancro sono ormai svariate migliaia nel mondo. I pazienti oncologici risultano esposti a un maggior rischio di morte per Covid-19, che si aggiunge al rischio dovuto al cancro. Inoltre sono persone che devono frequentare luoghi sicuri ma popolati, come ospedali e ambulatori, per cui in linea teorica più esposti al contagio rispetto a chi può restare a casa. Vanno poi considerati i danni indiretti, come il ritardo dei trattamenti se ci si ammala di Covid-19 o si deve restare in quarantena, o le eventuali inefficienze nelle prestazioni sanitarie dovute alla pandemia.
ANCHE CHI È IN TERAPIA SI PUÒ VACCINARE?
«Altri pazienti, poi, come coloro che stanno seguendo terapia ormonale, biologica o chemioterapia, possono essere inclusi nella seconda o nella terza fase» prosegue Giuseppe Curigliano. Quindi non ci sono controindicazioni per chi sta seguendo una chemioterapia? «Le controindicazioni sono le stesse della popolazione generale, ovvero condizioni particolari, come riferite e accertate specifiche allergie ai componenti del vaccino o conomitante stato di immunodepressione. Questi sono vaccini nuovi, ma sulle persone che stanno ricevendo chemioterapia c’è una grande esperienza dalla vaccinazione antinfluenzale o antipneumococcica. Per questo possiamo affermare che anche per chi sta ricevendo chemioterapia è fondamentale la vaccinazione per il Covid-19. Come per altre vaccinazioni, è importante effettuarla nel momento in cui c’è la risalita dei globuli bianchi e non nel momento in cui la conta è al minimo (il cosiddetto “nadir”) o in prossimità di esso. Sarà l’oncologo a consigliare il momento migliore per la vaccinazione». E cosa possiamo dire a chi sta seguendo cure con farmaci biologici? «Allo stesso modo, non ci sono problemi per le terapie biologiche che non danno leucopenia, ovvero che non riducono i globuli bianchi» risponde l’oncologo.
ESISTE UN RISCHIO DI INTERAZIONI PERICOLOSE FRA VACCINI E FARMACI ANTITUMORALI?
«Al momento – precisa Giuseppe Curigliano - non esiste un razionale che indichi interazioni fra i vaccini contro Sars-CoV2 approvati e qualsiasi tipo di farmaco che i pazienti ricevono. È importante confrontarsi con l’oncologo e invito tutti i pazienti a parlare con i loro medici oncologi di riferimento per qualunque dubbio».
I MALATI DI TUMORE SVILUPPANO UN’IMMUNITÀ ADEGUATA?
Troppo immunocompromessi per sviluppare difese efficaci contro il coronavirus? Secondo le informazioni raccolte da ESMO, i segnali sono positivi e i dati ancora mancanti non mettono in dubbio l’opportunità della vaccinazione. Il professor Curigliano spiega il perché: «I dati sono ancora pochi, però possiamo attingere a tutto ciò che sappiamo sulla vaccinazione antinfluenzale, e ci aspettiamo che i pazienti oncologici sviluppino una risposta immunitaria protettiva. Lo IEO ha condotto uno studio sulla risposta immunitaria contro il coronavirus dimostrando che i pazienti con cancro sviluppano una efficiente ed adeguata risposta anticorpale. È difficile ora prevedere in che modo le diverse forme di malattia e le diverse terapie possono influenzare il livello di immunizzazione, per questo a mano a mano che si proseguirà con la campagna vaccinale un compito importante sarà la raccolta di informazioni su un numero ampio di persone».
FAMILIARI E CONVIVENTI DOVRANNO VACCINARSI?
Ci sono pazienti oncologici che non si potranno vaccinare (ad esempio i bambini e i ragazzi fino ai 16 anni, per quanto riguarda il vaccino Pfizer-BioNTech, fino ai 18 per il vaccino Moderna). Per loro potrà essere importante avere intorno persone immunizzate, qualora fosse confermata come ci si augura la capacità dei vaccini di frenare il contagio e, in ogni caso, per evitare quarantene e disagi nell’assistenza. L'Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica (AIEOP) raccomanda che siano vaccinati tutti i gli operatori sanitari che lavorano accanto ai giovanissimi pazienti e che appena possibile lo siano anche familiari e conviventi adulti, per fare ogni sforzo affinchè bambini e adolescenti possano proseguire il trattamento oncologico secondo i protocolli e le linee guida. «Nella quarta fase è prevista la vaccinazione di tutta la popolazione. I vaccini contro Sars-CoV2 non sono stati concepiti solo per i malati, tutti hanno un beneficio dalla vaccinazione e per la salute pubblica è bene che più persone possibile siano immunizzate contro il virus, e prima lo facciamo meglio è» conclude Giuseppe Curigliano. Troppi malati di cancro stanno affrontando la malattia senza il supporto diretto di amici e familiari e la speranza è anche che la vaccinazione possa, nel tempo, rendere meno solitaria un’esperienza così difficile.
Non fermare la ricerca. Dona ora per i pazienti più fragili.
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.