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Fabio Di Todaro
pubblicato il 27-12-2020

Covid-19: i dettagli della campagna vaccinale in Italia



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Il 27 dicembre il via alle vaccinazioni contro Covid-19. I primi a essere protetti saranno i sanitari e gli ospiti delle Rsa. A seguire le altre categorie più a rischio

Covid-19: i dettagli della campagna vaccinale in Italia

Al di là di tutto, è un giorno che entrerà nella storia. Domenica 27 dicembre segna l’inizio della campagna vaccinale contro Covid-19. Un momento simbolico, scelto dall’Europa per condividere l’inizio della fine della pandemia. Con la somministrazione delle prime dosi del vaccino Pfizer Biontech, messo a punto seguendo tutte le fasi della sperimentazione clinica e autorizzato dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) meno di una settimana fa, uno spiraglio di luce si intravede in fondo a un tunnel che il mondo intero percorre ormai da un anno. Ci vorrà del tempo, però, prima che la profilassi (gratuita per tutti i cittadini e dunque interamente a carico del servizio sanitario) permetta di allentare le misure di contenimento in vigore. La campagna vaccinale durerà almeno 12 mesi, necessari per vaccinare quel 70 per cento della popolazione che viene individuato come la soglia minima da raggiungere per determinare l’immunità di gregge. Di conseguenza, occorrerà vaccinare almeno 40  milioni di persone. L’Italia procederà per step: vediamo come.

CHE COS'È UN VACCINO?
MALATTIE E SISTEMA IMMUNITARIO

OPERATORI SANITARI E OSPITI DELLE RSA I PRIMI VACCINATI

La campagna si è aperta con la somministrazione delle prime 9.750 dosi di vaccino giunte da Puurs (Belgio), sede dello stabilimento produttivo di Pfizer in Europa. I primi a riceverlo sono stati coloro che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Agenzia Italiana del Farmaco hanno riconosciuto come appartenenti alle categorie da vaccinare prima di tutte le altre: gli operatori sanitari e sociosanitari, gli ospiti e i dipendenti delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa). Ovvero coloro che, soprattutto nel corso della prima ondata, hanno pagato il prezzo più alto della pandemia. Vaccinare medici e infermieri ha un valore duplice: permette di proteggere operatori posti più a rischio dal loro lavoro e garantisce la tenuta dell’assistenza sanitaria. Non di rado è capitato infatti di avere reparti decimati dalle assenze del personale sanitario infetto o costretto alla quarantena. Senza trascurare il buon esempio, che mai come in questo momento storico può giungere da chi trascorre le proprie giornate in camice. Gli ospiti delle Rsa, sulla base delle conoscenze accumulate sulle conseguenze dell’infezione da Sars-CoV-2, sono stati invece riconosciuti come le persone più fragili in ragione dell’età avanzata e della frequente concomitanza di altre malattie.


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CAMPAGNA VACCINALE IN QUATTRO FASI

Questo primo step coinvolgerà quasi 2 milioni di persone, per cui servirà un numero doppio di dosi vaccinali: considerando che per una piena immunizzazione occorrerà sottoporre ogni persona a due di queste, con un intervallo almeno di tre settimane. Dal momento che a partire dal 28 dicembre l’Italia riceverà 470mila dosi alla settimana, servirà all’incirca un mese per completare questa operazione. Dopodiché si potrà progredire vaccinando innanzitutto gli anziani con più di 80 anni (quasi 4.5 milioni). Considerando il numero doppio rispetto a quello dei primi vaccinati, si stima che questa fase possa concludersi durante la primavera. A seguire, come indicato nel piano strategico (consultabile tra le fonti), sarà il turno delle persone di età compresa tra 60 e 79 anni (13.5 milioni) e degli italiani affetti almeno da una malattia cronica (7.5 milioni). E poi, via via, di tutti gli altri: con priorità per il personale scolastico e le forze dell'ordine. Il ministero della Salute ha individuato quattro fasi della campagna vaccinale, ma non ha indicato i tempi. Questi potranno variare in base alla disponibilità dei vaccini e al numero di operatori sanitari che saranno impegnati. Visto il periodo di osservazione ristretto, la durata della protezione non è stata definita con certezza. Ma le conoscenze sugli altri tipi di coronavirus indicano che l'efficacia dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi. 


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Per il tramite dell’Unione Europea, l'Italia riceverà complessivamente circa 240 milioni di dosi (considerando l'estensione dell'accordo stipulato con Pfizer che porterà nel nostro Paese 40 milioni di dosi in più entro la fine del 2021). Gli ordini contemplano dunque una scorta di sicurezza che potrà essere utilizzata per gli eventuali richiami. Ma nonostante ciò, c’è qualche preoccupazione relativa ai tempi con cui i vaccini saranno disponibili. Da Pfizer inizialmente arriveranno all’incirca 2 milioni di dosi, necessarie a proteggere la metà delle persone. Per l’immediato prosieguo, di conseguenza, si punta anche sull’arrivo del farmaco sviluppato da Moderna, sempre sfruttando la tecnologia a mRna (il 6 gennaio è atteso il via libera dell'EMA). Mentre sul piano quantitativo, il contributo più corposo è atteso da Johnson&Johnson (quasi 54 milioni di dosi), Astrazeneca e Sanofi (oltre 40 milioni per una), che per diverse ragioni difficilmente però saranno in grado di soddisfare le richieste dell’Italia prima dell’estate. Di conseguenza, confidando che Pfizer e Moderna riescano a garantire le quote promesse, c'è il rischio che nei prossimi 6-9 mesi l'Italia si ritrovi con poco più di 40 milioni di dosi di vaccini. Con queste, sarebbe possibile proteggere la metà degli individui (20 milioni) da vaccinare per raggiungere l'immunità di gregge. Motivo per cui, al momento, è impossibile stabilire quando terminerà la campagna di massa.

DOVE E COME VACCINARSI?

La profilassi vaccinale, gratuita per tutti e su base volontaria, sarà effettuata nei 300 punti di somministrazione individuati dal commissario per l'emergenza Domenico Arcuri di concerto con le Regioni. Nella prima fase, la vaccinazione sarà gestita negli ospedali e nei dipartimenti di prevenzione delle Asl, con l’impego di unità mobili per vaccinare persone impossibilitate a raggiungere i punti prestabiliti. Il personale impegnato sarà costituito da mediciinfermieri, operatori sociosanitari e personale amministrativo di supporto. L'organizzazione logistica sul territorio è stata affidata da ogni Regione a un responsabile locale, chiamato a individuare i siti, a stabilire il coordinamento operativo degli addetti e a monitorare l’esecuzione delle attività. Con l’aumentare della disponibilità dei vaccini, l'organizzazione gli ambulatori vaccinali territoriali, i medici di base e i pediatri di libera scelta, i medici militari e interni alle aziende.


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Sulla base di quanto detto finora, si deduce che quella del 27 dicembre diventerà una data simbolo. Ma non per questo sufficiente - da sola e fin da subito - a porre fine alla pandemia. Al pari del resto d'Europa, l'Italia è infatti ancora nel pieno della seconda ondata. E, per la prima volta dopo diverse settimane, tra il 14 e il 20 dicembre ha registrato «una crescita dell'indice Rt nell'intero Paese», è quanto riportato nell'ultimo monitoraggio della cabina di regia del ministero della Salute. Una situazione che corrisponde a un rischio «moderato o alto di una epidemia non controllata e ingestibile». Motivo per cui, a maggiore con la ripresa della scuola e delle attività produttive, anche nei mesi a venire sarà necessario adottare misure di contenimento dei contagi e rispettare i comportamenti più efficaci in chiave preventiva: il distanziamento sociale, la corretta igiene delle mani e l'utilizzo delle mascherine


Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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