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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 04-01-2016

Cure oncologiche, come evitare che danneggino il cuore



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Aumenta la sopravvivenza dei malati di tumore, ma aumentano gli effetti cardiovascolari negativi delle terapie (e del tumore stesso). I consigli utili

Cure oncologiche, come evitare che danneggino il cuore

Il «nemico» non è sempre vincente. Oggi quasi sei adulti su dieci sono vivi cinque anni dopo una diagnosi di tumore, con picchi di eccellenza che riguardano le neoplasie del seno (87%) e della prostata (92%). Tre milioni in assoluto sono gli italiani sopravvissuti cinque anni dopo aver scoperto la malattia. Un quadro migliore rispetto al passato che permette di concentrarsi sulla riduzione degli effetti collaterali delle terapie.


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SE IL TUMORE DANNEGGIA IL CUORE

Tra questi ci sono i possibili danni al cuore. La chemioterapia, le terapie biologiche e la radioterapia possono infatti provocare ipertensione, infarto e cardiopatia ischemica. È quanto evidenziato da un gruppo di ricercatori austriaci in uno studio presentato nel corso del congresso della Società Europea di Imaging Cardiovascolare. Cento i soggetti osservati, suddivisi in tre gruppi: 43 erano pazienti oncologici già trattati, 36 avevano ricevuto una diagnosi ma non ancora iniziato le cure e 21 le persone sane arruolate nel gruppo di controllo. Sottoponendoli a un’ecocardiografia, i ricercatori hanno valutato la frazione di eiezione ventricolare, un parametro che descrive la capacità del cuore di pompare sangue in tutto l’organismo a partire dal ventricolo sinistro. È emerso che entrambi i gruppi di pazienti avevano una funzione cardiaca alterata, rispetto ai soggetti sani. Ma ciò che è parso nuovo «è il ritrovamento di una ridotta tensione, generata dalla contrazione, conseguente a una disfunzione miocardica, nel gruppo di pazienti ancora non sottoposti ad alcun trattamento - spiega Rajdeep Khattar, cardiologo al Royal Brompton Hospital di Londra e tra gli autori della ricerca -. Ciò vuol dire che il tumore, anche senza l’intervento dei farmaci, può avere un contraccolpo sulla salute del cuore». 

UN BINOMIO DETTATO (ANCHE) DALL’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE

Di rado, alla diagnosi di un cancro, si indaga la presenza di fattori di rischio cardiovascolari: come l’ipertensione, il colesterolo alto e il diabete. Già a settembre una ricerca pubblicata su Heart aveva svelato l’elevata presenza - nei malati oncologici non ancora in cura - di alcuni marcatori responsabili di una riduzione della funzionalità cardiaca. E da uno studio apparso su Cancer Research, mirato a indagare le cause di decesso - sette anni dopo la diagnosi - di 1.807 sopravvissuti al cancro, si è visto che il una persona su tre era morta per disturbi cardiaci. Un dato non sorprendente per Nicola Maurea, direttore della struttura complessa di cardiologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli. «Gli effetti collaterali cardiaci delle terapie antitumorali stanno crescendo a causa dell'invecchiamento della popolazione. Molti pazienti arrivano alla diagnosi con cardiopatie silenti o con fattori di rischio cardiovascolari. E mentre si è tutti concentrati a eliminare il cancro, questi problemi non sono riconosciuti o non vengono adeguatamente trattati. Così il rischio aumenta, a seguito della chemioterapia o della somministrazione di farmaci biologici». 

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PREVENZIONE A TAVOLA

I cardiologi chiedono di essere interpellati al momento della diagnosi e non dopo aver già somministrato la terapia, da individuare - anche - sulla base della salute cardiovascolare del paziente. Un modo per assicurarsi la massima efficacia e il minimo impatto della stessa sul cuore, che dipende anche da alcune scelte individuali. Gli specialisti, riuniti nelle scorse settimane nel capoluogo campano per un workshop internazionale di cardioncologia hanno sottolineato anche l’importanza del controllo del peso e dello svolgimento dell’attività fisica (2-3 volte a settimana) per ridurre il rischio di recidiva. Da ridurre, se non si riesce ad abolirli, il fumo e l’alcol. Quanto alla dieta, meglio sceglierne una ricca in vegetali e a ridotto apporto di carni rosse e dolci. È bene sapere che «alcuni alimenti possono contrastare gli effetti cardiotossici della chemioterapia e delle cure biologiche - chiosa Michelino De Laurentiis, direttore della divisione di oncologia medica enologica dell'Istituto Pascale -: si tratta dell’olio di sesamo, della soia e del riso integrale. I latticini non devono essere eliminati del tutto né è necessario diventare vegani». 


Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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