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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 30-03-2021

Covid-19 fa più vittime tra le persone con una malattia mentale



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Schizofrenia e disturbo bipolare possono rendere più grave la prognosi di Covid-19. Eppure questi pazienti non rientrano tra i malati fragili da vaccinare al più presto

Covid-19 fa più vittime tra le persone con una malattia mentale

Le persone con pesanti malattie psichiatriche soccombono molto più degli altri a causa della Covid-19. Addirittura, tra gli anziani (60-79 anni), i decessi possono crescere fino a quattro volte. È questo il dato che emerge da uno studio condotto in Svezia dai ricercatori dell’Università di Umea e dal Karolinska Institutet. «Se è così, come dicono le cifre, occorre dare priorità per la vaccinazione a questa fascia di malati», fanno presente gli autori del lavoro, pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychiatry. L’indagine è stata condotta tra l’1 marzo e 15 giugno 2020 su tutta la popolazione al di sopra dei 20 anni. Tra i pazienti con pesanti malattie psichiatriche, nel periodo preso in esame, si sono verificati 130 decessi (equivalente allo 0.1 per cento del gruppo). Nel resto delle persone sane, invece, la percentuale è apparsa quasi dimezzata (0.06 per cento). Come già detto, ben più alto (quattro volte tanto) lo sfasamento negli over 60.

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CONSIDERATI SCHIZOFRENIA E DISTURBO BIPOLARE

Per pesanti malattie mentali nello studio sono stati considerati disturbi psicotici come la schizofrenia e il disturbo bipolare, mentre sono state lasciate fuori depressione e ansia che pure possono presentarsi in forme severe. Perché questo pedaggio così pesante fatto pagare dal coronavirus a persone gravemente disturbate? I ricercatori confessano di non avere la risposta. Ipotesi, sì. «Può essere che i disturbi mentali gravi conducano a un più rapido invecchiamento biologico - commenta il professor Martin Maripuu, della Umea University -. Oppure che il problema psichiatrico comprometta il sistema immunitario in generale o, ancora, che questo gruppo di malati abbia altri fattori di rischio come l’obesità».


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VITA PIU’ BREVE DI 10-20 ANNI

Si sa già, come fanno presente gli studiosi svedesi nell’introduzione al loro lavoro, che quanti hanno disturbi bipolari o psicotici hanno un’aspettativa di vita abbreviata, da 10 a 20 anni. Su questo pesano al 50 per cento disturbi somatici, principalmente disturbi cardiovascolari. Per la loro drammatica reazione al Covid-19 è possibile che questi pazienti portino con sé più fattori rischio sensibili all’infezione come problemi cardiovascolaridiabete, disturbi respiratori cronici, obesità. «Sulla riduzione dell’aspettativa di vita di certi malati psichiatrici - interviene Stefano Pallanti, professore associato di psichiatria all’Università di Firenze e docente di psichiatria e scienze del comportamento alla Stanford University (Stati Uniti) -. Basti pensare che anche la semplice ansia generalizzata prevede un calo di 1-3 anni».


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SI TRATTA DI MALATI DIFFICILI DA GESTIRE

Va anche considerato che i disturbi psichiatrici hanno risvolti fisici. Per esempio: all’ansia si possono associare disturbi digestivi, ipertensione. E hanno risvolti comportamentali: non ricordarsi di assumere le medicine, prendere decisioni non adeguate o dannose. «Può crearsi una miscela negativa nei confronti del Covid. Poi c’è la difficile gestione di questi malati: non sopportano la terapia intensiva, si strappano tutto, gli ansiosi sfuggono al trattamento».

 

COVID-19 E DISTURBI PSICHIATRICI: ATTENZIONE (ANCHE) ALLE INTERAZIONI TRA I FARMACI

Le terapie anti coronavirus possono a loro volta porre dei problemi. Pallanti: «Ci sono trattamenti anti-Covid che hanno effetti più gravi sulla coagulazione e l’infiammazione, ma il fatto è che ci sono condizioni psichiche che portano già a sviluppare un'eccessiva risposta infiammatoria. L’interleuchina-6 è una proteina prodotta da un agente infettivo, che aumenta già con la depressione». Infine anche gli psicofarmaci possono interferire con lo stato infettivo da Covid-19. Conclude lo specialista: «Le benzodiazepine, diciamo i tranquillanti, hanno effetti negativi sul Covid sia per difficoltà respiratorie sia per l’infiammazione. Sull’altro fronte, invece, i farmaci antipsicotici e serotoninergici (Ssri, ndr) hanno un effetto protettivo nei confronti della malattia da coronavirus».

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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