I numeri della stagione influenzale 2019-2020 dovrebbero però essere inferiori rispetto a quelli dello scorso anno. Vaccinazione: la fiducia cresce a piccoli passi
Il trend è costante, a questo punto dell'anno. Ma rispetto alla scorsa stagione, la curva di crescita viaggia con un leggero anticipo. Sono infatti già 767mila gli italiani messi ko dall’influenza: oltre 150mila in più rispetto al dato rilevabile 12 mesi addietro. Nella settimana compresa tra il 25 novembre e l'1 dicembre, sono stati 152mila i connazionali colpiti dal virus influenzale: perlopiù in Piemonte, Lombardia, Abruzzo e nella Provincia autonoma di Trento. I numeri, comunque, rientrano nella norma. Il picco dei contagi, infatti, dovrebbe registrarsi a partire dalla seconda metà di gennaio. Secondo le stime di diverse società scientifiche, a essere colpite dall'influenza potrebbero essere oltre 7 milioni di persone: da qui al termine dell'inverno. Un dato inferiore rispetto a quello registrato tra la fine del 2018 e i primi mesi del 2019, quando a finire a letto furono 9 milioni di italiani (con 198 decessi).
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CRESCE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DELLA VACCINAZIONE
La situazione è dunque sotto controllo. Merito anche di una maggiore aderenza alla campagna di vaccinazione contro l'influenza che, sebbene partita in leggero ritardo, «sta andando bene: in tutto il territorio stiamo registrando un incremento della domanda e dell'offerta», afferma Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie. Uno scenario che, al pari di quanto rilevato lo scorso anno, lascia immaginare risultati migliori rispetto al passato, quando si era fatta molta fatica a fare breccia nei target di riferimento. Le conseguenze della malattia, per anni, sono state poco considerate. Il «caso-Fluad» - scoppiato nel 2014 dopo il decesso di tre anziani in seguito alla profilassi e al ritiro da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco di due lotti di vaccino, poi «scagionati» dalle indagini - ha contribuito ad alimentare lo scetticismo nei confronti della profilassi. Sono seguite stagioni caratterizzate da un calo sensibile dei tassi di copertura, prima della lenta ripresa iniziata lo scorso anno.
COME DIFENDERSI DALL'INFLUENZA?
CHI DOVREBBE VACCINARSI?
La profilassi è raccomandata soprattutto per alcune fasce della popolazione: persone alle prese con malattie croniche, donne incinte e anziani. Da un paio d'anni il vaccino è offerto anche ai donatori di sangue, in modo da contenere il calo nell'affluenza ai centri trasfusionali quando l'infezione avrà raggiunto il suo picco. Il vaccino impiega all’incirca tre settimane prima di mettere a disposizione dell'organismo la giusta dose di anticorpi. Prima ci si vaccina, dunque, meglio è. Aspettando troppo, infatti, si corre il rischio di farsi trovare sguarniti nel momento di massima circolazione del virus. Con il Piano Nazionale Prevenzione 2017-2019, il Ministero della Salute ha confermato la volontà di arrivare a un obbiettivo di copertura minimo pari al 75 per cento. Ma il risultato è ancora ben lontano dall'essere raggiunto, se lo scorso anno l'adesione tra gli over 65 (considerati i più esposti alle complicanze dell'influenza) si è arrestata al 53.1 per cento.
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NON TUTTE SONO INFLUENZE
L'influenza è una malattia provocata da virus che infettano le vie aeree (naso, gola, polmoni) e che si diffondono con molta facilità attraverso goccioline di muco e di saliva (anche soltanto parlando vicino a un'altra persona). Spesso vengono impropriamente etichettate come forme influenzali diverse infezioni delle prime vie respiratorie - di natura batterica o virale - che possono presentarsi con sintomi molto simili. Ma l’influenza, a differenza di tutte queste altre forme, si distingue per la presenza di tre caratteristiche: l’insorgenza brusca della febbre oltre i 38 gradi, la presenza di almeno un sintomo sistemico (dolori muscolari o articolari) e uno respiratorio (tosse, mal di gola, naso che cola). Per la stagione 2019-2020, gli esperti si attendono infezioni più aggressive, date dalla circolazione di virus di tipo A (in particolare A-H3N2) che, soprattutto negli anziani, possono determinare complicazioni causate da contemporanee infezioni batteriche da pneumococco (principale responsabile delle polmoniti).
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).