I vaccini sono importanti pure per gli anziani. Investire sulla prevenzione consentirebbe di salvare molte vite e risparmiare risorse. Efficacia dimostrata anche contro il Fuoco di Sant'Antonio
Quando si parla di vaccini la tendenza è spesso quella di associarli alla tenera età. Non è un caso che l’investimento maggiore nelle campagne di vaccinazione riguardi le fasce di età tra gli 0 e i 6 anni. In realtà c’è un’altra grande categoria che necessiterebbe di maggiori investimenti ed è quella degli anziani. Accanto a quello influenzale, a partire dai 65 anni i calendari vaccinali stilati dal Ministero consigliano di sottoporsi a quello per il contrasto dell’Herpes zoster - responsabile del Fuoco di Sant’Antonio - e quello contro lo Pneumococco, causa di polmonite batterica. Eppure, nonostante le indicazioni, l’adesione è molto bassa anche per quanto riguarda il vaccino antinfluenzale.
Autismo e vaccini: storia di una frode scientifica
SI AL VACCINO ANTINFLUENZALE
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno dalle 250 alle 500 mila persone muoiono a causa dell’influenza, 40 mila in Europa, 8 mila nella sola Italia. L’incidenza maggiore (90%) si verifica proprio nella fascia di etàsuperiore ai 65 anni. «Le conseguenze principali che ne possono derivare sono rappresentate dall’aumento del tasso di ospedalizzazione per malattie correlate all’influenza e un incremento del rischio di mortalità, che, nei soggetti over 65 con malattie respiratorie croniche o malattie cardiache, è di 20 volte superiore rispetto a chi non ha comorbidità» spiega il dottor Graziano Onder, ricercatore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia all’Università Cattolica di Roma. Non è un caso che l’influenza aumenti la probabilità di andare incontro, nei soggetti a rischio, a ictus, infarti, polmoniti e broncopneumopatia cronica ostruttiva. Non secondario è anche l’impatto economico di tali patologie: nel 2014-2015 sono stati stimati costi diretti e indiretti dell’influenza per un totale di circa 3,5-4 miliardi di euro. Vite e risorse che potrebbero essere in parte risparmiate se solo aumentasse il numero over-65 vaccinati.
Pochi e rari i problemi causati dai vaccini
ATTENZIONE ALLA POLMONITE
Che dire invece della polmonite pneumococcica che globalmente si stima possa causare il decesso di oltre 1,6 milioni di persone all’anno con un tasso di ospedalizzazione in Europa del 2%? «Anche per questa patologia esiste un vaccino valido ma ancora poco pubblicizzato» spiega l’esperto. I dati a supporto del vaccino ci sono eccome: un recente studio realizzato su 85 mila anziani olandesi ha mostrato che la somministrazione del vaccino coniugato Pcv 13 ha un efficacia pari al 45% nella prevenzione delle infezioni da pneumococco.
COME DIFENDERSI DALL'INFLUENZA?
PREVENIRE IL FUOCO DI SANT’ANTONIO
Ma la vera novità in fatto di vaccinazioni per gli anziani è quella relativa all’infezione da Herpes zoster. Meglio noto con il nome di fuoco di sant’Antonio, la presenza del virus (lo stesso della varicella contratta da bambini) colpisce la cute e le terminazioni nervose. «Le sue complicanze sono a volte considerate come parte del normale processo d’invecchiamento e per tale motivo da sopportare spesso anche in silenzio. La più frequente è rappresentata dalla nevralgia posterpetica, la quale si manifesta prevalentemente con un dolore severo che diventa cronico, in grado di ridurre progressivamente la qualità di vita e la performance delle persone anziane. A oggi fino al 45% delle persone con più di 60 anni presenta un’esperienza di dolore cronico severo per 6-12 mesi legato all’infezione da herpes zoster» conclude Onder. Infezione che potrebbe essere prevenuta attraverso una sola somministrazione, dopo i 65 anni, di un vaccino realizzato appositamente per questo tipo di virus. L’unico neo è relativo all'accesso: al momento il vaccino in questione non viene fornito gratuitamente a tutti gli over 65, dipende dalle regioni. Ecco perché l'accesso non è per nulla omogeneo su tutto il territorio italiano.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.