I ragazzi che soffrono di un disturbo dell'umore hanno un rischio più alto di avere un infarto. La prevenzione parte dallo sport
Più attenzione alla comparsa di disturbi d’ansia e depressivi negli adolescenti: come accade negli adulti, di mezzo può andarci anche il loro cuore. Il messaggio che giunge dalla Svezia è da non trascurare. I ragazzi che segnalano «defaillance» sul piano psichico vanno intercettati e curati quanto prima. Per due ragioni. In primis ne va della loro salute mentale, che rischia di rimanere monca senza l'identificazione precoce e un adeguato trattamento di questi disturbi. E poi perché - è questa la novità - gli adolescenti che convivono con questi problemi hanno anche un rischio più alto di avere un infarto nel corso della vita. Non necessariamente da anziani, ma pure nel corso dell’età adulta.
CUORE A RISCHIO CON ANSIA E DEPRESSIONE GIOVANILI
Il dato emerge da uno studio pubblicato sull’European Heart Journal. A condurlo un gruppo di ricercatori dell’Università di Orebro (Svezia), che ha lavorato su un campione di oltre 238mila uomini nati tra il 1952 e il 1956: valutati prima nel passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta e poi a 58 anni. Incrociando le informazioni relative al loro stato di salute psicologico (rilevato nel corso della visita di leva) con l’incidenza di disturbi cardiovascolari nel corso della vita, gli studiosi hanno concluso che «nel confronto con gli uomini risultati sani nel corso dell’adolescenza, coloro che avevano un trascorso caratterizzato da disturbi dell’umore (quali l’ansia e la depressione, ndr) convivevano con un rischio aumentato di andare incontro a un infarto». Anche escludendo altri fattori di rischio: quali l’ipertensione, l’obesità e lo status socioeconomico.
Adolescenti: ancora poca attenzione alla salute
ATTIVITÀ FISICA COME PRIMO PASSO DELLA PREVENZIONE
L’associazione tra salute mentale e cardiovascolare è studiata da tempo. Diversi studi hanno ipotizzato che la scarsa tendenza a svolgere attività fisica dei ragazzi che soffrono di ansia e depressione, unita alla minore capacità di resistere agli stress, possa nel tempo costituire un elemento di rischio anche per la tenuta dei vasi sanguigni. A ciò, secondo l’epidemiologa Cecilia Bergh, prima firma dello studio, occorre aggiungere che «la scarsa resilienza è negli adolescenti spesso seguita dal consumo di sostanze d’abuso»: dal fumo alle bevande alcoliche, fino a tutte le altre droghe. Per proteggere la salute cardiovascolare e per non esporre i ragazzi ai rischi provenienti da queste sostanze, note per alimentare ansia e depressione, «è importante incoraggiarli a svolgere l’esercizio fisico, che è anche la chiave per imparare a gestire lo stress».
I CORRETTI STILI DI VITA
SPIEGATI AGLI ADOLESCENTI
IN ITALIA 800MILA RAGAZZI CON ANSIA E DEPRESSIONE
Nel nostro Paese oggi vivono circa 8.2 milioni di giovani tra i 12 e i 25 anni. Di questi, secondo l’Istat, circa il 10 per cento è insoddisfatto della propria vita, delle relazioni amicali, familiari e della salute. Ciò vuol dire che lungo lo Stivale ci sono almeno 800mila adolescenti a cui prestare attenzione, perché già affetti da un disturbo d’ansia o depressivo (curato o meno) o comunque ad alto rischio. Condizioni che, sulla base delle prime rilevazioni, rischiano di divenire più frequenti a seguito della pandemia. «Deve esserci una sinergia tra il mondo della scuola e dell’istruzione con le famiglie, i pediatri, i medici di base, gli psicologi, i neuropsichiatri infantili e gli psichiatri - afferma Silvana Galderisi, direttore del dipartimento di salute mentale, fisica e medicina preventiva dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli -. Prevenire queste condizioni è possibile, così come riconoscerle in fase precoce. Tra le azioni più utili ci sono i programmi di educazione e formazione rivolti a insegnanti, pediatri e medici di base mirati a riconoscere le manifestazioni del disagio nei più piccoli. Importante è anche supportare le coppie più giovani, per far capire quali conseguenze possono essere lasciate da maltrattamenti, percosse, scossoni e abuso di bevande alcoliche da parte di un genitore».
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).