Il tour «Io Vivo Sano-Dipendenze» ha coinvolto tremila ragazzi in 16 città. In Italia tante leggi disattese e poca conoscenza dei danni dell'alcol sui minori
Sedici incontri in quindici diverse città. Oltre tremila adolescenti coinvolti. Sono questi i numeri di «Io Vivo Sano - Dipendenze», l'iniziativa ideata come costola del più ampio progetto «Io Vivo Sano» e focalizzata sul tema delle dipendenze. La campagna, nata dal bisogno di informare riguardo una problematica attuale e importante che interessa gli adolescenti, s'è conclusa nei giorni scorsi con le ultime tre tappe: a Roma (il 7 e il 9 maggio) e a San Benedetto del Tronto (il 10 maggio). Confortante la risposta avuta dai ragazzi. Alla base, c'era quasi sempre un vuoto informativo se non una informazione non corretta riguardo al consumo di sostanze psicotrope: a partire dall'alcol, per giungere alle altre proibite per legge (cannabis, cocaina, ecstasy, eroina). Ma il confronto con i giornalisti della Fondazione Umberto Veronesi e con gli specialisti presenti agli incontri (sette in tutto quelli coinvolti) è servito a scalfire molte delle loro (errate) certezze e a condividere le informazioni più corrette: soprattutto per quel che concerne il consumo di bevande alcoliche.
«IO VIVO SANO-DIPENDENZE»:
IL VIDEO DELLA CAMPAGNA
ALCOL, UN PROGETTO CONTRO L'ABUSO
«Ai ragazzi i limiti vanno spiegati, mai in maniera paternalistica, e condivisi in un'ottica realistica di capacità di gestione del rischio nelle situazioni in cui loro sanno e percepiscono la loro possibile vulnerabilità», dichiara Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità e blogger della Fondazione Umberto Veronesi, in occasione dell'Alcohol Prevention Day, in programma per oggi. Lungo la Penisola la percentuale di ragazzi che pratica il binge drinking è maggiore rispetto agli altri Paesi europei. «Uno dei problemi dell'Italia è il mancato rispetto della legge che vieta la vendita di bevande alcoliche ai minorenni - è stato uno dei messaggi che lo specialista ha ripetuto nel corso di tutti gli incontri a cui ha partecipato -. Di fronte a questo deficit di legalità, un operatore di salute pubblica può poco. E allora non resta che spiegare ai ragazzi perché non potrebbero comprare nè in un bar né in un supermercato una lattina di birra o una bottiglia di superalcolico. Non è puro proibizionismo, ma una politica di controllo e di tutela dei più deboli, una scelta di civiltà e di rispetto per la persona. L'obiettivo ultimo è tutelare la loro salute».
LIMITI PER TUTELARE LA SALUTE DEI GIOVANISSIMI
Prima di ogni incontro, erano pochi gli studenti consapevoli che «l’alcol ha effetti tossici su organi e apparati, in particolare negli adolescenti, che non hanno ancora prodotto gli enzimi con cui viene metabolizzato l’alcol. Ecco perchè abbiamo ribadito ancora una volta che gli under 18 non possono assolutamente consumare bevande alcoliche, dal momento che vanno incontro a effetto tossici maggiori rispetto agli adulti». Ma il consiglio (il divieto di somministrazione di bevande alcoliche decade col raggiungimento della maggiore età) di non bere va in realtà esteso almeno fino ai 21 anni, in alcuni casi anche fino ai 25. In questo caso entra in ballo lo sviluppo cerebrale dei ragazzi, che in talune circostanze può andare avanti anche fino al raggiungimento del primo quarto secolo di vita. Tutte queste evidenze scientifiche sono state condivise con gli adolescenti di oltre trenta scuole sparse sull'intero territorio nazionale facendo leva su alcuni fatti di cronaca divenuti di dominio pubblico - i decessi di Amy Winehouse e di Withney Houston, ma anche la tragica fine del giovane Nicola Marra: morto alla vigilia di Pasqua cadendo in un burrone all'uscita da una discoteca - e sulle paure dei più giovani. «I ragazzi temono l'esclusione dal gruppo, ma anche la perdita del controllo e la relativa inconsapevolezza delle conseguenze provocate dall'alcol», è il messaggio condiviso all'unisono da tutti gli esperti che hanno affiancato la Fondazione Umberto Veronesi in questa iniziativa. Non stupisce allora che uno degli aspetti più interessante per i ragazzi è stato rappresentato proprio dai meccanismi che determinano il danno cerebrale, irreversibile se l'uso di alcol si protrae nel tempo.
Alcol: un bicchiere? Non è per tutti
QUANDO I «MALI» SI SOMMANO
Anche parlare del sovrappeso o dell'obesità, che diventano condizioni probabili in presenza di persistenti ed elevati introiti di calorie, legati al consumo eccessivo di bevande alcoliche, sono altri aspetti che hanno catturato l'attenzione degli studenti italiani. Ai giovani è stato inoltre spiegato quale sia l'effetto moltiplicativo che si genera, per esempio, quando il consumo di alcol si abbina al fumo di sigaretta, alla cannabis o all'utilizzo di un dispositivo tecnologico. Comportamenti che oggi vengono spesso descritti come normali, «ma che tali non sono - rimarca Aniello Baselice, medico del servizio dipendenze della Asl di Salerno, intervenuto in occasione dell'incontro di Napoli (17 aprile) -. Non è normale che un giovane trascorra tre o più ore al giorno interagendo con lo smartphone, così come non lo è la scelta di bere durante ogni fine settimana. La normalizzazione di queste abitudini non fa altro che portare i giovani a pensare che tutto ciò non abbia ricadute sulla propria salute, cosa che invece non è vera».
ALCOL E CANCRO: UN RISCHIO EVITABILE
«IO VIVO SANO-DIPENDENZE»: APPUNTAMENTO AL PROSSIMO ANNO
«Io vivo sano-Dipendenze» è terminato in concomitanza con l'imminente conclusione dell'anno scolastico. Ma vista l'esigenza di informare i più giovani e alla luce del buon riscontro ottenuto dalla prima edizione, l'iniziativa sarà replicata anche il prossimo anno. Le scuole interessate a questa attività - così come a tutte le altre rivolte agli studenti - possono contattare l'ufficio eventi della Fondazione Umberto Veronesi all'indirizzo scuola@fondazioneveronesi.it.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).