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Alimentazione
Paola Scaccabarozzi
pubblicato il 20-06-2022

L'impatto devastante della siccità sull'ambiente e sulla salute



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La mancanza d'acqua e la siccità hanno molti effetti negativi sulla salute, a partire dalla produzione di alimenti e dalle malattie infettive

L'impatto devastante della siccità sull'ambiente e sulla salute

La siccità e la carenza di acqua, legate al cambiamento climatico, hanno conseguenze tangibili sulla salute del pianeta e delle persone. 

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Più di un quarto del territorio italiano (28%) è a rischio desertificazione che riguarda le regioni del Sud ma anche quelle del Nord con la gravissima siccità di quest’anno (nella foto, il Po a Pavia nel 2019). È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla situazione del territorio nazionale in occasione della giornata mondiale dell'Onu per la lotta a desertificazione e siccità del 17 giugno, sulla base dei dati Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Un appuntamento che, come sottolineato dalla Coldiretti, cade in una situazione drammatica per il nostro paese.

DAL PO AI LAGHI: IL NORD IN SECCA

Qualche esempio? Il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni. Ma a preoccupare è anche l’avanzare del cuneo salino, ossia il movimento di acqua dal mare verso l'entroterra attraverso il sottosuolo. Dal monitoraggio della Coldiretti si evidenzia inoltre che è in sofferenza anche il Lago Maggiore con un grado di riempimento del 22,7% così come quello di Como (al 30,6%). «Nel bacino padano per la mancanza di acqua - precisa la Coldiretti - si prevede oltre il 30% in meno della produzione agricola nazionale, con un impatto a cascata anche sull’allevamento. In alcune zone di Piemonte e Lombardia non piove da quasi tre mesi e in certi Paesi si ricorre alle autobotti per l’uso civile». Sui ghiacciai del Trentino è stata intanto misurata una quantità di neve compresa tra il 50% e il 60% rispetto al valore medio degli ultimi decenni.

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PRODUZIONI AGRICOLE IN CRISI

La situazione è difficile lungo tutta la Penisola in un 2022 caratterizzato fino a questo momento, da precipitazioni praticamente dimezzate. «Ciò ha portato - sottolinea la Coldiretti - a cambiare anche le scelte di coltivazione sul territorio con un calo stimato di 10.000 ettari delle semine di riso, che ha più bisogno di acqua, a favore della soia, con un impatto economico, occupazionale ma anche ambientale. A preoccupare è la riduzione delle rese di produzione di coltivazioni come il grano che fa segnare quest’anno un calo del 15% delle rese alla raccolta. In difficoltà ci sono anche girasole, mais, e altri cereali. Preoccupante è anche la situazione relativa ai foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. Con il picco del caldo da bollino arancione in molte città e la carenza idrica, rischia di aumentare la dipendenza dall’estero. Non si deve infatti dimenticare che importiamo il 64% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 47% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 44% del grano duro per la pasta e il 27% dell’orzo (dati Coldiretti). 

«Affrontiamo la crisi climatica o sarà catastrofe per la salute globale»

«Affrontiamo la crisi climatica o sarà catastrofe per la salute globale»

08-09-2021

LA NOSTRA SALUTE NE RISENTE

Il report del WWF intitolato Malattie trasmissibili e cambiamento climatico, del 2020, oltre ad essere estremamente attuale, non lascia dubbi. Si parte dal presupposto che il cambiamento climatico danneggi la salute umana in diversi modi. I danni diretti alla salute sono il risultato di condizioni meteorologiche sempre più estreme, tra cui ondate di calore e tempeste sempre più frequenti e gravi, inondazioni e siccità. I danni indiretti alla salute derivano dal peggioramento dell’inquinamento atmosferico, dall’aumento delle malattie trasmesse da vettori, dall’acqua e dal cibo sempre più contaminati, dalla riduzione della produzione alimentare e da cibi meno nutrienti, dall’impatto sulla salute mentale, dall’aumento dei conflitti, dal danneggiamento e dalla distruzione di abitazioni e terreni agricoli e dalle migrazioni forzate. Tutti questi impatti dannosi interagiscono con fattori socioeconomici e biologici – tra cui l’età, il sesso, il reddito, lo stato di salute, il razzismo e la discriminazione – per cui la salute delle persone più vulnerabili, emarginate e svantaggiate tende ad essere danneggiata per prima e in modo più grave. Come? A cominciare dalle zoonosi.

LE ZOONOSI

«Il 75% delle malattie infettive umane fino ad oggi conosciute deriva da animali e il 60% delle malattie emergenti è stata trasmessa da animali selvatici», si legge nel documento del WWF. «Causano circa un miliardo di casi di malattia e milioni di morti ogni anno e si tratta di tutte quelle malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo, includendo sia quelle più tipicamente trasmesse da specie animali vertebrati sia quelle mediate da insetti e altri artropodi che, nella letteratura scientifica anglosassone, vengono definite come vector-borne diseases (VBD), ovvero malattie trasmesse da vettori». «Sono zoonosi la rabbia, la leptospirosi, l’antrace, la SARS (incluso il virus SARS-CoV-2, causa del Covid-19), la MERS, la febbre gialla, la Dengue, l’HIV, l’Ebola, la Chikungunya e il Covid-19, il morbo di Lyme, ma anche la più diffusa influenza, solo per citarne alcune». Secondo l’OMS, si conoscono oltre 200 zoonosi trasmesse da vertebrati. Possono comprendere infezioni causate da virus, batteri, funghi, altri organismi, agenti infettivi non convenzionali (AINC) o prioni (come il fattore causativo dell’encefalopatia spongiforme bovina, anche nota come “morbo della mucca pazza”).

Sicurezza alimentare: quei rischi sconosciuti legati alla tavola

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07-06-2019

LE ZOONOSI IN EUROPA

Secondo il rapporto sul monitoraggio condotto da EFSA and ECDC, le zoonosi più diffuse fra i casi rilevati negli esseri umani in Europa nel 2020 sono state la campilobatteriosi e la salmonellosi, con un trend stabile negli ultimi anni. Terza, la yersiniosi (causa varie forme di enteriti e deriva dal maiale), con un numero di casi dieci volte inferiore rispetto alla salmonellosi, seguita da Escherichia coli e listeriosi. Quest’ultima, insieme alle infezioni da West Nile virus, sono state le infezioni più gravi che hanno provocato più vittime. Nel 2020 negli stati dell’UE si sono registrate oltre 3.000 focolai di zoonosi derivati da infezioni alimentari (in calo significativo rispetto al 2019), soprattutto salmonellosi da uova e derivati, norovirus da crostacei e molluschi, listeriosi da pesce e prodotti a base di pesce.

IL LEGAME TRA MALATTIE INFETTIVE E CAMBIAMENTO CLIMATICO

Che legame c’è tra infezioni, vecchie e nuove, e la siccità? Perché un clima meno piovoso, l’aumento delle temperature e la conseguente desertificazione impattano sull’aumento di queste malattie? Il documento del WWF proprio in considerazione anche questo aspetto. «La variazione del clima», spiega, «può creare condizioni favorevoli a una specie in aree dove prima essa non era in grado di vivere stabilmente. In particolare, il riscaldamento climatico può favorire sia lo spostamento latitudinale di una data specie, sia la sua espansione in altitudine. Il clima nelle regioni settentrionali sta cambiando più velocemente della media globale rendendo queste aree più esposte al rischio di malattie infettive sensibili al clima, rilevanti per gli animali selvatici e per l’uomo». Qualche esempio di malattie infettive che sono in aumento o che potrebbero aumentare alle nostre latitudini, a causa del clima? Quelle causate da vettori come zanzare (febbre West Nile, dengue, febbre da Chikungunya, malaria), pappataci (leishmaniosi) e zecche (malattia di Lyme, encefalite da zecche e babesiosi umana), artropodi la cui distribuzione è influenzata non solo dalle temperature, ma dalla distruzione degli habitat, dall’uso di pesticidi e dallo sfruttamento del suolo.

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Paola Scaccabarozzi
Paola Scaccabarozzi

Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.   


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