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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 04-07-2017

Tumore del rene: più di metà delle diagnosi avviene per caso



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Sei casi su dieci scoperti grazie a esami eseguiti per altri motivi. I principali fattori di rischio per il tumore del rene sono fumo, obesità e ipertensione

Tumore del rene: più di metà delle diagnosi avviene per caso

Più della metà delle diagnosi di tumore del rene avviene per caso: mentre si va alla ricerca delle cause di un mal di pancia, durante un’indagine mirata a valutare le possibili conseguenze di un incidente stradale o nel corso del monitoraggio di una malattia infiammatoria cronica intestinale.

SEI DIAGNOSI SU DIECI SONO FORTUITE

La scoperta di un tumore del rene avviene in prima battuta attraverso un’ecografia addominale, che nel sessanta per cento delle diagnosi nel 2016 era stata effettuata però per altre ragioni. Una fortuna, verrebbe da dire: merito del sempre maggiore ricorso alla diagnostica per immagini, che ha reso la diagnosi attraverso la palpazione di una massa a livello del fianco qualcosa di sempre più raro. Ma in realtà dietro questo dato, diffuso in occasione della giornata mondiale contro il tumore del rene, si celano due aspetti: la modalità subdola con cui spesso si manifesta la malattia (ma attenzione alla presenza di sangue nelle urine) e la scarsa attenzione riposta nei confronti dei fattori di rischio.

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ATTENZIONE A PRESSIONE ALTA, PESO E FUMO

Il fumo, l’ipertensione e l’obesità sono in realtà presenti nella maggior parte delle diagnosi di tumore del rene: 11.400 soltanto nel 2016, in Italia. La presenza anche in contemporanea di più di un fattore di rischio non è comunque considerata sufficiente a richiedere uno screening di popolazione che infatti non esiste per questa neoplasia. Ma di sicuro è bene che l’adulto iperteso e fumatore tenga conto anche del possibile danno renale. Come spiega Giuseppe Procopio, direttore dell’unità di oncologia medica genitourinaria all’Istituto nazionale dei Tumori di Milano, «l’ipertensione aumenta la probabilità di ammalarsi di tumore del rene fino al sessanta per cento, mentre il fumo di sigaretta fino al 35 per cento: con una probabilità più alta per gli uomini. Il sovrappeso è invece responsabile di almeno una diagnosi su quattro».

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LA DIAGNOSI PRECOCE FA LA DIFFERENZA

Le diagnosi casuali sono in realtà una manna dal cielo. Scoprire un tumore del rene quando i sintomi non sono ancora presenti equivale ad avere portato a termine una diagnosi precoce. Ovvero ad avere maggiori chance di salvare il paziente. In Italia la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi raggiunge il 80 per cento e vivono più di 118.000 persone che hanno messo alle spalle un tumore del rene. L’intervento chirurgico, possibilmente conservativo (oggi attuato spesso con la chirurgia robotica), non di rado è sufficiente anche da solo per raggiungere l’obiettivo della guarigione. Ma dal momento che la malattia può essere diagnosticata in fase metastatica e che una diagnosi su quattro tende a recidivare, importante è anche l’intervento farmacologico. Nel cancro del rene la chemioterapia e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci. Quale soluzione adottare, allora? «Per le persone con neoplasia in fase metastatica, i farmaci a bersaglio molecolare hanno permesso di allungare la sopravvivenza di oltre due anni - aggiunge Camillo Porta, oncologo medico al policlinico San Matteo di Pavia -. Si tratta di farmaci antiangiogenici, che inibiscono la capacità di formare nuovi vasi sanguigni».

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NUOVE SPERANZE DALL’IMMUNOTERAPIA

Crescente è anche l’impatto che sta avendo l’immunoterapia nella gestione di questa neoplasia, anche per i casi avanzati, più difficili da curare. Come puntualizza Sergio Bracarda, direttore dell’unità operativa di oncologia medica all’ospedale di Arezzo, «il 34 per cento dei pazienti colpiti da tumore del rene in fase avanzata è vivo dopo cinque anni, mentre lo stesso dato prima non andava oltre il 12 per cento». Il merito è da ascrivere soprattutto a nivolumab e a cabozantinib, due farmaci che attivano il sistema immunitario contro il cancro. Il primo è già stato reso rimborsabile dall’Agenzia Italiana del Farmaco, per il trattamento in seconda linea (ovvero dopo il fallimento di un precedente tentativo di cura).

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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