Ho scoperto del sangue nelle urine e sono molto in ansia. Come posso arrivare a sapere la causa del problema? F.C., Macerata
Risponde Michele Gallucci, Responsabile del Dipartimento di Urologia, I.F.O. Istituto Regina Elena, Roma
L’ematuria, ossia la presenza di sangue nelle urine, può essere spia sia di problemi di natura non preoccupante, come ad esempio una infiammazione a carico delle vie urinarie, ma anche indice di patologie più serie quali una neoplasia del rene e della vescica.
Anche l’entità del sanguinamento ha la sua importanza, determina infatti una ‘macroematuria’ se il quantitativo di sangue perso è tale da modificare il colore delle urine in rosso o marrone e una ‘microematuria’ se esso è poco e non modifica l’aspetto delle urine.
La quantità di sangue eliminato può essere correlata sia alla gravità della problematica ma anche all’organo, infatti il sanguinamento può provenire da qualsiasi parte dell’apparato urinario, dunque con manifestazioni diverse e molteplici a seconda che si tratti di sanguinamento renale (per calcoli, cisti, neoplasie, necrosi papillare o glomerulonesifrite), pelvico/ureterale (per calcoli e/o neoplasie), vescicale (per infezione batterica e/o neoplasie), prostatico (per prostatiti, ipertrofia prostatica benigna, e neoplasie) o uretrale (per uretriti, stenosi dell’uretra e /o tumori).
Una ulteriore indicazione sull’organo responsabile del sanguinamento è data dal momento in cui si verifica l’ematuria: se è all’inizio della minzione generalmente il problema è a carico dell’uretra o della prostata, se totale (per tutta la durata della minzione) riguarda con molta probabilità la vescica o l’uretere o i reni, mentre se si verifica nella fase finale l’interessamento è della vescica o della prostata.
Sebbene resti fondamentale l’anamnesi (valutazione del tempo di comparsa, durata e eventuali episodi infettivi antecedenti), ad orientare nella diagnosi sono anche l’età, il sesso e la presenza di eventuali altri sintomi quali dolori da colica renale, disturbi urinari o vescicali.
La diagnosi deve essere comunque supportata da esami del sangue e delle urine per escludere la presenza di alterazioni concomitanti (insufficienza renale, anemia, disturbi della coagulazione legati anche dall’assunzione di anticoagulanti quali l’aspirina) e, nel caso di necessità, da altri approfondimenti diagnostici quali la citologia urinaria che ha l’obiettivo di valutare la presenza di possibili cellule neoplastiche, l’urinocultura per misurare la concentrazione batterica, la cistoscopia che permette di visualizzare la parte interna della vescica al fine di identificare la causa dell’ematuria.
È bene completare le indagini anche con ecografia e se necessario una Urotac.
In alcuni casi (in particolare nel maschio adulto), nonostante i debiti accertamenti, la causa dell’ematuria può comunque restare di difficile identificazione.
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).