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Oncologia
Donatella Barus
pubblicato il 02-10-2020

Tumore al seno nel mondo: aumentano i casi e le disparità



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Nel mondo oltre due milioni nuovi casi di tumore al seno. Nei Paesi ricchi le donne si ammalano di più, ma con tassi di mortalità anche quattro volte inferiori

Tumore al seno nel mondo: aumentano i casi e le disparità

È il tumore del seno la malattia oncologica più diffusa fra le donne in tutto il mondo. Gli studi più recenti confermano che il numero dei casi diagnosticati è in aumento, a tutte le latitudini, nei paesi poveri e nei paesi ricchi. Ma sembrano aumentare anche le disparità dovute alle condizioni socioeconomiche: nelle regioni economicamente meno sviluppate ci si ammala di meno, ma si muore di più.

Nel mese dedicato alla sensibilizzazione sul cancro al seno, nell'anno della pandemia da Sars-CoV-2 che scava e scaverà disuguaglianze più profonde, questi dati sono lo spunto per una riflessione su salute, sistemi sanitari ed eque opportunità.

 

UNO SGUARDO GLOBALE

A misurare il peso del carcinoma del seno nel mondo è una ricerca apparsa nel mese di agosto sulla rivista The Lancet Global Health. Per la prima volta i ricercatori hanno esaminato nei cinque continenti i dati relativi ai tumori della mammella distinguendoli fra quelli che si manifestano prima della menopausa e quelli che arrivano dopo la menopausa. Il risultato? Un segno evidente di quanto la prevenzione e la diagnosi precoce da un lato, e l’accesso equo alle cure dall’altro, possano cambiare la vita di milioni di donne.

 

OLTRE DUE MILIONI DI NUOVI CASI

Nel 2018 sono stati diagnosticati circa 2,1 milioni di casi di tumore al seno nel mondo, per i tre quarti nei paesi più sviluppati (Europa, America settentrionale, Australia e Nuova Zelanda), e per un quarto in paesi a reddito medio-basso. Il settanta per cento dei casi riguarda donne oltre i 50 anni, come previsto, poiché in generale il rischio di tumore al seno aumenta con l’età, in particolare intorno alla menopausa. I tumori, però, non sono tutti uguali e i ricercatori hanno suddiviso i dati epidemiologici in base alle due macro-categorie dei carcinomi in pre o post menopausa. Cosa ne è emerso? Che nei paesi col più alto indice di sviluppo si sono contati tassi di incidenza più alti sia per il tumore in pre-menopausa (31 nuovi casi ogni 100.000 donne) sia per quello in post-menopausa (254 nuovi casi ogni 100.000 donne), anche doppi rispetto ai tassi nei paesi a reddito medio o basso (18 e 91 nuovi casi ogni 100.000).

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QUANTO PESANO LE DIFFERENZE SOCIOECONOMICHE?

Perché questo gap fra paesi più e meno ricchi? C’è ancora molto da capire, ma alcuni fattori di rischio per il cancro alla mammella sono ormai ben noti. Accanto a genetica e familiarità, contano la salute riproduttiva (l’età del menarca, la prima mestruazione, e quella della menopausa, l’età del primo figlio, l’allattamento al seno), gli stili di vita, l’obesità e la sedentarietà. Si è stimato che nel mondo un quinto dei decessi per cancro al seno sia attribuibile a uso di alcol, sovrappeso, obesità e inattività fisica, nei paesi ad alto reddito più che in quelli a reddito medio-basso (27% contro il 18%). Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, le differenze fra ricchi e poveri nel mondo possono essere spiegate in parte da dieta e abitudini riproduttive (le donne in un contesto industrializzato fanno meno figli, in età più avanzata e allattano al seno per meno tempo). Tant’è che la progressiva diffusione di stili di vita “occidentali” è considerata uno dei motivi dell’aumento dei casi di tumore al seno anche nei paesi in via di sviluppo.

 

SPERANZE INEGUALI

Di fronte alla malattia, le donne nel mondo non hanno le stesse chance di guarigione. Nei paesi a reddito medio basso, infatti, si verifica il 25 per cento dei casi ma si registra il 38 per cento delle vittime. Nei paesi ad alto reddito i tassi di mortalità per i tumori in premenopausa si aggirano intorno all’11 per cento delle diagnosi, nelle regioni più povere sono al 47 per cento. Quattro volte tanto. La ragione? Ancora troppe comunità non accedono ai cambiamenti che hanno permesso di migliorare la speranza di vita in Europa, come la diagnosi precoce, gli screening, le cure efficaci. Qualche esempio? In meno della metà dei paesi africani si trovano apparecchiature per radioterapia, scrivono gli autori dello studio. In India il 50-70 per cento dei nuovi tumori viene scoperto in fase avanzata (in Canada succede nel 20 per cento dei casi).

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COSA FARE? INVESTIRE IN RICERCA E PREVENZIONE

Riassumendo: i tumori del seno stanno aumentando in tutte le fasce d’età e le disparità socioeconomiche scavano profonde disuguaglianze nelle possibilità di cura. È necessario investire in ricerca di qualità, in diagnosi precoce e accesso a terapie efficaci. Ma, avvisano gli esperti, è importante non dimenticarsi della prevenzione primaria, rimboccandosi le maniche per promuovere una vita fisicamente attiva, contrastare l’obesità e il consumo di alcol, facilitare l’allattamento al seno. Da questi sforzi congiunti dipenderà l’orizzonte futuro di milioni di donne.

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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