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Fumo
Caterina Fazion
pubblicato il 23-08-2024

L’uso di e-cig e sigarette aumenta il rischio di tumore?



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Uno studio americano suggerisce che l’uso combinato di e-cig e fumo di sigaretta aumenti di quattro volte il rischio di sviluppare il tumore dei polmoni rispetto a chi fuma soltanto tabacco

L’uso di e-cig e sigarette aumenta il rischio di tumore?

Le persone che utilizzano sia sigarette elettroniche sia sigarette tradizionali hanno una probabilità quattro volte maggiore di sviluppare il cancro dei polmoni rispetto a chi fuma soltanto. A suggerirlo è uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Journal of Oncology Research and Therapy. Scopriamo come i ricercatori sono arrivati a formulare questa ipotesi e in che modo i nuovi dati possano influenzare il mondo del fumo, dal punto di vista medico, sociale e legislativo.

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LO STUDIO

I ricercatori hanno analizzato il consumo di sigaretta e di e-cig, noto anche come vaping, in 4.975 persone con cancro ai polmoni rispetto a un gruppo di controllo di 27.294 persone senza cancro. Tutti i soggetti dello studio provengono dalla stessa area geografica generale, Columbus, in Ohio, e hanno la stessa distribuzione di età, sesso ed etnia. I ricercatori hanno scoperto che il vaping combinato con il fumo di sigaretta è otto volte più comune nelle persone con cancro dei polmoni rispetto al gruppo di controllo di persone senza tumori polmonari. Inoltre, i dati hanno mostrato che il rischio di sviluppare la neoplasia è quattro volte più alto tra le persone che combinano vaping e fumo rispetto a quelle che fumano soltanto tabacco. Questi risultati sono coerenti per uomini e donne e per tutti i principali tipi di cancro al polmone.

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Il fumo. Una dipendenza che mette a rischio la salute

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TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

 

LE CAUSE

Le cause che determinano il rischio aumentato di insorgenza di tumore dei polmoni per chi svapa e fuma insieme vanno senza dubbio approfondite. Come ricorda il dottor Roberto Boffi, pneumologo e direttore del Centro Antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano «siamo solo all'inizio degli studi epidemiologici sui danni delle sigarette elettroniche in relazione al rischio cardiovascolare, alla disfunzione erettile e ora anche al rischio oncologico. Resta da capire se tra i prodotti della combustione del tabacco delle sigarette normali e le sostanze liberate a causa delle alte temperature delle e-cig ci sia una somma degli effetti o addirittura una sinergia, ad esempio, a livello di mediatori dell'infiammazione e a livello di processo di cancerogenesi».

 

GLI AROMI DELLE E-CIG

Il vaping, infatti, prevede il riscaldamento di soluzioni chimiche (e-liquid) ad alte temperature prima dell'inalazione nei polmoni. Esiste il rischio che queste sostanze chimiche subiscano una decomposizione termica in nuovi composti chimici, la cui natura e le cui implicazioni per la salute sono in gran parte sconosciute. Ad esempio, grazie all’intelligenza artificiale con la quale sono stati creati dei modelli per prevedere la reattività al riscaldamento di 180 aromi chimici di e-liquid, è stata prevista la produzione di 127 sostanze altamente tossiche, 153 pericolose per la salute e 225 di irritante. Questo approccio potrebbe rivelare i rischi per la salute del vaping prima che emergano malattie nella popolazione generale.

 

POCA CONSAPEVOLEZZA

La maggior parte delle persone sa che il fumo di tabacco contiene sostanze chimiche cancerogene, ma c'è meno consapevolezza riguardo alle sostanze inalate attraverso gli aerosol delle sigarette elettroniche. È quindi essenziale che le autorità di regolamentazione considerino anche queste esposizioni nella loro normativa sull'industria del tabacco, per proteggere meglio la salute pubblica, soprattutto in relazione agli aromi inalati e alle concentrazioni di nicotina.

«Se un tempo fumare significava solo accendersi una sigaretta tradizionale – riflette Boffi – ora le sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato sono estremamente diffuse, e questa nuova realtà che ci circonda non può essere ignorata. Le sigarette elettroniche non sono innocue e non sono un gioco. Questo messaggio dovrebbe essere veicolato con forza ai ragazzi più giovani, specialmente alla luce di questi dati che suggeriscono un rischio aumentato di tumore del polmone per chi fuma e svapa insieme».

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UN CAMBIO DI ROTTA

«A più di vent'anni dalla legge Sirchia – prosegue il dottor Boffi – sarebbe fondamentale aggiornare la legge antifumo a quella che è la realtà attuale. Non dobbiamo stupirci se in Italia siamo ai primi posti in Europa per numero di adolescenti che fumano e svapano. L'esempio dobbiamo darlo noi adulti e, ancora prima, i legislatori che non dovrebbero permettere la diffusione massiccia di pubblicità che ne invogliano l'acquisto e l'utilizzo, promuovendo prodotti dal packaging accattivante e dalle profumazioni più invitanti, dal mirtillo ai marshmallow. Anche l'utilizzo delle sigarette elettroniche nei luoghi pubblici dovrebbe essere vietato, così da proteggere le persone dall'aerosol passivo delle sigarette elettroniche. Il fumo passivo non riguarda solo le sigarette tradizionali, ma è un problema ancora più significativo con le e-cig. Uno studio dell’Istituto Mario Negri ha evidenziato che in Europa, per ogni persona che utilizza una sigaretta tradizionale c'è un soggetto esposto passivamente, mentre per ogni utilizzatore di sigarette elettroniche ci sono in media sette persone esposte all’aerosol».

L'uso diffuso delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato potrebbe influenzare anche le tempistiche degli screening per i fumatori a rischio.

«Se i dati dello studio saranno confermati da lavori successivi e i fumatori che utilizzano sia sigarette tradizionali sia e-cig risulteranno avere effettivamente un rischio quadruplicato di sviluppare tumore al polmone, potrà forse essere necessario riconsiderare in futuro i criteri di inclusione nei programmi di diagnosi precoce, come sigarette fumate al giorno e anni di fumo, che identificano i soggetti maggiormente a rischio oncologico».

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LE E-CIG PER SMETTERE

Le sigarette elettroniche sono spesso promosse come un'alternativa meno dannosa alle sigarette tradizionali e come uno strumento per smettere di fumare. Per molti fumatori duali, infatti, l'uso delle e-cig rappresenta un tentativo di ridurre gradualmente la dipendenza dalla nicotina, con l'obiettivo finale di abbandonare completamente il fumo. La transizione, però, non è sempre lineare e alcuni fumatori continuano a usare entrambe per un periodo prolungato, e non tutti riescono a smettere di fumare sigarette tradizionali. In alcuni casi, l'uso delle e-cig può anche mantenere o prolungare la dipendenza dalla nicotina, senza portare a una completa cessazione del fumo di sigarette tradizionali.

Un recente studio presentato al Congresso dell'American Thoracic Society, tenutosi a San Diego la scorsa primavera, ha evidenziato che gli ex fumatori che sono passati alle sigarette elettroniche presentano un rischio maggiore di sviluppare il cancro dei polmoni rispetto a coloro che hanno smesso di fumare senza ricorrere alle e-cig.

«È importante sottolineare che non si intende colpevolizzare chi cerca di ridurre i danni passando alle sigarette elettroniche – conclude il dottor Roberto Boffi –, ma è fondamentale mettere in luce i rischi associati a un uso prolungato di questi dispositivi. Le sigarette elettroniche possono comportare un consumo eccessivo e continuato di nicotina, che risulta difficile da monitorare e controllare. Non si sta negando la possibilità di utilizzare le e-cig come strumento temporaneo per smettere di fumare, se lo si ritiene utile, ma è cruciale che questo percorso sia gestito con consapevolezza e pianificazione. Dovrebbe pertanto essere seguito un piano personalizzato sviluppato da professionisti esperti, che preveda una riduzione graduale della nicotina fino a passare a e-cig senza nicotina e, infine, alla completa eliminazione».

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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