Un'indagine della Società Italiana di Pediatria svela che 1 appuntamento su 3 è saltato a causa del Covid. Adesso occorre recuperare il terreno perduto
«Il Covid-19 non deve fermare le vaccinazioni dei bambini», hanno detto i pediatri fin da subito, nel momento in cui la pandemia ha colpito anche l’Italia. Monito che risulta tuttora valido, per almeno tre ragioni: il lieve (ma costante) incremento dei contagi, la riapertura delle scuole (ormai completatasi in quasi tutta Italia) e l’avvicinarsi all’autunno e all’inverno (le stagioni in cui è massima la circolazione dei virus a trasmissione respiratoria). Ma a spingere verso il richiamo è anche una prima fotografia dei comportamenti assunti dagli italiani nei mesi del lockdown, durante il quale 1 genitore su 3 ha rinviato le vaccinazioni dei propri figli: con ogni probabilità per il timore di entrare a contatto con il coronavirus frequentando gli ambulatori vaccinali.
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A PARTIRE DAI PRIMI MESI DI VITA?
VACCINAZIONI RINVIATE DA 1 FAMIGLIA SU 3
Con l’intento di comprendere le reali dimensioni del rinvio delle sedute vaccinali nei bambini e negli adolescenti durante l’emergenza sanitaria, assieme al portale Pazienti.it, gli esperti della Società Italiana di Pediatria hanno intervistato quasi 1.500 mamme e papà di neonati, bambini e adolescenti (0-11 anni). Diverse le domande sottoposte loro. Analizzando le loro risposte, i pediatri hanno scoperto un terzo delle famiglie ha rimandato le vaccinazioni: tra cui anche quelle obbligatorie. Due le cause del rinvio: la paura del contagio e il posticipo dell’appuntamento da parte del centro vaccinale. Nonostante la pandemia abbia colpito in misura maggiore le Regioni del Nord, lo slittamento delle sedute vaccinali ha riguardato in maggior misura percentuale il Sud. Nel gruppo esaminato, infatti, la quota di genitori che hanno rinviato le vaccinazioni è risultata massima nel Mezzogiorno (40 per cento). Più bassi i tassi nelle Regioni del Nord (34 per cento) e del Centro della Penisola (26 per cento).
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Indagando su quale vaccinazione sia stata interessata dallo slittamento, indipendentemente dalla causa, i pediatri hanno scoperto che le più colpite sono risultate quelle relative ai primi due anni. Obbligatorie (Dtp, antipoliomielite e anti-HbV, contro l’Haemophilus Influenzae di tipo B, contro morbillo, parotite, rosolia e varicella) e raccomandate (meningococco B e pneumococco). Da qui l'accelerazione impressa in tutta Italia per recuperare terreno. «Quasi ovunque sono state adottate misure straordinarie: dall'aumento dell'orario di apertura dei centri all'individuazione di altre strutture con spazi adeguati per rispettare tutte le norme di sicurezza anticontagio - afferma Michele Conversano, direttore del dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto -. Anche a Ferragosto si è lavorato a pieno regime pur di recuperare quasi tutte le vaccinazioni non effettuate a causa della quarantena. In pieno lockdown i bambini avevano meno contatti, ma con la graduale riapertura sarebbero stati più esposti a maggiori rischi». Ecco perché, a partire dal 4 maggio, è stato necessario correre ai ripari.
PROTEZIONE ALTA NEI CENTRI VACCINALI
La necessità di rispettare il calendario delle vaccinazioni pediatriche era già stata richiamata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità durante la primavera. «Per tutte le vaccinazioni esiste un lasso di tempo in cui è possibile effettuarle e pochi mesi di ritardo non fanno la differenza - rassicura Alberto Villani, direttore del reparto di pediatria e malattie infettive dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma e presidente della Società Italiana di Pediatria -. L’importante è che il calendario vaccinale venga rispettato nella sostanza. Motivo per cui questo è il momento in cui occorre recuperare gli eventuali ritardi accumulati». Gli esperti ricordano come, in tutta Italia, i centri vaccinali stiano facendo il possibile per ridurre al minimo i rischi infettivi. E dunque: prenotazioni obbligatorie (in modo da evitare la coda di famiglie), accesso con la mascherina per gli adulti, un solo accompagnatore per bambino. «Non bisogna dimenticare il valore delle vaccinazioni a tutela della salute pubblica - conclude Rocco Russo, responsabile del tavolo sulle vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria -. Oltre a creare sacche di bambini potenzialmente esposti a malattie infettive prevenibili, il calo delle coperture vaccinali rischia di creare un imbuto che potrebbe allungare i tempi di recupero delle sedute vaccinali. Con una conseguente maggiore esposizione a rischi di possibili contagi».
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).