L'attività fisica moderata è una forma di prevenzione efficace anche per le persone che hanno avuto un problema cardiovascolare. Basta muoversi per (almeno) 150' a settimana
Che lo sport faccia bene al cuore, indipendentemente dall'età e senza alcuna esagerazione, non è una novità. Ma se tante sono le evidenze che premiano l'attività fisica eseguita dalle persone sane, molte di meno sono quelle che fotografano l'andamento della salute in chi ha problemi cardiaci e vascolari. Nel loro caso fare sport è indicato o no? Risposta affermativa. Seppur non in perfetta forma, l'apparato cardiocircolatorio di queste persone è in grado di «reggere l'urto» dello sforzo fisico. Ma c'è una novità, che incentiva questi pazienti ad abbandonare la sedentarietà. Lo sport assicurebbe loro vantaggi maggiori, rispetto a quelli rilevabili tra le persone sane.
ATTIVITA' SPORTIVA NON AGONISTICA:
QUALI CONTROLLI EFFETTUARE?
I BENEFICI DELL'ATTIVITA' FISICA
La notizia giunge da uno studio pubblicato sull'European Heart Journal da un gruppo di ricercatori coreani, il cui obbiettivo era quello di rilevare le differenze nei tassi di mortalità tra gli sportivi: tenendo conto del loro stato di salute al momento dell'inizio dello studio. Agli oltre 440mila adulti di mezza età arruolati attraverso un programma di screening iniziato nel 2009, tra le diverse informazioni, è stato richiesto di comunicare quanto tempo dedicassero settimanalmente allo sport. Informazioni che gli specialisti hanno convertito in equivalenti metabolici («Met»), unità che stima la quantità di energia spesa durante l’attività fisica, per poi incrociarle con il numero dei decessi rilevati in quasi sei anni: la durata del periodo di osservazione. Il confronto ha evidenziato che il beneficio per chi è alle prese con un fattore di rischio o con una malattia cardiovascolare - svolgendo un'attività moderata per 150 minuti alla settimana - può essere doppio rispetto a quello rilevato tra le persone sane.
Cosa mangiare dopo aver fatto sport?
L'IMPORTANZA DELLO SPORT NELLA PREVENZIONE SECONDARIA
L'utilità dell'attività fisica in questa categoria di persone è emersa anche dal confronto di un altro dato: il tasso di mortalità rilevato tra i sedentari, oltre due volte più elevato (dal 27 al 60 per cento, in media) nel gruppo di coloro che avevano già avuto un problema cardiovascolare. Perché proprio loro sembrerebbero trarre maggiori vantaggi dall'esercizio fisico? «L'inattività è un noto fattore di rischio per il cuore, mentre lo sport aiuta a tenere sotto controllo la pressione sanguigna, la glicemia e i livelli di colesterolo nel sangue - dichiara Si-Hyuck Kang, cardiologo della Seoul National University e co-autore della ricerca -. Questi benefici risultano meno tangibili in chi parte da una condizione di piena salute o in chi fa sport regolarmente». In termini di prevenzione secondaria, anche la riduzione dei livelli di infiammazione (solitamente più alti se si è già avuto un problema cardiovascolare) potrebbe essere utile a ridurre il numero dei decessi.
150' A SETTIMANA PER ALLUNGARSI LA VITA
A prescindere dai benefici, però, lo studio ha confermato una scarsa propensione a fare sport da parte delle persone che avevano avuto un infarto del miocardio, un ictus o alle prese con una cardiopatia ischemica o con uno scompenso cardiaco. La metà di loro, infatti, è risultata completamente sedentaria o abituata a muoversi per un tempo inferiore a quello ideale. Segno che se è piuttosto noto il ruolo che una dieta equilibrata e l'astensione dal fumo hanno nella prevenzione di un secondo evento cardiovascolare, meno consapevolezza (anche tra i medici) c'è invece attorno alle potenzialità dell'attività fisica. Gli esperti consigliano di svolgere un'attività fisica moderata per almeno 150 minuti a settimana: camminate veloci, passeggiate in bicicletta, acqua-gym, danza, tennis (in doppio) e giardinaggio. L'ideale sarebbe dedicare allo sport trenta minuti al giorno (5 su 7). Ma gli stessi benefici - riduzione del peso corporeo, del rischio cardiovascolare, cerebrovascolare e oncologico, miglioramento delle prestazioni cognitive e della qualità del sonno - si osservano dedicando allo sport più tempo con minore frequenza. Purché non si scenda al di sotto delle due ore e mezza a settimana.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).