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Cardiologia
Caterina Fazion
pubblicato il 13-12-2024

Le bevande zuccherate mettono a rischio il cuore?



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Uno studio svedese suggerisce che le bevande zuccherate aumentano significativamente il rischio di malattie cardiovascolari. Un consumo moderato di dolci potrebbe invece ridurlo. Come mai?

Le bevande zuccherate mettono a rischio il cuore?

È noto che limitare il consumo di zuccheri aggiunti apporti benefici generali alla salute, ma il loro impatto specifico sulle malattie cardiovascolari è rimasto a lungo poco chiaro. Un recente studio pubblicato su Frontiers in Public Health ha fatto emergere nuove ipotesi. Un eccesso di zuccheri aggiunti sembra aumentare il rischio di ictus e aneurisma e, in particolare, il consumo regolare di bevande zuccherate aumenterebbe il rischio di ictus, insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale. Curiosamente, invece, un consumo moderato di dolci sembra essere associato a un rischio inferiore di malattie cardiovascolari, rispetto a un consumo minimo o assente, che potrebbe aumentare il rischio. Come si spiega questo risultato contraddittorio?

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LO STUDIO

Per capire come il consumo di zucchero influenzi il rischio di malattie cardiovascolari e se diverse fonti di zucchero abbiano effetti differenti, i ricercatori hanno analizzato i dati di due grandi studi di coorte svedesi, il Swedish Mammography Cohort e il Cohort of Swedish Men. I questionari alimentari, compilati nel 1997 e nel 2009, hanno permesso di monitorare le abitudini alimentari nel tempo.

Dopo aver escluso fattori di rischio indipendenti e uniformato i criteri tra le coorti, il campione finale comprendeva 69.705 partecipanti. Gli studiosi hanno esaminato tre categorie di consumo di zucchero – condimenti (ad esempio miele), dolci (come pasticcini) e bevande zuccherate – e sette malattie cardiovascolari, tra cui ictus ischemico ed emorragico, infarti, insufficienza cardiaca, aneurismi aortici, fibrillazione atriale e stenosi aortica.

I partecipanti sono stati seguiti fino al decesso, alla diagnosi di una delle malattie cardiovascolari o fino al termine del periodo di osservazione nel 2019. Durante questo periodo 25.739 persone hanno ricevuto una diagnosi cardiovascolare, e i dati raccolti sono stati analizzati per valutare l’impatto delle diverse fonti di zucchero sul rischio di sviluppare ciascuna patologia.

 

ZUCCHERI LIQUIDI E SOLIDI

L’aumento dello zucchero in generale ha incrementato il rischio di ictus ischemico e aneurisma aortico addominale, oltre a incrementare il rischio di insufficienza cardiaca nei partecipanti con un indice di massa corporea (BMI) normale. Tuttavia, il consumo di zucchero sottoforma di bevande zuccherate sembra avere un impatto più negativo sulla salute rispetto ad altre forme di zucchero. Bere più bevande zuccherate ha infatti aumentato significativamente il rischio di ictus ischemico, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e aneurisma aortico addominale.

«Gli zuccheri liquidi, presenti nelle bevande zuccherate, offrono tipicamente una sazietà inferiore rispetto alle forme solide — fanno sentire meno pieni — il che potrebbe portare a un consumo eccessivo», ha spiegato Suzanne Janzi, dottoranda presso l'Università di Lund e autrice corrispondente dell'articolo. «Anche il contesto è importante: i dolci spesso si consumano in contesti sociali o in occasioni speciali, mentre le bevande zuccherate potrebbero essere consumate più regolarmente».

«Il glucosio disciolto nel liquido viene assimilato molto più velocemente, il che può portare a picchi glicemici nel sangue e a un'immediata stimolazione dell'insulina, con conseguenti picchi insulinici», spiega la dottoressa Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e supervisore scientifico per Fondazione Veronesi. «L'insulina è un ormone che, se iperstimolato, può favorire l'infiammazione sistemica di basso grado, creando un terreno favorevole a malattie cardiovascolari e ad alcuni tipi di tumore. Gli zuccheri presenti nei cibi solidi, invece, come quelli naturali della frutta o gli zuccheri aggiunti in alimenti che contengono anche grassi, vengono assimilati più lentamente. L'organismo, assorbendoli più lentamente, potrebbe anche avere tempo per utilizzarli, ad esempio se si pratica attività fisica durante il giorno, riducendo così l'intensità del picco di insulina».

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NON CONTA SOLO LA QUANTITÀ

I risultati suggeriscono che l'effetto degli zuccheri aggiunti sulle malattie cardiovascolari dipenda non solo dalla quantità, ma anche dalla fonte di zucchero e dal tipo di malattia

«Il risultato più sorprendente del nostro studio è la relazione divergente tra le diverse fonti di zuccheri aggiunti e il rischio di malattie cardiovascolari», ha dichiarato Suzanne Janzi. «Questo contrasto inaspettato evidenzia l'importanza di considerare non solo la quantità di zucchero consumata, ma anche la sua origine e il contesto».

 

UN PO’ DI DOLCE CI PROTEGGE?

Un dato sorprendente, e di difficile interpretazione, è il fatto che consumare dolci occasionali sia stato associato a esiti migliori rispetto a non consumarli affatto. Curiosamente, infatti, il rischio maggiore di esiti negativi per la salute è stato osservato in chi consumava pochissimi dolci. Come mai?

«Questo potrebbe riflettere comportamenti dietetici sottostanti — gli individui che consumano pochissimo zucchero potrebbero avere diete molto restrittive o limitare lo zucchero a causa di condizioni di salute preesistenti», ha suggerito Janzi. «Sebbene il nostro studio osservazionale non possa stabilire una relazione causale, questi risultati suggeriscono che un consumo estremamente basso di zuccheri potrebbe non essere necessario o benefico per la salute cardiovascolare».

 

IL CONTESTO CONTA

Non va poi trascurato il fatto che, sebbene lo studio presenti un'analisi dettagliata e coinvolga un'ampia popolazione, i suoi risultati si basano su un contesto culturale e geografico specifico, quello svedese.Per valutare se i dati siano trasferibili ad altre realtà, come quella italiana, saranno necessari ulteriori studi condotti su popolazioni con caratteristiche e tradizioni alimentari diverse.

«I nostri risultati si basano su una popolazione svedese, che potrebbe avere abitudini alimentari e fattori di stile di vita diversi rispetto ad altre popolazioni», ha concluso Janzi. «Particolarmente rilevante in questo contesto è la consuetudine sociale del 'fika', pause regolari per caffè e pasticcini, profondamente radicate nella cultura svedese. Questi risultati potrebbero non essere direttamente applicabili a popolazioni con culture alimentari differenti».

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C’È DOLCE E DOLCE

Inoltre, nello studio non viene indagato nello specifico il tipo di dolci consumati, che porterebbero a una protezione cardiovascolare.

«Spesso i dolci svedesi hanno come ingrediente base il cioccolato fondente e il caffè è frequentemente accompagnato da cioccolatini», riflette Elena Dogliotti. «Esistono numerosi studi che correlano il consumo di cioccolato fondente a una migliore salute vascolare, quindi non si può escludere la possibilità che esista una correlazione anche con il tipo di dolce consumato, aspetto che nello studio in questione non è stato indagato. Inoltre, chi non consuma dolci, o ne consuma pochissimi, potrebbe avere patologie preesistenti non emerse. Queste persone potrebbero anche presentare problematiche psicologiche favorenti l'isolamento sociale, o risentire di effetti negativi sulla salute di una condizione di solitudine, tutti fattori che non sono stati indagati nello studio che non includeva un questionario sulla qualità della vita».

Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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