La riduzione di zuccheri in utero e nei primi giorni di vita del neonato riduce significativamente il rischio di malattie croniche in età adulta. A dimostrarlo è un esperimento storico inglese
La salute degli adulti può dipendere da ciò che si consuma – o meglio, da ciò che non si consuma – già nei primissimi giorni di vita, persino prima della nascita. Nei primi 1.000 giorni dal concepimento, infatti, ogni cucchiaino di zucchero risparmiato sembra trasformarsi in anni di salute guadagnati. Secondo un recente studio pubblicato su Science, i bambini inglesi che hanno sperimentato restrizioni nel consumo di zuccheri in utero e subito dopo la nascita, hanno registrato un rischio fino al 35% più basso di sviluppare il diabete di tipo 2 e fino al 20% in meno di probabilità di soffrire di ipertensione in età adulta.
UN ESPERIMENTO NATURALE
Per arrivare a questi risultati, i ricercatori hanno analizzato la storia, sfruttando quello che può essere considerato un esperimento naturale avvenuto in Inghilterra. Nel Regno Unito, infatti, i limiti alla distribuzione dello zucchero furono introdotti nel 1942 come parte del programma di razionamento alimentare in tempo di guerra, e durarono fino a settembre del 1953.
I ricercatori hanno utilizzato dati contemporanei provenienti dalla U.K. Biobank, un database che raccoglie storie mediche, fattori di rischio genetici, stili di vita e altre informazioni. Hanno studiato l'effetto di queste restrizioni, che hanno riguardato sia le donne in gravidanza sia i neonati nei primi mesi di vita, sullo stato di salute degli adulti concepiti nel Regno Unito poco prima e subito dopo la fine del razionamento dello zucchero durante la guerra. Coloro che nacquero poco prima della fine del razionamento, dunque, sperimentarono condizioni con una scarsa disponibilità di zucchero, mentre quelli nati subito dopo si trovarono in un ambiente molto più ricco di zuccheri.
MENO ZUCCHERO, PIÙ SALUTE?
Durante il periodo di razionamento nel Regno Unito, l'assunzione media di zucchero si attestava intorno a 8 cucchiaini (40 grammi) al giorno. Alla fine del razionamento, il consumo di zuccheri e dolci aumentò drasticamente, raggiungendo una media di 16 cucchiaini (80 grammi) al giorno.
È importante sottolineare che il razionamento non ha comportato una privazione estrema del cibo nel complesso. Le diete di quel periodo erano generalmente in linea con le attuali linee guida del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che raccomandano l'assenza di zuccheri aggiunti per i bambini sotto i due anni e non più di 12 cucchiaini (50 grammi) di zucchero aggiunto al giorno per gli adulti.
«Studiare gli effetti a lungo termine dello zucchero aggiunto sulla salute è complesso», afferma Tadeja Gracner, autore dello studio e economista senior presso il Center for Economic and Social Research dell'USC Dornsife. «È difficile trovare situazioni in cui le persone siano esposte casualmente a diversi ambienti nutrizionali nei primi anni di vita e siano monitorate per 50 o 60 anni. La fine del razionamento ci ha offerto un esperimento naturale unico per superare questi ostacoli».
COSA È EMERSO?
I risultati mostrano che i bambini che hanno subito restrizioni nel consumo di zuccheri durante i primi 1.000 giorni dal concepimento hanno registrato un rischio fino al 35% inferiore di sviluppare il diabete di tipo 2 e fino al 20% in meno di probabilità di soffrire di ipertensione da adulti. Per coloro che hanno comunque ricevuto diagnosi di queste condizioni, l'insorgenza della malattia è stata ritardata rispettivamente di quattro e due anni.
Una bassa assunzione di zuccheri da parte della madre prima della nascita si è rivelata sufficiente per ridurre i rischi, ma il mantenimento della restrizione di zuccheri anche dopo la nascita ha amplificato i benefici.
I VANTAGGI SONO MOLTEPLICI
Assumere meno zucchero fin dai primi mesi di vita del bambino ha effetti rilevanti, non solo per migliorare la qualità della vita, ma anche per ridurre i costi sanitari e aumentare l'aspettativa di vita. Nonostante le preoccupazioni degli esperti per la salute a lungo termine dei bambini crescano man mano che il consumo di zuccheri aggiunti aumenta, ridurne il consumo è complesso. Gli zuccheri aggiunti, infatti, si trovano ovunque, anche negli alimenti per neonati e bambini, e i più piccoli sono continuamente esposti a pubblicità televisive di snack zuccherati.
«Per i genitori è essenziale avere informazioni su ciò che funziona», afferma Claire Boone, coautrice dello studio e ricercatrice presso la McGill University e l'Università di Chicago. «Questo studio fornisce alcune delle prime prove causali che ridurre gli zuccheri aggiunti nei primi anni di vita è un passo potente verso il miglioramento della salute dei bambini nel corso della loro vita».
Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile