Mangiare il quantitativo adeguato di proteine ogni giorno e svolgere regolare attività fisica: ecco i fattori protettivi per le donne che vogliono ridurre il rischio di frattura dell’anca
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Un adeguato apporto di proteine assunte giornalmente si conferma essere un ottimo modo per ridurre il rischio di frattura dell’anca. A confermarlo è uno studio inglese che ha coinvolto oltre 26.000 donne tra i 35 e i 69 anni che, si sa, sono i soggetti più a rischio di frattura dell’anca, a causa di un più rapido e consistente indebolimento delle ossa rispetto agli uomini, specialmente dopo la menopausa.
QUANTE PROTEINE CONSUMARE?
Per ridurre il rischio di frattura dell’anca è consigliato assumere l’apporto proteico raccomandato dalle linee guida, pari a 0.9 grammi per chilogrammo di peso corporeo ideale, che aumentano a 1,1 grammi dopo i 60 anni come obiettivo di prevenzione.
Al termine di un follow-up medio di oltre 22 anni, e previo aggiustamento per il ruolo di possibili fattori confondenti, infatti, dallo studio emerge che un aumento dell’apporto di proteine pari a 25 g/die si associa a una riduzione del rischio di fratture d’anca fino al 45%, ma solamente per le donne sottopeso.
DONNE SOTTOPESO: IL RISCHIO AUMENTA
Un basso indice di massa corporea (BMI) può ridurre l'ammortizzamento della forza d'impatto sull'anca durante le cadute, oltre a nascondere un probabile deficit calorico, e dunque anche proteico.
«È ragionevole pensare che una persona sottopeso segua una dieta ipocalorica e non arrivi a soddisfare l’apporto di proteine necessario per mantenersi in salute, anche dal punto di vista muscolare e osseo», ci spiega Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e supervisore scientifico per Fondazione Umberto Veronesi. «Le donne sottopeso che aumentano l’assunzione di proteine derivanti in maniera indifferente da carne, pesce o prodotti vegetali, si avvicineranno probabilmente di più allo standard consigliato, che normalmente potrebbero non raggiungere, riducendo il rischio di frattura. Nelle persone normopeso o sovrappeso il rischio non risulta ridotto perché, con ogni probabilità, il loro consumo quotidiano di proteine è già idoneo, senza bisogno di aggiunte. Un apporto adeguato di proteine, dunque, è importante per garantire un rischio ridotto di frattura dell'anca, in particolar modo in un'età avanzata in cui la perdita muscolare e il turnover osseo vengono compromessi dal punto di vista metabolico».
IL RUOLO DELL’ATTIVITÀ FISICA
Al di là dell'alimentazione, per poter preservare la massa ossea e muscolare, correlate direttamente all'elasticità di tutto l'apparato scheletrico, va regolarmente praticata attività fisica. Come emerso in un precedente articolo, una massa muscolare ridotta, la forza dei muscoli flessori dell'anca e degli estensori della colonna vertebrale sono stati associati a un aumento del rischio di frattura dell'anca, probabilmente a causa dell’equilibrio e della mobilità ridotti.
«I soggetti con minor rischio di caduta – prosegue Elena Dogliotti – sono quelli con buona tonicità muscolare, mobilità articolare ed equilibrio, mantenuti proprio grazie all’attività fisica. I muscoli sostengono lo scheletro e ci permettono è la componente che di fatto sostiene lo scheletro e ci permette di stare in piedi da un punto di vista meccanico: è l'apparato che, andando avanti con l'età, dobbiamo cercare di preservare il più possibile con l’attività fisica e l’alimentazione, che vanno di pari passo».
TÉ E CAFFÈ, DIMINUISCONO IL RISCHIO?
Dallo studio è emerso anche che ogni tazza (260 ml) in più di tè e caffè, fino a un massimo di quattro, consumata quotidianamente si associa alla riduzione del 4% del rischio di frattura dell’anca. Probabilmente grazie alla ricchezza di queste bevande in polifenoli (in particolare catechine) che, per le loro proprietà antinfiammatorie aiutano a preservare il turnover muscolare e osseo che può essere compromesso da condizioni di infiammazione cronica. L’effetto protettivo si osserva, come per l’aumento di assunzione delle proteine, solamente tra le donne sottopeso. Via libera a te e caffè, dunque?
«Nonostante dallo studio emerga un'associazione tra un consumo moderato di caffè e tè e protezione nei confronti della frattura dell’anca, si tratta di un dato da approfondire e indagare maggiormente con studi più specifici a riguardo. Inoltre, come suggerito dallo stesso studio, un consumo superiore alle quattro tazze giornaliere di tè e caffè, risulta associato a un rischio maggiore di frattura dell’anca. Queste bevande, infatti, diminuiscono l'assorbimento del calcio a causa della presenza di tannini e ossalati per cui, come per qualunque alimento o bevanda, è meglio non esagerare».
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Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile