Risponde Aldo Toni, primario della I Divisione di Ortopedia e direttore del Laboratorio di Tecnologia Medica, Istituto Ortopedico Rizzoli, Bologna
Risponde Aldo Toni, primario della I Divisione di Ortopedia e direttore del Laboratorio di Tecnologia Medica, Istituto Ortopedico Rizzoli, Bologna
Ho sentito parlare di una microprotesi dell’anca. Di che si tratta? A.R., Ascoli Piceno
Risponde Aldo Toni, primario della I Divisione di Ortopedia e direttore del Laboratorio di Tecnologia Medica, Istituto Ortopedico Rizzoli, Bologna
Il problema dell’usura dell’anca, patologia un tempo tipica dell’anziano, è oggi in crescente aumento anche fra i giovani (non è tanto aumentata l’usura delle anche per l’attività ipoteticamente maggiore dei giovani, ma perchè un tempo le patologie degenerative dei giovani non si operavano, dato che si riteneva – a ragione - che allora le protesi non garantissero una sufficiente durata). Oggi, con garanzie di durata di >90% dopo 20 anni di impianto – dati dei registri - possiamo con maggiore affidabilità operare anche i giovani. L’esigenza, dunque, di garantire specie alla fascia di popolazione fra i 35-40 anni, una ripresa più agevole e rapida della normale quotidianità, ha portato a studiare tecniche di protesizzazione mininvasive, le quali in assenza di particolari condizioni, sono diventate una metodica standard. I vantaggi sono molteplici: in primo luogo le piccole dimensioni delle protesi, che con misure massime di 4-6 cm, consentono di preservare il collo del femore (queste strutture si possono preservare o meno indipendentemente dalle dimensioni dello stelo), a favore di una migliore motilità e funzionalità articolare.
Questo significa che se in futuro si dovesse ripresentare la necessità di un intervento, si potrà ricorrere all’impianto della protesi più classica e non a una protesi lunga da revisione (sostituzione), intervento decisamente più invasivo e complesso. A ciò si aggiunge la qualità dei materiali, tutti biocompatibili e dunque indicati anche per i soggetti allergici: realizzate in titanio e per la parte articolare in ceramica, le protesi hanno non solo una resistenza due volte superiore, con una durata in oltre il 90% superiore a 20 anni. La tecnica chirurgica mini-invasiva consente una ripresa del lavoro ed il recupero della normale attività nell’arco di 3-4 settimane, compresa la parziale attività sportiva. L’indicazione, infatti, anche a seguito dell’intervento all’anca, è quella di continuare a praticare l’esercizio fisico per preservare lo scheletro sano e funzionale (non dimentichiamo che i muscoli servono da supporto alle ossa) e a mantenere uno stile di vita sano con una adeguato apporto di calcio, assunto attraverso i latticini, e il consumo di farinacei. Dal punto di vista terapeutico, invece il consiglio è quello di sottoporsi a delle visite di controllo ogni 2-3 anni anche in assenza di sintomatologia al fine di prevenire problematiche o anticipare la necessità di interventi di revisione il cui recupero è più lento e difficile.