La dieta vegetariana sembra associata a un rischio maggiore di frattura dell'anca nelle donne. I possibili responsabili? Indice di massa corporea e carenza di vitamine
Le donne che seguono un’alimentazione vegetariana sembrano avere un rischio notevolmente aumentato di frattura dell’anca rispetto alle donne che mangiano carne regolarmente. A rivelarlo è uno studio condotto dall'Università di Leeds su un vasto campione di donne inglesi e pubblicato su BMC Medicine. Quali sono le possibili cause?
LO STUDIO
Lo studio ha coinvolto 26.000 donne inglesi di età compresa tra i 35 e i 69 anni che, tramite un questionario compilato tra il 1995 e il 1998, sono state classificate sulle base delle frequenze di consumo di carne. Le mangiatrici regolari di carne consumavano più di cinque porzioni a settimana, le mangiatrici occasionali meno di cinque porzioni a settimana, le pescetariane consumavano solo pesce e non carne e le vegetariane né carne né pesce.
COSA È EMERSO?
Le frattura dell'anca sul totale del campione preso in esame durante la ricerca sono state 822, in circa 20 anni di osservazione, poco più del 3% del campione. Tuttavia, quello dei soggetti vegetariani è stato l'unico gruppo dietetico con un rischio elevato di frattura dell'anca, aumentato del 33% rispetto alle consumatrici abituali di carne. Questa significativa differenza si è potuta riscontrare solo dopo aver adattato i dati per una serie di potenziali fattori confondentii, rilevati al momento dell’arruolamento. Si parla, ad esempio, di etnia, stato socio-economico, stato di menopausa, prevalenza di malattie cardiovascolari, cancro o diabete – la cui prevalenza era più alta nelle consumatrici abituali di carne, – fumo, attività fisica, consumo di alcol – minore nelle vegetariane – , indice di massa corporea e assunzione di determinati nutrienti.
BMI BASSO, COSA COMPORTA?
Il rischio più elevato di frattura dell'anca osservato nei vegetariani rispetto ai mangiatori abituali di carne può essere in parte spiegato dalle differenze antropometriche tra i due gruppi. L’indice di massa corporea (BMI), infatti, è risultato inferiore nelle donne vegetariane e pescetariane, rispetto alle consumatrici regolari di carne. I possibili meccanismi includono i ruoli protettivi della massa ossea, della massa grassa e della massa muscolare che, in studi precedenti, sono stati inversamente associati al rischio di frattura dell'anca in modo indipendente.
Una massa grassa inadeguata, infatti, può ridurre l'ammortizzamento dalla forza d'impatto sull'anca durante le cadute, che rappresentano 90% delle fratture dell'anca. Una maggiore massa grassa potrebbe anche aumentare la resistenza ossea attraverso un maggiore carico meccanico e una maggiore produzione di estrogeni. Una massa muscolare ridotta e la forza dei muscoli flessori dell'anca e degli estensori della colonna vertebrale sono stati associati anche a un aumento del rischio di frattura dell'anca, probabilmente a causa di equilibrio e alla mobilità ridotti.
LE VITAMINE PREVENGONO LE FRATTURE?
Una seconda potenziale ragione per il rischio più elevato di frattura dell'anca nelle donne vegetariane è la minore assunzione di nutrienti importanti per la salute delle ossa, presenti in abbondanza nei prodotti animali. Studi precedenti hanno riscontrato un minor apporto dietetico di proteine, calcio, vitamina D e vitamina B12 nei vegetariani e hanno suggerito associazioni protettive di questi nutrienti con il rischio di frattura dell'anca.
Nello studio inglese, invece, le donne vegetariane hanno dichiarato un apporto dietetico inferiore di proteine, vitamina D e vitamina B12, ma apporti dietetici di calcio simili a quelli di altri gruppi alimentari. Tuttavia, non si è potuto correlare il rischio più elevato di frattura dell'anca per chi segue una dieta vegetariana all'apporto di nutrienti nella dieta; per questo saranno necessari studi futuri.
La frattura dell'anca, è un problema sanitario globale con costi economici e sociali elevati. Oltre a causare la perdita di indipendenza, riduce la qualità della vita e aumenta il rischio di altri problemi di salute. Questo studio rappresenta un passo importante per comprendere le potenziali problematiche di una dieta vegetariana, e cosa si può fare per mitigarli senza rinunciare a una dieta priva di carne, a patto che sia bilanciata.
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Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile