Sono i composti contenuti negli alimenti di origine vegetale, frutta e verdura principalmente. Che giochino un ruolo protettivo, è noto. Ma una ricerca italiana dimostra come e perché

Una dieta ricca di polifenoli è alleata della longevità e favorisce una riduzione del tasso di mortalità nella popolazione anziana. La notizia, di per sé, non è nuova.
Ma a corroborare il riscontro, questa volta, è la modalità con cui è stato condotto lo studio.
La dieta, infatti, non è stata analizzata monitorando la quantità di polifenoli ingeriti, ma attraverso la misurazione di alcuni biomarker nelle urine in grado di indicare con precisione la quota di polifenoli metabolizzata e dunque efficace.
COSA SONO I POLIFENOLI?
Quando si parla di antiossidanti, ci si riferisce principalmente a questi composti: i polifenoli. Si tratta di molecole di origine naturale presenti nei vegetali, con una funzione difensiva: rispetto ai batteri, ai parassiti e alla radiazioni ultraviolette.
A partire dalla fine degli anni ’90, però, le potenzialità dei polifenoli sono state estese anche all’uomo.
Oggi, infatti, si sa che una dieta ricca in frutta e verdura ha un effetto protettivo soprattutto sulle malattie cardiovascolari, ma anche rispetto ai tumori e alle patologie neurodegenerative.
Dove si trovano i polifenoli?
Premesso che la categoria racchiude una serie di composti, più o meno efficaci, si possono assumere attraverso: le fragole, il tè verde, i mirtilli, l’uvetta, le mele, la cipolla e l’aglio. «Indicare precise quantità è molto difficile: di certo, però, sappiamo che cinque porzioni al giorno, variando i colori dei vegetali, hanno un effetto protettivo sulla salute - spiega Gian Luigi Rossi, ricercatore dell’istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr di Avellino -. Ma più dei polifenoli, dotati di una bassa biodisponibilità, sono i loro metaboliti a svolgere un effetto preventivo. Per questo è importante capire cosa accade a queste molecole durante la digestione».
LA RICERCA
La considerazione dà sostanza alla ricerca pubblicata sul Journal of Nutrition.
Secondo lo studio, firmato anche dai medici italiani Antonio Cherubini e Stefania Bandinelli, un adeguato apporto di polifenoli - misurato attraverso la compilazione di questionari e rilevato tramite l’escrezione urinaria di specifici marcatori – è alleato della longevità ed è correlato a una riduzione del tasso di mortalità negli anziani.
Sono stati osservati 1155 soggetti prelevati dal campione del progetto InChianti. Follow-up: 12 anni.
Le malattie indagate: cardiovascolari, diabete, tumori, demenza senile, morbo di Parkinson, bronco-pneumopatia-cronico-ostruttiva. È emerso che un elevato consumo di polifenoli riduceva del 30% il tasso di mortalità relativo a tutte le patologie.
«I meccanismi attraverso cui un’elevata escrezione urinaria contribuisce a ridurre la mortalità non sono ancora chiari - afferma Antonio Cherubini, direttore dell’unità di geriatria all’Inrca di Ancona -. È probabile che i risultati siano spiegabili attraverso l’effetto protettivo garantito dai polifenoli rispetto all’apparato cardiovascolare e ai tumori, principali cause di morte nei pazienti over 65».

Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).