Un appello di 22 specialisti pubblicato su Lancet chiede di introdurre lo screening per le persone più a rischio di tumore del polmone, i forti fumatori
Lo screening per il tumore del polmone con la tac spirale può salvare la vita. Sul punto, ormai, non sembrano esserci più dubbi. Ma in Europa - nonostante la piaga del fumo di sigaretta rimanga costante - l'esame non è ancora entrato a far parte della pratica clinica e di conseguenza non è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale. Alla base della mancata scelta c'è il timore dell'eccesso di «falsi positivi» - di fatto dei falsi allarmi - che potrebbero determinare il ricorso a un eccessivo trattamento di noduli a lenta crescita e indolenti. Ma il vento sta cambiando anche nel Vecchio Continente. L'appello di 22 specialisti - tra cui gli italiani Maurizio Infante (Università di Verona), Mario Mascalchi (Università di Firenze), Eugenio Paci (Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica di Firenze), Ugo Pastorino (Istituto Nazionale dei Tumori di Milano) e Nicola Sverzellati (Università di Parma) - pubblicato sulle colonne della rivista The Lancet Oncology conferma la volontà di introdurre uno screening rivolto ai forti fumatori entro i prossimi quattro anni.
Tumore del polmone: in futuro diagnosi attraverso un esame del sangue?
LA DIAGNOSI PRECOCE PUO' SALVARE LA VITA
Il documento vale come un appello alla Commissione Europea a redigere nei prossimi sei mesi delle raccomandazioni a riguardo, che gli Stati potrebbero (non hanno un obbligo) poi utilizzare come linee guida sui rispettivi territori. Negli ultimi sei anni, d'altronde, l'evidenza a favore dello screening si è molto rinforzata: arrivando a definire nel dettaglio quali noduli trattare e quali no. A ciò occorre aggiungere che le procedure chirurgiche sono divenute meno invasive e le degenze ridotte. Due aspetti che, messi assieme, hanno consolidato l'opportunità di uno screening per il tumore del polmone, che è ancora la principale causa di morte per tumore nel mondo. Da qui l'invito degli oncologi e dei chirurghi, che hanno redatto un vademecum con nove indicazioni. «Lo screening per il tumore del polmone non è per tutti, ma la sua utilità per alcune fasce della popolazione a rischio è ormai fuori discussione - afferma Giulia Veronesi, responsabile della sezione di chirurgia robotica - unità di chirurgia toracica all'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) -. Quando la malattia viene scoperta e trattata in uno stadio iniziale, la guarigione si può raggiungere anche nel 90 per cento dei casi».
COME SI VALUTA LA SALUTE DEI POLMONI?
CHI SOTTOPORRE ALLO SCREENING?
In Europa si sta attendendo la pubblicazione dei dati sulla riduzione di mortalità dello studio Nelson, che già dal 2009 ha dimostrato l'utilità della tac spirale nel follow-dei noduli polmonari: come da risultati pubblicati sul New England Journal of Medicine. L'obiettivo è quello di riscontrare un flessione pari almeno al 25 per cento, che darebbe il via libera alla progressiva introduzione dello screening anche in Europa. Nel frattempo, però, gli esperti si sono portati avanti. Tra i punti salienti della loro richiesta, c'è la necessità di individuare quanto prima le persone che dovrebbero essere sottoposte a screening. Età e abitudine al fumo: questi i parametri finora considerati. Negli studi sono stati arruolati fumatori o ex-fumatori che hanno smesso di fumare negli ultimi quindici anni: nello specifico chi ha fumato due pacchi di sigarette al giorno per quindici anni o tre pacchi di sigarette al giorno per dieci anni. Quanto all'età, sempre stata compresa tra i 55 e gli 80 anni. Ma l'obiettivo per il futuro è quello di poter considerare anche altre variabili: come la familiarità, l'esposizione al fumo passivo e quella professionale ad altri inquinanti ambientali (come l'amianto). Tra le richieste degli esperti, c'è anche quella -importantissima - di fornire un'altra opportunità ai candidati allo screening: un piano di disassuefazione del fumo, dal momento che quest'ultimo continua a rappresentare il primo fattore di rischio per la malattia. Di fatto ciò che già accade negli Stati Uniti.
Più inviti per gli screening, ma troppi italiani dicono di no
FREQUENZA DEI CONTROLLI
C'è poi da trovare una sintesi sul fattore tempo: ogni quanti anni un forte fumatore dovrebbe sottoporsi a una tac spirale? Le evidenze attuali permettono di riconoscere un anno come un intervallo opportuno per individuare lesioni e noduli polmonari anche molto piccoli. Ma, aggiunge Giulia Veronesi, «in realtà si potrebbero usare anche approcci personalizzati, in modo da aggiornare il rischio sulla base dei risultati di ogni Tac. Per tenere sotto controllo i costi, è considerabile una frequenza biennale o triennale della Tac nei soggetti a rischio meno elevato». Gli esperti hanno stilato uno scadenziario: chiedono all'Unione Europea di pronunciarsi entro giugno del 2018, in modo che i diversi servizi sanitari possano pianificare lo screening da qui a un anno. I controlli dovrebbero partire entro un anno e mezzo (da ora) nelle aree a più alta incidenza, per avere una copertura su tutto il continente entro il 2022. «In attesa di scoprire dei marcatori molecolari rilevabili nel sangue, l'unico esame che ci permette di diagnosticare precocemente il tumore del polmone è la tac spirale - chiosa l'esperta -. La progressione della malattia è molto veloce: ecco perché ogni rimando può fare la differenza».
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).