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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 12-12-2019

Melanoma: con l'immunoterapia si evita la recidiva



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Un immunoterapico utilizzato per il melanoma ora potrà essere somministrato anche come terapia adiuvante per evitare le recidive. Il via da AIFA

Melanoma: con l'immunoterapia si evita la recidiva

L'immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento del melanoma. Ma se sino a poco fa questa veniva utilizzata solo per combattere le metastasi del tumore, oggi sono sempre più chiare le evidenze sul ruolo dell'immunoterapia come terapia adiuvante, ovvero quel trattamento utile ad evitare le recidive. Per questa ragione AIFA, l'Agenzia Italiana del Farmaco, ha approvato la rimborsabilità di nivolumab per i pazienti con melanoma al III e IV stadio completamente resecato. Un'ottima notizia che si aggiunge all'approvazione, avvenuta qualche settimana fa, anche di pembrolizumab (per l'indicazione del III stadio).

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Secondo gli ultimi dati dell'AIOM, l'Associazione Italiana di Oncologia Medica, saranno circa 12.300 le nuove diagnosi di melanoma nel nostro Paese. Quando ciò avviene nel momento in cui la malattia è ai primi stadi, la soluzione è la rimozione chirurgica. Nei casi invece in cui la malattia è già avanzata e il tumore ha "intaccato" i tessuti circostanti e creato metastasi, la strategia di cura principale è rappresentata dall'immunoterapia. A differenza del passato infatti, quando la malattia in fase metastatica non lasciava speranze, oggi sempre più pazienti sono vivi a distanza di anni dalla diagnosi. I dati parlano chiaro: secondo uno studio presentato al congresso ESMO (European Society for Medical Oncology) in settembre, con l'ultima combinazione di farmaci sviluppati (ipilimumab più nivolumab) il 52% delle persone è viva a 5 anni dalla diagnosi. 

EVITARE LE RECIDIVE CON L'IMMUNOTERAPIA

Esistono però dei casi in cui la malattia, nonostante la resezione chirurgica, è ad alto rischio di recidiva. E' questo il caso dei melanomi in stadio III e IV resecati, cioè in una fase in cui la malattia è stata completamente asportata. "Nei pazienti con la malattia in stadio IIIB o IIIC, non sottoposti a terapia adiuvante dopo la resezione chirurgica, il tasso di recidiva a 5 anni è elevato, pari al 71% e all’85%" spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia, melanoma, immunoterapia e terapie innovative dell’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli. Poter contare su una terapia adiuvante, ovvero un trattamento in grado di ridurre la possibilità di recidiva, è di fondamentale importanza. 

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NIVOLUMAB RIDUCE IL RISCHIO DI RECIDIVA

Una possibile strategia che in questi anni si è dimostrata efficace è la somministrazione di nivolumab, un immunoterapico utilizzato da tempo nei pazienti con melanoma metastatico. "Nello studio CheckMate-238, che ha portato all'approvazione da parte di AIFA, nivolumab come terapia adiuvante ha dimostrato un beneficio a lungo termine con una sopravvivenza libera da recidiva a tre anni del 58% e una riduzione del rischio di recidiva pari al 32%. Pazienti quindi potenzialmente guariti" spiega Ascierto. Che aggiunge: "La terapia adiuvante con nivolumab dovrebbe essere iniziata il prima possibile dall’asportazione completa del tumore e il trattamento dura solo un anno. La prospettiva di una "fine" della terapia rappresenta un notevole vantaggio psicologico per i pazienti. Questi farmaci hanno la capacità di sviluppare una memoria nel sistema immunitario, che mantiene la capacità di eliminare le cellule tumorali a lungo termine, anche dopo l’interruzione della terapia”. Una prospettiva reale a cui, oltre a nivolumab, si è aggiunto nelle scorse settimane l'immunoterapico pembrolizumab, approvato anche'esso da AIFA come terapie adiuvante nel melanoma.

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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