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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 29-09-2019

L'immunoterapia ha trasformato il melanoma in una malattia cronica



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Melanoma sempre più sotto controllo. Con l'immunoterapia più della metà dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. I risultati presentati ad ESMO

L'immunoterapia ha trasformato il melanoma in una malattia cronica

BARCELLONA - L'immunoterapia ha cambiato radicalmente la vita delle persone con melanoma. A differenza del passato, quando la malattia in fase metastatica non lasciava speranze, oggi sempre più pazienti sono vivi a distanza di anni dalla diagnosi. I dati parlano chiaro: con l'ultima combinazione di farmaci sviluppati (ipilimumab più nivolumab) il 52% delle persone è viva a 5 anni dalla diagnosi. Ad affermarlo è uno studio presentato al congresso dell'European Society for Medical Oncology.

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TENERE ACCESA LA RISPOSTA IMMUNITARIA

Sino ad una decina di anni fa il cancro poteva essere affrontato attraverso l'approccio chirurgico, chemioterapico e radioterapico. Tre strategie che integrate tra loro hanno consentito di raggiungere ottimi risultati. La svolta però la si è avuta quando la medicina ha cominciato a guardare la lotta al cancro spostando l'attenzione sul sistema immunitario. L'idea di fondo consiste nello sfruttare le nostre difese con l'obbiettivo di riconoscere ed eliminare le cellule cancerose. Ed è così che la ricerca ha «partorito» gli immunoterapici, anticorpi che iniettati nel paziente tengono il sistema immunitario sempre acceso e in grado di combattere contro il tumore.

LA STORIA DEL MELANOMA

A «inaugurare» una nuova era nel trattamento del cancro è stato il melanoma, un tumore che solo poco più di dieci anni fa era considerato tra i più temibili perché essenzialmente privo di cure. Prima del 2011, anno in cui è stato approvato il primo immunoterapico, l'aspettativa di vita media per un melanoma metastatico era di soli 9 mesi dalla diagnosi. Oggi lo scenario si è completamente ribaltato e il melanoma può essere trasformato in malattia cronica.

Nello studio presentato a ESMO, è emerso che a 5 anni dalla diagnosi è vivo il 53% dei pazienti trattati con la combinazione di ipilimumab più nivolumab. Il 44% con il solo nivolumab e il 26% con ipilimumab. Ma c'è di più perché i dati ad oggi disponibili a 10 anni di distanza dalla diagnosi ci dicono che è vivo il 20% dei pazienti trattati con ipilimumab. Quest'ultimo dato significa che passati 5 anni, la sopravvivenza si stabilizza e la malattia, seppur presente, rimane controllata dal sistema immunitario. Risultati a lungo termine destinati dunque a migliorare nel tempo grazie all'utilizzo delle combinazioni di più farmaci.

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IL NODO DELLA DISPONIBILITA'

«Questi dati - spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia, melanoma, immunoterapia e terapie innovative dell’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli - ci dicono che la combinazione dei due immunoterapici funziona nei pazienti con melanoma avanzato e gli studi iniziano a dimostrare effetti anche nel tumore del rene e nel polmone. Il melanoma, ancora una volta, è apripista».

Risultati importanti, quelli della «combo», che rischiano però di rimanere tali solo per quei nostri connazionali che hanno la fortuna di partecipare ad uno studio clinico. I due farmaci infatti, pur essendo approvati e rimborsati singolarmente dal sistema sanitario nazionale, non vengono invece rimborsati quando presi contemporaneamente. «L'Italia -conlcude Ascierto- è l’unico Paese europeo che non rimborsa questa combinazione: da noi è in fascia C». 

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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