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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 04-03-2020

Il microbiota può influenzare il trapianto di midollo



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Quando il microbiota è eterogeneo le probabilità di successo di un trapianto di midollo sono maggiori. Un ulteriore conferma del ruolo cruciale della composizione batterica intestinale per il buono stato di salute

Il microbiota può influenzare il trapianto di midollo

La composizione del microbiota incide sul successo di un trapianto di midollo. E' questa, in estrema sintesi, la notizia che emerge da uno studio pubblicato sulle pagine del New England Journal of Medicine e coordinato dagli scienziati del Memorial Sloan Kettering Cancer Center. 

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EVITARE LA SINDROME DA RIGETTO GVHD

Il trapianto di midollo -più tecnicamente trapianto di cellule staminali ematopoietiche- è uno di quegli interventi che ha contribuito a salvare migliaia di persone affette da malattie del sangue e del midollo osseo. Uno dei principali ostacoli, oltre a quello dell'individuazione di un donatore compatibile, è la malattia acuta da rigetto (Graft versus Host Disease GVHD). Si tratta della reazione delle cellule immunitarie del donatore contro i tessuti del ricevente. Si tratta di una complicanza specifica che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico (ovvero da un donatore). Tale complicanza può essere acuta o cronica (100 giorni dopo il trapianto).

I BATTERI INFLUENZANO IL TRAPIANTO DI MIDOLLO

Circa il 35-50% dei pazienti sottoposti ad un trapianto sviluppa la GVHD acuta. Il rischio dipende da vari fattori come l'origine delle cellule staminali, l'età del paziente, il condizionamento e la profilassi anti-GVHD utilizzata. Oltre a questi fattori, diversi studi hanno ipotizzato anche il coinvolgimento del microbiota, l'insieme di microganismi che popolano il tratto intestinale. Una recente analisi italiana, pubblicata su BMC Medical Genomics (in cui compaiono due ricercatori sostenuti in passato da Fondazione Umberto Veronesi), ha mostrato che la scarsità dei microgansimi del genere Blautia era associata ad una maggiore probabilità di GVDH. Non solo, stesso risultato era associato all'abbondanza di Fusobacterium nucleatum in fase pre-trapianto.

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MAGGIORE VARIABILITA' EQUIVALE AD UNA RIDOTTA MORTALITA'

Lo studio dei ricercatori statunitensi da poco pubblicato aggiunge un tassello ulteriore a riprova del ruolo cruciale del microbiota. L'analisi, una delle più grandi mai effettuate, ha coinvolto oltre 1300 pazienti sottoposti a trapianto di midollo. Analizzando la composizione del microbioma prima e dopo il trapianto, è emerso che una maggiore variabilità nella composizione della flora si correlava ad una minore mortalità. Un'osservazione importante che pone le basi al possibile trattamento mirato con probiotici sia prima che dopo il trapianto.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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