Dalla terapia cellulare per i tumori rari all’immunoterapia per il melanoma metastatico, fino ai progressi della radioterapia per il tumore al seno: le scelte dei nostri esperti e le novità dai congressi ASCO ed ESMO
Negli ultimi decenni la cura dei tumori ha compiuto passi da gigante. Accanto alla chirurgia, alla radioterapia e alla chemioterapia, si sono affermate terapie come quelle a bersaglio molecolare, l'immunoterapia e le terapie cellulari. Strategie innovative che hanno rivoluzionato la lotta contro il cancro, migliorando la sopravvivenza dei pazienti e riducendo significativamente la mortalità. Ma quali sono state le novità più rilevanti del 2024? Lo abbiamo chiesto a quattro esperti d'eccezione nel trattamento dei tumori: il professor Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto Europeo di Oncologia e presidente ESMO (European Society for Medical Oncology); il professor Michele Maio, direttore del Centro di Immuno-Oncologia presso l’ospedale Santa Maria alle Scotte e presidente di Fondazione NIBIT; il professor Icro Meattini, direttore della Breast Unit dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze e membro della Fondazione Radioterapia Oncologica; Mario Preti, professore associato Ginecologia e ostetricia, Università di Torino. Infine, un parere più ampio da un esperto di bioetica, Marco Annoni, coordinatore del Comitato Etico di Fondazione Veronesi e direttore della rivista The Future of Science and Ethics.
UNA SVOLTA NEI TUMORI RARI
Al professor Curigliano abbiamo chiesto di selezionare la scoperta in assoluto più rilevante dal punto di vista generale in oncologia. La sua scelta è ricaduta su uno studio che rappresenta un passo avanti decisivo nel trattamento dei tumori rari, in particolare del sarcoma sinoviale. Il sarcoma sinoviale è un tumore raro e aggressivo che colpisce soprattutto i tessuti molli, come muscoli e tendini, e che può manifestarsi già in giovane età. Nelle fasi avanzate, quando il tumore è metastatico o non operabile, le opzioni di cura sono estremamente limitate. Attualmente, il trattamento si basa quasi esclusivamente sulla chemioterapia, che spesso non riesce a garantire risultati soddisfacenti. Lo studio SPEARHEAD-1 ha portato una nuova speranza grazie a un approccio basato sull’immunoterapia cellulare. Questo metodo prevede di prelevare alcune cellule del sistema immunitario del paziente e modificarle in laboratorio per renderle capaci di identificare e attaccare in modo mirato le cellule tumorali, riconoscendo un bersaglio chiamato MAGE-A4, presente sulle cellule del sarcoma sinoviale. I risultati sono stati significativi: quasi il 40% dei pazienti trattati ha risposto positivamente, un dato incoraggiante per una malattia così complessa. «Questa terapia -spiega Curigliano- non solo offre nuove speranze ai pazienti con sarcoma sinoviale ma rappresenta un modello per trattare in futuro anche altri tumori solidi rari».
IL MELANOMA METASTATICO SI PUÒ CURARE
Al professor Maio abbiamo chiesto di individuare la scoperta più rilevante nel campo dell’immunoterapia oncologica. La sua scelta è ricaduta sullo studio clinico CheckMate 067 che rappresenta un traguardo storico nel trattamento del melanoma metastatico, uno dei tumori più aggressivi e difficili da curare. Fino a pochi anni fa, il melanoma metastatico lasciava poche speranze ai pazienti, con una sopravvivenza media di pochi mesi. L’introduzione dell’immunoterapia, in particolare della combinazione di farmaci come nivolumab e ipilimumab, ha trasformato questo scenario. Lo studio citato da Maio è il primo al mondo a fornire dati con un follow-up di 10 anni, dimostrando che una quota significativa di pazienti ha potuto vivere a lungo con la malattia in uno stato controllato, in alcuni casi quasi cronicizzato. «L’immunoterapia -spiega Maio- non solo ha prolungato significativamente la sopravvivenza, ma ha anche cambiato la storia naturale del melanoma metastatico, offrendo una concreta speranza di lungo termine ai pazienti. Questo approccio sta già cambiando anche il trattamento di altre neoplasie, in primis quella al polmone».
RADIOTERAPIA MIRATA NEL TUMORE AL SENO
Al professor Meattini abbiamo chiesto di individuare la scoperta più rilevante nel campo della radioterapia oncologica. La sua scelta è ricaduta su uno studio che ha analizzato l’impatto delle tecnologie moderne nella cura del tumore al seno, evidenziando come la radioterapia abbia compiuto enormi progressi negli ultimi decenni. Il tumore al seno è il più diffuso tra le donne e, grazie a diagnosi precoci e terapie efficaci, le possibilità di guarigione sono aumentate significativamente. Tuttavia, la gestione dei casi più complessi richiede trattamenti mirati. Lo studio selezionato da Meattini ha coinvolto oltre 14.000 pazienti e ha dimostrato che la radioterapia mirata ai linfonodi regionali non solo riduce significativamente il rischio di recidive a distanza, ma abbassa anche la mortalità specifica per tumore al seno e quella complessiva. «Questo lavoro -spiega Meattini- sottolinea l’importanza di una radioterapia sempre più precisa e personalizzata, capace di colpire in modo efficace le aree interessate riducendo al minimo gli effetti collaterali. I progressi tecnologici degli ultimi decenni hanno consolidato il ruolo cruciale della radioterapia nella lotta contro il tumore al seno, contribuendo a salvare sempre più vite».
IA, CURE CONSERVATIVE E VACCINO HPV PER I TUMORI GINECOLOGICI
Abbiamo chiesto a Mario Preti, Professore Associato di Ginecologia e Ostetricia Università degli Studi di Torino, che cosa merita di essere ricordato per la cura dei tumori ginecologici. «Nel 2024 sono stati compiuti significativi progressi nella diagnosi e nel trattamento delle neoplasie intraepiteliali cervicali (CIN), vaginali (VAIN) e vulvari (VIN). L'uso dell'intelligenza artificiale (IA) nell'analisi delle immagini colposcopiche ha rivoluzionato la diagnosi, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, dove la carenza di medici esperti rappresenta un ostacolo significativo. Sistemi basati su IA sono stati impiegati con successo per identificare lesioni precancerose, migliorando l'accesso a diagnosi rapide e accurate». Sul fronte delle terapie, spiega ancora Mario Preti, «L'approccio conservativo ha sottolineato l’importanza di rimozioni mirate delle lesioni evitando ampie demolizioni. Inoltre, ci si è concentrati sull'uso di trattamenti farmacologici locali, come le applicazioni di creme immunomodulanti (ad esempio, imiquimod), che hanno mostrato un buon profilo di efficacia, riducendo il bisogno di interventi invasivi in particolare per le lesioni vulvari». Il terzo fronte riguarda la prevenzione e la vaccinazione HPV: «Studi clinici hanno evidenziato l'efficacia della vaccinazione anti-HPV oltre i 25 anni d'età, portando diverse regioni italiane ad ampliare l'offerta vaccinale gratuita o a prezzo agevolato a ragazzi e ragazze, per fasce d'età più ampie». Infine, le conferme sull'utilità della vaccinazione Hpv anche per ridurre il rischio di recidive: «Ricerche hanno suggerito che la vaccinazione post-trattamento per lesioni intraepiteliali può contribuire a diminuire le recidive di lesioni HPV-correlate - spiega il professor Preti - supportando l'inclusione del vaccino nei protocolli di follow-up per pazienti trattati. Questi avanzamenti rappresentano passi importanti nella lotta contro le neoplasie intraepiteliali del tratto genitale femminile, migliorando diagnosi, prevenzione e trattamento, anche in contesti con risorse sanitarie limitate».
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E RICERCA: L'AI SCIENCE È QUI
Infine, la buona notizia del 2024 secondo lo sguardo più ampio della bioetica. Marco Annoni, ricercatore presso il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e coordinatore del Comitato etico di Fondazione Veronesi, ha scelto i premi Nobel 2024 e l'uso dell'intelligenza artificiale (IA) nella ricerca scientifica. «Il premio per Nobel per la chimica - ricorda Marco Annoni - è stato infatti assegnato a David Baker, Demis Hassabis e John Jumper per aver scoperto un metodo algoritmico che consente di predire la struttura funzionale delle proteine, mentre il premio 2024 per fisica è stato assegnato a John Hopfield e Geoffrey Hinton per aver contribuito allo sviluppo del “machine learning” attraverso le reti neurali». Scelte significative, osserva Annoni, per almeno due ragioni: «Testimoniano che l’IA è oramai radicata nella ricerca scientifica, ma anche il grado di ibridazione tra i saperi che essa ha reso possibile grazie all’utilizzo di tecniche simili ma in grado di rivoluzionare campi tra loro diversi, dalla fisica alla chimica, dalla teoria computazionale dei giochi fino alla biologia. La buona notizia è che siamo solo all’inizio. La ricerca che integra l’intelligenza artificiale – detta anche AI Science – promette infatti avanzamenti conoscitivi straordinari. In fisica, astronomia, biologia e biomedicina, l’AI Science consente già di ridurre ricerche che in passato avrebbero richiesto decenni al lavoro di poche ore svolto in modo automatico, mentre in altri permette di pianificare ricerche ed esperimenti altrimenti impossibili con le tecniche tradizionali. L’AI Science può quindi aiutare l’umanità ad affrontare meglio le grandi sfide che la attendono, dalla prevenzione delle pandemie al cambiamento climatico, alla cura dei tumori. In prospettiva, i benefici derivanti da un uso responsabile dell’AI applicata alla ricerca in termini di progressi e miglioramento delle qualità di vita per i singoli e la collettività potrebbero essere incalcolabili».
UN ANNO DI PROGRESSI: LE NOVITÀ DAI CONGRESSI ASCO ED ESMO
Oltre a queste notizie selezionate dai nostri esperti, il 2024 ha segnato un anno ricco di progressi in oncologia, con studi che hanno ridefinito il trattamento di molte neoplasie. Gran parte di questi sono stati presentati nei due congressi internazionali più importanti per l’oncologia, ASCO (American Society of Clinical Oncology) ed ESMO (European Society for Medical Oncology), entrambi seguiti dal Magazine di Fondazione Umberto Veronesi. Per approfondire le novità più significative discusse in questi eventi, dai trattamenti personalizzati alle terapie più innovative, vi invitiamo a esplorare la nostra copertura completa disponibile ai link qui sotto:
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.