Maria Victoria Intra studia gli aspetti che favoriscono la dipendenza dalle sigarette
Dall’Argentina a Milano per studiare i meccanismi cognitivi e psicologici alla base di comportanti non salutari come il fumo; è la storia di Maria Victoria Intra, uno dei 153 ricercatori sostenuti da Fondazione Veronesi nel 2014.
Maria Victoria è nata 29 anni fa a Corrientes, città sulle rive del Rio Paranà circa 1.000 km a Nord di Buenos Aires, vicino al confine col Paraguay. Si è laureata in Psicologia all’Universidad del Salvador a Buenos Aires; si è poi specializzata, sempre nella capitale argentina, in Psico-inmuno-neuro-endocrinologia dello stress all’Universidad de Favaloro ed è infine volata in Spagna, all’Universidad de Almeria, per seguire un Master in Analisi Funzionale nell’Ambito Clinico e della Salute.
Oggi Maria Victoria vive nella provincia di Monza e Brianza e lavora come ricercatrice post-dottorato nell’Applied Research Unit for Cognitive and Psichological Science dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
PSICOLOGIA E FUMO
Gli oncologi e gli psicologi se ne sono accorti da tempo: sapere razionalmente che una sostanza, ad esempio il fumo di sigaretta, o un comportamento, come una scorretta alimentazione o l’abuso di alcool, fa male alla salute e può provocare malattie mortali non sempre, anzi raramente, è una condizione sufficiente a evitarla o a interrompere il comportamento stesso.
La dipendenza da nicotina, ad esempio, è un fenomeno articolato che coinvolge sia meccanismi prettamente biochimici - la nicotina agisce sui alcuni recettori del sistema nervoso centrale- ma soprattutto aspetti emotivi e cognitivi complessi connessi alla percezione del rischio.
«Questi comportamenti sono conseguenza di bisogni viscerali o vere e proprie distorsioni cognitive. In entrambi i casi, la capacità di valutare i rischi diminuisce» spiega Maria Victoria, che studia proprio le basi psicologiche di questi fenomeni, concentrandosi sul tabagismo e sull’adozione di determinati stili di vita.
Il tema è particolarmente importante nell’ambito della prevenzione delle malattie, soprattutto oncologiche per quanto riguarda il fumo.
«L’efficacia di un programma di prevenzione è spesso minata non tanto dall’ignoranza delle possibili conseguenze negative ma proprio da fattori di natura psicologica, spesso poco noti o sottovalutati» illustra Maria Victoria; il progetto sul quale sta lavorando si inquadra in un’ampia attività di ricerca svolta presso l’Istituto Europeo di Oncologia in relazione al tabagismo e a tutti quei comportamenti rischiosi, tra cui perseguire stili di vita poco salutari anche a fronte di ben note evidenze della loro pericolosità.
Lo studio verrà effettuato attraverso una metodologia quantitativa e qualitativa, raccogliendo i dati su un campione di persone eterogeneo, sia per età che per condizioni psico-fisiche per identificare le diverse configurazioni psicologiche.
«L’obiettivo è approfondire la conoscenza scientifica del rapporto fra percezione del rischio, benessere psicologico e stile di vita, con particolare riferimento al tabagismo e alla motivazione a smettere di fumare, per individuare i profili psicologici e i modelli cognitivi che sostengono i comportamenti rischiosi».
In questo modo sarà possibile per medici e psicologi sviluppare percorsi di supporto personalizzati e potenzialmente più efficaci da confermare in successivi studi.
Prima di arrivare in Italia, Maria Victoria ha lavorato in Argentina e in Spagna, dove ha trovato sempre un grande entusiasmo e una grande passione tra tutti i suoi colleghi ricercatori.
«Uno degli aspetti più belli di andare a lavorare fuori dal proprio paese è quello di poter scambiare conoscenze e prospettive diverse per risolvere un problema» dice Maria Victoria. Anche in Italia, il gruppo dove lavora è multietnico. «Ognuno porta il suo bagaglio personale e professionale e condividerlo è una delle cose che ti fanno vivere la vita professionale e non solo, al massimo».
RICERCA E CRISI
Non solo le gioie, ma anche le difficoltà del mestiere del ricercatore sono comuni ai paesi che Maria Victoria ha visitato; il tasto dolente è, come sempre, trovare un finanziamento economico. Fare ricerca è sempre una sfida, e spesso i ricercatori non hanno altra scelta che emigrare all’estero per trovare le condizioni in cui svolgere al meglio le proprie ricerche.
Il fenomeno della fuga dei cervelli non è solo italiano. Lo sa bene Maria Victoria, il cui paese natale, l’Argentina, ha vissuto negli anni scorsi una grave crisi economica e sociale. «Purtroppo credo che la cosiddetta fuga dei cervelli sia ancora in espansione e che colpisca soprattutto i paesi in crisi. Arrivo della Argentina dove la crisi ci ha colpito alcuni anni fa, e non è stata una crisi solo economica ma anche dei valori, primo fra tutti quello dell’importanza di sostenere l’istruzione e la conoscenza».
In questo contesto, ne risentono molto anche gli investimenti in ricerca e sviluppo, contribuendo ed esacerbando ancora di più la fuga di cervelli. «Smettere d’investire nella ricerca e sviluppo significa condannare un paese alla miseria, alla povertà, alla ignoranza, peggiorando una crisi da cui poi diventa estremamente difficile uscirne. La crescita si costruisce su istruzione e ricerca».
In questo panorama di incertezza diffusa, è difficile per Maria Victoria, come per molti altri ricercatori italiani (e non solo), progettarsi un futuro a lungo termine «Per una generazione come la nostra, pensare a dove saremo fra 10 anni è difficile: la crisi e la disoccupazione sono ostacoli che non ci lasciano guardare più avanti della durata di una borsa di studio o un contratto a termine» si sfoga Maria Victoria, anche se ovviamente la sua speranza sarebbe quella di continuare a dedicarsi alla sua professione di ricercatrice al 100% «Ho scelto la strada della ricerca perché per me non esiste maggiore soddisfazione di essere di aiuto all’umanità e alla scienza».
L’augurio è che Maria Victoria, come molti altri ricercatori, possa realizzare le sue aspirazioni professionali.
Chiara Segré
Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.