L'esperimento negli Stati Uniti, dove ai genitori fumatori sono stati offerti prodotti per aiutarli a smettere. La fiducia di cui godono i pediatri può fare la differenza
Il momento in cui si diventa genitori può essere cruciale, se chi è coinvolto dal lieto evento fuma da tempo. L'attenzione che si pone in questa fase della vita alla salute del neonato e il confronto costante con il pediatra conferisce allo «specialista dei bambini» un potere che è anche una responsabilità: quello di aiutare la mamma o il papà (se non entrambi) a smettere di fumare. Nei suoi confronti, la fiducia è massima. E un consiglio dato nell'interesse del piccolo può essere seguito alla lettera più di uno analogo dato direttamente a un adulto, come dimostra l'esito di un esperimento condotto in cinque Stati del Nuovo Continente (North Carolina, Tennessee, Virginia, Ohio e Indiana).
DOPO ANNI DI FUMO
E' COMUNQUE UTILE SMETTERE?
UN SUPPORTO AI GENITORI FUMATORI
La lotta al fumo passa anche dai pediatri. È questa la sintesi di uno studio condotto da un gruppo di esperti del Massachusetts General Hospital di Boston e pubblicato sulla rivista Jama Pediatrics. Se nel corso di una visita con uno o con entrambi i genitori indaga anche le loro abitudini, lo specialista dei più piccoli può assumere un ruolo cruciale nel percorso di disassuefazione dalle sigarette. Chiedendo a mamma e papà di compilare un questionario e offrendo loro, se richiesto, del materiale informativo (anche multimediale) e il supporto farmacologico per provare a smettere di fumare (cerotti o gomme alla nicotina), dopo due anni i ricercatori hanno osservato un calo del due per cento dei fumatori. Riduzione che invece non ha riguardato i genitori fumatori inseriti nel gruppo di controllo, con i quali non si era mai parlato delle problematiche legate al fumo di sigaretta.
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PEDIATRI AL CENTRO DELLA LOTTA AL FUMO
Il dato relativo al calo dei fumatori può sembrare minimo. Ma se esteso a livello della popolazione adulta, potrebbe dare l'opportunità di determinare un impatto positivo sulla salute collettiva. Questo perché il fumo, oltre a danneggiare chi usa direttamente le sigarette, svolge analogo effetto anche nei confronti di chi condivide gli ambienti con queste persone. L'esempio più calzante è quello dei genitori e dei figli, esposti a rischi potenzialmente gravi per la propria salute. Da qui l'idea di coinvolgere i pediatri nella lotta a più livelli al fumo di sigaretta. Mamme e papà, soprattutto se alle prese con il primo figlio, sono considerati molto sensibili ai suggerimenti dei camici bianchi. E una donna che entra nello studio del pediatra con un neonato, può essere una persona che in futuro affronterà una nuova gravidanza. Motivo per cui essere al fianco in questo percorso può aiutare la salute sua, del bambino venuto alla luce e di un eventuale suo fratello o sorella.
PREVENZIONE A VARI LIVELLI
Lo studio conferma come, indipendentemente dalla specializzazione, tutti i medici dovrebbero impegnarsi attivamente per aiutare i fumatori a smettere. Nel caso del pediatra, la sua utilità è duplice. Il suo primo obiettivo è quello di tenere gli adolescenti a distanza dalle sigarette tradizionali e dalle sue alternative oggi disponibili. Ma visto che ogni qual volta incontra un suo paziente ritrova di fronte anche uno o due possibili fumatori, il suo operato diviene cruciale nei confronti degli adulti. La correlazione dei due interventi di prevenzione è riconosciuta pure dagli esperti italiani, alle prese con il 52 per cento dei bambini esposti al fumo passivo e con quasi la metà dei neonati figli di almeno un genitore fumatore. «Il pediatra può e deve fare di più per educare sia i ragazzi sia i genitori - afferma Giampietro Chiamenti, pediatra di libera scelta e già presidente della Federazione Italiana dei Medici Pediatri (Fimp) -. Il 12 per cento degli adolescenti italiani fuma regolarmente e otto tabagisti su dieci hanno iniziato a fumare prima di aver compiuto 20 anni. Questi numeri dimostrano che l'abitudine del fumo, in molti casi, matura spesso all'interno delle mura domestiche».
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).