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Alimentazione
Donatella Barus
pubblicato il 20-03-2018

L'educazione alla salute per gli adolescenti funziona?



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Come si fa a aiutare gli adolescenti a ridurre i rischi per la salute? Esistono interventi efficaci? Il lavoro della Scuola della Salute di Milano pubblicato su Multidisciplinary Respiratory Medicine

L'educazione alla salute per gli adolescenti funziona?

Si può convincere un adolescente a migliorare il suo stile di vita? Con quali argomenti parlare di rischio, fumo, alcol, dieta sana a chi corre a mille all’ora verso il futuro? E, soprattutto, come essere ascoltati per offrire una reale opportunità di crescita?

INTERVENTI E EFFICACIA

Sono i dilemmi di chi si occupa di educazione alla salute per una fascia d’età meravigliosa e «terribile» come quella dei teenager. Un ambito che la Fondazione Umberto Veronesi conosce da vicino, con anni di lavoro accanto agli studenti e migliaia di ragazzi coinvolti nei progetti #fattivedere e Io Vivo Sano, attualmente in tour nelle città di tutta Italia per parlare di alimentazione, dipendenze, fumo, alcol, malattie oncologiche. Chi ha affrontato il problema cercando di misurare l’efficacia degli interventi ha portato a casa risultati spesso sconfortanti. Per esempio una revisione internazionale, condotta alcuni anni fa dalla Cochrane Collaboration su 49 studi e 140mila ragazzi, si domandava se i programmi organizzati a scuola potevano prevenire l’uso di tabacco nei giovanissimi. La risposta fu che c’era un effetto di «pura prevenzione», ovvero una riduzione media del 12% di ragazzini che iniziavano a fumare fra chi aveva partecipato ai programmi. Praticamente nullo, invece, l’effetto sul comportamento di chi fuma: non si riesce a farli smettere. 

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LA «SCUOLA DELLA SALUTE»

Alcune idee sembrano funzionare meglio di altre. Recentemente un team di ricercatori dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano ha pubblicato sulla rivista Multidisciplinary Respiratory Medicine i risultati di un progetto di intervento nelle scuole superiori. Oggetto del lavoro erano le abitudini alimentari e l’uso di tabacco da parte dei ragazzi. Il gruppo di esperti ha coinvolto attivamente i ragazzi e i loro insegnanti in un percorso per migliorare la consapevolezza su qualità dell’aria, fumo e dieta. Il tutto con una parola d’ordine: esperienza. «La scuola della salute» - questo il nome del progetto - ha infatti previsto momenti successivi di workshop e laboratori sul fumo e inquinamento, sulla preparazione di pasti salutari.

MISURARE I RISULTATI

Ma i ricercatori si sono posti il problema di come misurare i risultati del lavoro e hanno sottoposto i ragazzi a un questionario sulle loro abitudini e a test per misurare parametri fisiologici importanti: la misurazione del monossido di carbonio nel respiro (spia efficace per l’uso di sigarette) e dei livelli di fruttosio nelle urine, indicatore delle abitudini a tavola. Il tutto prima e dopo la frequentazione dei laboratori. «Questi dati hanno permesso di evidenziare un trend interessante di riduzione, forse ancora non del tutto significativo, ma abbastanza per indicarci che questa è la strada giusta», spiega Chiara Marabelli, psicologa e prima firma del lavoro.

Ma torniamo al dilemma iniziale: come si fa a parlare di stop al fumo e dieta sana a dei ragazzi di 15 anni? «Da una parte è facile, dall’altra difficile. Facile perché siamo noi gli esperti, disponiamo di conoscenze e possiamo passare informazioni importanti ai ragazzi. Il difficile è provare a parlare rispettando la loro libertà di pensiero». La formula portata avanti da La Scuola della Salute è apparentemente semplice: discussione e sperimentazione. «Li abbiamo portati in cucina mostrando loro come si fa a preparare cibi salutari ma gustosi, come si fa a fare la spesa, abbiamo condotto con loro e con i ricercatori esperimenti nel parco sull’inquinamento urbano e da sigaretta. Il punto focale è considerarli soggetti competenti, invitandoli a sperimentare e trovare un loro metodo per vivere meglio; rendendoli partecipi di tutte le fasi del progetto, persino la comunicazione alla stampa».

FUMO E ADOLESCENTI

Sul fumo in particolare, il team si è concentrato su «cosa succede nel respiro di un fumatore e in quello di un non fumatore. Inutile ripetere cosa fa male - la ricerca ci dice che passare solo informazioni sul danno serve a poco -. Abbiamo piuttosto lavorato molto su come ti fa sentire fumare, ragionando sulle dinamiche legate alla prima sigaretta ad esempio, che nel 90% dei casi coinvolgono il gruppo di amici». Come hanno reagito i ragazzi? «C’era chi era più difeso. Ma nel momento in cui capiscono che siamo interessati davvero ai loro pensieri l’atteggiamento cambia. Proprio i fumatori, ad esempio, avevano piacere di spiegare cos’è la sigaretta, le loro abitudini. Sono stati disponibili. Ho trovato una grande onestà e apertura, purché i ragazzi percepissero che da parte dell’adulto che gli parlava c’era interesse sincero e non la volontà di giudicarli». La Scuola della Salute è stato uno studio pilota. Quel che servirebbe, spiegano gli autori, è un intervento continuativo nel tempo, per anni, ma il problema, qui, è quello solito della carenza di investimenti in prevenzione.

LE RISPOSTE AI DUBBI DEI RAGAZZI
SUL FUMO DI SIGARETTA

I RAGAZZI ITALIANI E LA SALUTE

I dati sono piuttosto vari, ma stando ad esempio agli ultimi raccolti nel 2014 dal progetto HBSB (Health Behaviour in School Aged Children, in collaborazione con l’Ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), il 20 per cento dei quindicenni ha fumato nell’ultima settimana, (con punte in Sardegna e Abruzzo del 30%), si è ubriacato almeno due volte nella vita (e qui i picchi sono al nord, con il 33 per cento di e il 41 per cento delle ragazze in Val d’Aosta, ma c’è anche un 33 per cento, sempre di ragazze, in Molise e Sardegna). Il 23 per cento ha provato almeno una volta la cannabis. Meno di 10 su cento, poi, sono gli adolescenti che fanno un’ora di attività fisica al giorno, la metà guarda la tv almeno due ore al giorno e il 40 per cento trascorre lo stesso tempo a giocare al computer. Riguardo al fumo, dati anche più alti erano emersi da un’indagine condotta da Astra Ricerche e Fondazione Veronesi nel 2014 su 1.400 studenti di Milano e del Piemonte. I ragazzi avevano risposto a un questionario in maniera del tutto anonima, mostrando una percentuale di fumatori del 22% tra i quindicenni, 34% tra i sedicenni, 57% tra i diciottenni.   

 

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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