Uno studio australiano individua l’effetto del fumo sulla protezione delle vie respiratorie, che si riduce. Lo stesso vale per i dispositivi elettronici
Si sa che il fumo di sigaretta fa male, ma non se ne conoscono a fondo le cause, faccenda che finora ha impedito di arrivare a terapie davvero efficaci. Ora dei ricercatori australiani rivelano che molte delle sostanze chimiche sprigionate dalle sigarette e dalle sigarette elettroniche alterano il funzionamento di un tipo chiave di cellule immunitarie che si trovano nei polmoni.
Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Experimental Medicine e suggerisce che tale alterazione renda i fumatori - e anche le persone esposte al fumo di seconda e anche di terza mano - predisposti a infezioni respiratorie e possa peggiorare le patologie infiammatorie legate al fumo come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (o BPCO).
CONTRO BATTERI E VIRUS
I ricercatori, guidati dal professor Wael Awad della Monash University, hanno considerato gli effetti del fumo di sigarette sulle cellule Mait, un tipo di cellule immunitarie che si trovano nei polmoni e in altri tessuti del corpo. Queste Mait combattono le infezioni sia da batteri sia da virus e possono promuovere l’infiammazione o la riparazione dei tessuti e sono attivate da una proteina chiamata Mr1 che si trova quasi in ogni cellula dell’organismo. Tale proteina sa riconoscere le sostanze chimiche prodotte dai batteri, di conseguenza stimola la risposta immunitaria attraverso le cellule Mait.
MIGLIAIA DI SOSTANZE CHIMICHE
«Mentre sappiamo che gli incendi boschivi, i gas di scarico dei veicoli, la combustione dei rifiuti mettono a serio rischio la salute, sappiamo relativamente poco dei componenti specifici del tabacco e della loro influenza sul nostro sistema immunitario e su molte parti del corpo umano», ha osservato il professor David P. Fairlie dell’Università del Queensland.
«Sospettavamo che diverse delle migliaia di sostanze chimiche presenti nel fumo di sigaretta che i fumatori inalano potessero legarsi alla proteina Mr1 e influenzare l’attività delle cellule Mait nei polmoni», ha dichiarato il professor Awad.
STUDI SUL SANGUE UMANO E DI TOPI
Avanzando nello studio e nelle prove, i ricercatori australiani hanno verificato che questi prodotti chimici, tra cui derivati della benzaldeide, e usati anche per dare un aroma alle sigarette e alle e-cig, bloccavano l’attivazione delle cellule umane Mait dinanzi a composti generati da batteri.
Si è poi passati a studiare gli effetti del fumo sulle cellule Mait nel sangue sia umano sia di topi di laboratorio e si è constatato che ne riducevano il funzionamento. Prolungando l’esposizione degli animali al fumo, si è visto che si ammalavano di problemi polmonari, più predisposti a infezioni influenzali e allo sviluppo della broncopneumopatia cronica ostruttiva.
L’AZIONE BLOCCANTE DI MR1
Ha concluso il professor Wael Awad: «Il nostro studio mostra che certi componenti del fumo del tabacco possono legarsi alla proteina Mr1 e ridurre la funzione protettiva delle cellule immunitarie chiamate Mait».
Ora il gruppo indagherà per scoprire esattamente quali cellule Mait sono colpite dal fumo di sigarette così da poter, successivamente, trattare in modo più efficace la Bpco e le altre patologie dei polmoni.
Il dottor Roberto Boffi, responsabile della Pneumologia e del Centro antifumo presso l’Istituto nazionale dei Tumori di Milano, dello studio australiano apprezza in particolare quanto ha appurato riguardo le sigarette elettroniche.
«Non sono affatto innocue, come molti pensano. Tra i ragazzini, ma anche tra gli adulti, c’è l’idea che sia solo un gioco. No, qui sono ben studiati i meccanismi specifici delle sigarette normali e delle sigarette elettroniche. Queste ultime non solo danno infiammazione, ma ci rendono più deboli dinanzi alle infezioni: influenza, bronchite, polmonite e malattie croniche».
E I DISPOSITIVI A TABACCO RISCALDATO?
Boffi sottolinea l’impatto di disattivazione delle cellule immunitarie compiuto anche dai dispositivi di svapo che possono portare tra i loro prodotti chimici anche la formaldeide. Specifica: «Ci sono poi i dispositivi a tabacco riscaldato e qui compare il doppio di formaldeide rispetto allo svapare con i liquidi».
Infine, la spiegazione di cosa si intenda per fumo di seconda e terza mano: il fumo “passivo” che si inala in un ambiente con fumatori e il fumo di cui si impregnano i vestiti e, per esempio, l’interno dell’auto. Anche questi sono pericolosi.
«Adesso poi che siamo intorno al picco influenzale, per chi è fumatore, ci sono maggiori difficoltà a guarire e maggiori complicanze», conclude Roberto Boffi.
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.